L’importanza di trovare la felicità nell’ordinario e non solo nello straordinario

Pianificare un viaggio, sognarlo, divorare ogni singola informazione a riguardo. Camminare con la testa tra le nuvole, sempre rivolta alla prossima destinazione.

E poi preparare lo zaino o la valigia, controllare il gate sul tabellone luminoso, salire sull’aereo e osservare il luogo che chiami “casa” che scompare, per lasciare spazio prima alle nuvole e poi ad altri luoghi sconosciuti, dove magari ti sentirai più a casa di prima.

E alla fine vivere a pieno quel luogo tanto sognato, immergersi completamente nella sua cultura e nelle sue tradizioni, conoscere le persone che lo abitano e formare ricordi indimenticabili.

C’è chi vive per tutto questo. Ci sono tante persone per cui viaggiare è sinonimo di felicità assoluta.

Anche per me è così, al punto che viaggiare è diventato il mio stile di vita. Ma c’è una grande lezione che ho imparato in questi anni di “vagabondaggio” in giro per il mondo. Riguarda l’importanza di non cadere in una trappola molto comune: credere che la felicità sia solo ed esclusivamente nello straordinario.

La tristezza quando torni da un viaggio

Sono sicuro che sia successo a ogni amante del viaggio di finire in una spirale di profonda tristezza una volta tornato da un viaggio. Sei di nuovo a casa, riparte la solita routine, ecco le solite facce, ecco il solito orizzonte ogni singolo giorno.

La sensazione del rientro con il cuore ancora pieno della meraviglia che hai visto è svanita in fretta. Giusto il tempo di abituarti nuovamente alle tue cose, al tuo letto, alla tua casa, al cibo italiano. All’inizio, diciamo le prime 12-24 ore, tutto è bello perché in fondo è anche bello tornare.

Ma poi la gioia svanisce e lascia il posto alla malinconia, l’umore diventa cattivo e ti ritrovi a chiederti: perché sono qui?

Solo un viaggiatore può capire quanto ti faccia stare male questa situazione e quanto siano devastanti gli effetti del ritorno a casa sul proprio benessere emotivo. Diventa molto difficile essere felici se la mente è sempre proiettata a quel viaggio straordinario appena concluso.

Io stesso ci sono passato molte volte prima di diventare un nomade digitale e iniziare una vita nomade.

Ricordo la cappa di infelicità che scendeva sulla mia vita al rientro da un viaggio, una sensazione che si amplifica enormemente se vivi in un luogo che non ami particolarmente. Ricordo che prima ancora di aver disfatto lo zaino stavo già pensando al prossimo viaggio: quanto manca? Dove andrò? Quanti soldi devo mettere da parte?

Poi, un giorno, mi sono reso conto che questo modo di ragionare, per quanto romantico e da sognatore, mi avrebbe portato lontano dalle coordinate della mia felicità. Proprio così: avere sempre la testa rivolta al viaggio mi avrebbe reso infelice.

L’importanza di avere equilibrio

L’equilibrio è fondamentale in ogni aspetto della vita, che sia il rapporto lavoro-tempo libero, una relazione d’amore, l’alimentazione, la gestione del denaro e via discorrendo.

L’equilibrio, che in molte antiche culture asiatiche è rappresentato come l’armonia degli opposti, è fondamentale anche per avere una vita felice. D’altronde, immagina di mangiare il tuo dolce preferito a colazione, pranzo e cena per il resto dei tuoi giorni. Dopo un po’, lo odieresti.

Sono convinto che l’infelicità così diffusa in Occidente sia dovuta proprio alla mancanza di equilibrio. Uno degli esempi più eclatanti è l’ossessione del sabato sera: lavori come un forsennato e odi la vita da lunedì a venerdì, poi il sabato sera cerchi di concentrare il massimo divertimento in poche ore. Manca totalmente l’equilibrio e per questo motivo vivere per il sabato sera difficilmente ti renderà soddisfatto della tua esistenza.

Secondo lo stesso ragionamento, è estremamente pericoloso vivere in attesa del prossimo viaggio.

 

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È difficile essere felici se si pensa sempre al futuro

Non avrai mai una vita felice se ti concentri solo sul prossimo viaggio o sul ricordo dei precedenti. Perché, non potendo viaggiare ogni singolo giorno, finisci per vivere a pieno solo quelle poche settimane all’anno in cui puoi viaggiare. E durante tutte le altre? Sei infelice e insoddisfatto.

Associare la propria felicità solo ed esclusivamente al viaggio è molto pericoloso. Ne parlo anche nel mio libro:

Si finisce per dedicare mesi e mesi al lavoro per poi partire quando lo decidono gli altri, spesso nel periodo meno conveniente dal punto di vista economico. E se ti viene il raffreddore il giorno prima di partire? Beh, non puoi fare altro che andare lo stesso, pur sapendo che non potrai goderti a pieno quella esperienza.

 

Tratto dal mio libro “Le coordinate della felicità

Ma tu vuoi essere felice solo quelle poche settimane all’anno in cui viaggi? Oppure vuoi provare ad essere felice, almeno un po’, ogni singolo giorno?

Se davvero tutta la vita è una questione di equilibrio, a pochi picchi di felicità dovresti preferire una felicità costante. Come si ottiene? Cercandola nell’ordinario e non solo nello straordinario.

Trovare la felicità nell’ordinario, non solo nello straordinario

È questa la mia filosofia di vita, a cui accenno anche nel mio libro “Le coordinate della felicità“: godere al massimo delle esperienze straordinarie – come i viaggi – ma riuscire a essere felice anche nella quotidianità, in tutto ciò che apparentemente non ha niente di speciale.

La felicità nell’ordinario si ottiene valorizzando i piccoli gesti, dando importanza ad aspetti che troppo spesso trascuriamo e diamo per scontati, ritagliandoci ogni giorno del tempo per stare bene. E soprattutto, creando una serie di abitudini che porti avanti sempre, sia nella quotidianità, sia in viaggio. Ad esempio leggere o suonare la chitarra o cucinare o fare yoga: se questi piccoli gesti ti rendono felice, dovresti farli sempre. Così sarai sempre felice, almeno un po’.

In fondo, anche se sei un grande appassionato di viaggi, hai due scelte davanti a te:

  1. puoi restare triste ogni giorno in cui non viaggi contando i giorni che mancano alla prossima partenza e proiettando quindi la tua mente sempre sul passato (i ricordi dei viaggi che hai fatto) e sul futuro (i ricordi dei viaggi che farai);
  2. puoi valorizzare ogni giornata cercando di renderla una giornata felice, senza grandi stravolgimenti ma ponendo attenzione e cura alle piccole cose, alle persone e alle situazioni che ti fanno sentire leggero e spensierato. Impostare quindi la tua mente sul qui e ora.

Se scegli la seconda opzione, avrai una vita complessivamente più felice. E non temere: ogni volta che partirai per un viaggio, proprio perché sei diventato esperto nel vivere nel “qui e ora”, continuerai a provare le stesse meravigliose sensazioni. Anzi, le proverai con ancora più intensità.

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Gianluca Gotto
Gianluca Gotto
Sognavo di lavorare viaggiando, oggi scrivo mentre giro il mondo. Ho aperto Mangia Vivi Viaggia per condividere la bellezza che abbiamo intorno e mostrare che spesso la felicità si trova nelle scelte di vita alternative

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