• 2 settembre 21:00 Desio presso Parco Tittoni SOLD OUT
  • 6 settembre 21:00 Boves presso Equo Festival SOLD OUT
  • 13 settembre 20:30 Verona presso Om Festival SOLDOUT
  • 14 settembre 19:30 Milano presso Festival il tempo delle donne per partecipare qui 
  • 15 settembre 15:00 Marina di Ravenna presso Kalemana Festival per partecipare qui 
  • 18 settembre 20:00 Muralto Locarno, Svizzera per partecipare qui
  • 19 settembre 21:00 Vicopisano presso Le parole contano per partecipare qui
  • 20 settembre 18:00 Ferrara presso Associazione Nuova Terraviva per partecipare qui
  • 21 settembre 14:30/15:30 Cesena presso Macrolibrarsi Festival per partecipare qui
  • 22 settembre 21:00 Padova presso Festival Consapevolezza per partecipare qui

Il firmacopie si terrà solo prima dell'evento, a partire dalle ore 19:00 fino alle 20:30. Presso la location sarà possibile acquistare i miei libri.

  • 28 settembre 18:00 Mestre presso Festival delle Idee per partecipare qui
  • 1 ottobre 17:30 Brescia presso Festival Librixia per partecipare qui
  • 6 ottobre Marina di Bibbona presso SurfWeek Festival *presto i dettagli
  • 9 ottobre 14:00/15:00 Rimini presso TTG book&go per partecipare qui
  • 25 ottobre Bari presso Storytellers Festival per partecipare qui

L’età è solo un numero: il momento giusto per essere felice è ora

Una delle “verità” assolute e indiscutibili che ci insegnano fin da bambini è che ci sia un’età giusta per ogni cosa. È un modo di ragionare e intendere la vita che accettiamo passivamente e prendiamo per certo, senza porci alcuna domanda.

Ci dicono che puoi essere spensierato solo quando sei un bambino, perché a 20 anni devi studiare, a 30 devi fare figli, a 40 devi lavorare per pagare il mutuo, a 50 sognare la pensione, a 60 rallentare e a 70 goderti la vita. A 80, se ci arrivi, sei “troppo vecchio”. Per fare qualsiasi cosa.

Questo modo di ragionare è frutto del nostro desiderio di categorizzare tutto e tutti. Ci viene più facile vivere se sappiamo esattamente cosa è giusto per qualcuno o per qualcosa. Dimmi che età hai e ti dirò cosa dovresti fare della tua vita.

Seguendo queste istruzioni universali e intransigenti (che accettiamo senza sapere nemmeno chi le abbia scritte) possiamo stare tranquilli di non essere giudicati: nessuno ti dirà mai che stai sbagliando se a 20 anni frequenti l’università e a 60 anni decidi di goderti i risparmi di una vita iniziando a viaggiare.

Il problema, semmai, si pone se a 20 anni vuoi viaggiare per il mondo e a 60 anni vuoi frequentare l’università: di fronte a questi casi particolari, colui che ha sempre seguito la cosiddetta “normalità” va in tilt. Come un computer che riscontra un’anomalia, si blocca e segnala il pericolo.

Perché per molte persone non è concepibile l’idea che qualcuno faccia semplicemente ciò che lo rende felice. È un’idea che fa paura, come tutto ciò che è diverso e inesplorato. D’altronde, se nell’immaginario comune la vita è sofferenza, responsabilità, amarezza e “mai una gioia”, perché questi si permettono di provare ad essere felici?

Forse perché, come dice la mia amica Darinka, l’idea di normalità è tutta una grande illusione?

Personalmente c’è una cosa che ho imparato viaggiando: spesso la felicità si trova proprio nelle scelte di vita alternative.

Viaggiare ti insegna che l’età è solo un numero

È proprio viaggiando che ho compreso quanto l’età sia solo un numero, un limite immaginario, un ostacolo senza sostanza. Perché viaggiando ti allontani dalla gabbia della quotidianità e delle azioni sempre uguali e comprendi che non esiste un solo modo di vivere. Le alternative ci sono e sono meravigliose.

Viaggiando ho conosciuto un signore australiano che a 50 anni, dopo il divorzio con la moglie, si era trasferito a vivere a Bangkok per coronare il sogno di aprire un ristorante.  Ho incontrato una coppia di 40enni che aveva aperto una guesthouse a Luang Prabang, una ragazza che si era “inventata” un’agenzia turistica a Siem Reap, un 30enne che aveva mollato tutto per diventare insegnante di immersioni sulle isole thailandesi.

Ho conosciuto giovani, ma anche tante persone che avevano superato da tempo i quaranta o i cinquanta, se non persino i sessanta. Io mi ero ribellato prima ancora di entrare nel meccanismo infernale del “vivere per lavorare e accettare di buon grado l’infelicità“, mentre loro avevano vissuto tutto il processo di illusione, disillusione, rabbia e ribellione.

Avevano affrontato la vita nel modo giusto rispettando proprio quelle famose “istruzioni scritte da altri“, e solo dopo tanti anni si erano resi conto che non funzionavano, che non facevano per loro.

Ho sempre provato grande stima nei loro confronti, perché decidere di mollare tutto per provare a lavorare viaggiando vita a 20 anni (come ho fatto io) è un conto, ma farlo a 50 anni è tutto un altro paio di maniche. Al tempo stesso, questi incontri mi hanno permesso di capire bene quanto sia assurda l’ossessione che noi occidentali abbiamo per l’età.

Non è l’età a determinare la forma della tua felicità

Siamo convinti, proprio come lo ero stato io prima di quella serie di incontri straordinari in viaggio, che ci sia un’età giusta per rischiare, una per fare figli, una per mettere la testa a posto e una per rassegnarsi al fatto che nulla cambierà, perché tanto ormai è troppo tardi.

Ma quanto è assurdo ragionare in questo modo? Specialmente al giorno d’oggi, con tutto il benessere di cui godiamo che ci permette di arrivare in ottima forma fisica anche molto in là con gli anni.

Invece di seguire le coordinate della nostra felicità, diamo un’importanza spropositata ai numeri stampati su un pezzo di carta o alle date su un calendario. Così come in base al giorno della settimana devi comportarti in un certo modo (il sabato sera è obbligatorio divertirsi, il lunedì mattina è obbligatorio essere incazzati), in base alla tua età devi seguire certe regole e determinati percorsi di vita per non sembrare uno di quei personaggi strani da cui tutti ti mettono in guardia.

In realtà, quando ci rifletti su, ti rendi conto che l’età non è altro che una trappola per ingabbiarci in convinzioni moralmente illegittime, come qualsiasi altra etichetta che le persone ci attaccano addosso per categorizzarci. Tutto ciò che ci anticipa e ha la presunzione di parlare per noi è un impedimento al nostro desiderio di essere ciò che siamo, senza maschere e filtri.

L’età è solo un numero. Prima ti liberi dalle assurde aspettative che la gente associa agli anni che hai sulle spalle e prima inizi il tuo percorso verso la felicità. Quel percorso dove non è l’età a definirti ma la larghezza del sorriso sul tuo volto.

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Gianluca Gotto
Gianluca Gotto
Sognavo di lavorare viaggiando, oggi scrivo mentre giro il mondo. Ho aperto Mangia Vivi Viaggia per condividere la bellezza che abbiamo intorno e mostrare che spesso la felicità si trova nelle scelte di vita alternative

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