Perché viaggiare è una grande occasione per essere se stessi

Mentiamo. A noi stessi e agli altri. Lo facciamo con le parole, ma soprattutto con i gesti, perché la nostra vera identità non viene fuori più di tanto quando apriamo bocca, ma quando facciamo qualcosa.

È molto più facile capire il valore di una persona giudicando le sue azioni invece delle sue parole, perché ciò che diciamo può essere frainteso, ma ciò che facciamo e come ci comportiamo rappresentano bene ciò che siamo.

Ecco perché, per tante persone, affrontare la vita quotidiana significa innanzitutto indossare una maschera. Al mattino, prima di uscire di casa, montiamo un bel sorriso sul nostro volto e l’espressione di chi sta bene. Anzi, benissimo.

“Come va?”

Quando ci chiedono distrattamente “come va?” la risposta è automatica, rapida, come quella di un robot: “bene!“.

Quasi sempre e quasi a chiunque diciamo di stare bene, senza nemmeno pensarci. Diamo questa risposta banale e vuota perché non vogliamo che la domanda, altrettanto banale, si trasformi in qualcosa di più. Temiamo che gli occhi distratti di chi ce l’ha posta si posino senza alcuna discrezione su di noi, alla ricerca di quello che davvero non va.

Rispondiamo in questo modo per spostare altrove l’attenzione. Non vogliamo che si veda nulla di ciò che abbiamo dentro. Lo facciamo soprattutto quando la nostra vita si sta lentamente trasformando in un inferno personale. Non chiediamo aiuto per paura di essere giudicati, così ci nascondiamo, mentiamo e bruciamo in silenzio.

“Va bene, va tutto bene. Tu invece? Dimmi qualcosa su di te, dai!”

Le maschere della quotidianità

Non è certamente una scoperta che ognuno di noi indossi delle maschere. Lo dicono intellettuali e uomini di strada dall’alba dei tempi: l’essere umano è portato a celare il suo vero essere dietro alle apparenze.

Abbiamo una collezione di maschere, una per ogni situazione in cui siamo coinvolti: la faccia per il nostro capo, quella per i nostri colleghi insopportabili, quella per i famigliari, quella per il partner, quella per gli sconosciuti e via discorrendo.

Può sembrare facile: indossi una maschera e la togli quando sei solo con te stesso, poi ne indossi un’altra prima di tornare a farti vedere dal mondo. In realtà, è proprio questa continua fuga dalla propria identità alla base di tanti malesseri emotivi che ti conducono a un’esistenza profondamente infelice.

Ho dedicato diversi capitoli del mio libro “Le coordinate della felicità” a questo tema, per poter lanciare un messaggio ben preciso: ognuno di noi è unico e annullare la nostra identità fingendo di essere sempre ciò che non siamo è un ottimo modo per ritrovarci, un giorno, a chiederci che fine abbiamo fatto. Quando magari sarà troppo tardi.

La felicità è lontana dalle maschere

Ecco perché le persone più serene sono quelle che ricorrono il minimo possibile alle maschere. È quasi impossibile essere sempre se stessi e lasciar trasparire esattamente ciò che si prova in ogni momento, ma se riesci a non celarti dietro a un’apparenza nelle situazioni che contano davvero, probabilmente hai o avrai una vita felice.

Qualcuno ci riesce nella quotidianità, magari con una grande forza personale, magari con tanto amore per se stesso, magari circondandosi di persone di cui si può fidare ciecamente, quelle che non giudicano e ti regalano l’immensa possibilità di essere sempre te stesso, senza dover fingere di essere una persona migliore.

Altri, invece, passano anni e anni a celarsi dietro a bugie che raccontano in primis a se stessi. Uomini e donne di qualsiasi età che parlano e agiscono con l’obiettivo principale di nascondere chi sono veramente.

Il motivo è sempre il solito: la paura di non essere abbastanza ed essere giudicati per le proprie debolezze. La paura di fallire ed essere considerati dei falliti.

Poi arriva un viaggio, di quelli importanti. E improvvisamente cambia tutto.

Viaggiare significa essere se stessi

Viaggiare è il modo migliore per scappare dalla gabbia dorata della comfort zone, perché ti mette alla prova e ti costringe ad affrontare situazioni nuove e inaspettate. Spesso il potere di un viaggio sta proprio nella rottura della routine che comporta: prima la nostra vita è tutta grigia e ogni giorno è uguale a un altro, poi si riempie di mille colori, suoni, sapori ed esperienze.

Viaggiare significa valorizzare la propria vita, su questo non ci piove. Ma ha anche un’altra conseguenza, forse ancora più potente: ci permette di essere noi stessi.

Quando viaggiamo siamo per forza di cose lontani dalla quotidianità e da quella vita che, a causa di situazioni sempre uguali e ripetitive, diventa soffocante. Abbiamo l’impressione di poter tornare a respirare dopo una lunga apnea, una sensazione che nasce proprio dalle tante maschere che indossiamo quando siamo a casa, nella nostra piccola realtà.

In quel contesto, per un motivo o per un altro, non ce la sentiamo di essere noi stessi. Fingiamo, mentiamo, diciamo che va tutto bene, sempre. Poi viaggiamo, e quando lo facciamo, soprattutto se siamo da soli, possiamo finalmente liberarci di quella grande armatura che abbiamo costruito sopra alla nostra reale natura.

La libertà di essere se stessi

Quanti viaggiatori e viaggiatrici ho visto scoppiare a piangere all’improvviso, magari su un bus o in un ostello? Quelle lacrime non avrebbero visto la luce a casa, sarebbero state ricacciate indietro e sarebbero marcite nei loro cuori.

Quando viaggi non devi preoccuparti di essere ciò che non sei. Non devi sorridere per forza, non devi dire che va tutto bene, non devi preoccuparti costantemente di nascondere i tuoi difetti.  Anzi, li puoi esporre timidamente, come una vecchia cicatrice di cui ti vergognavi e avevi sempre coperto in qualche modo.

Se viaggi nel sud-est asiatico, non devi indossare vestiti eleganti e scarpe scomode, bastano una canottiera e un paio di infradito. Non devi essere truccata e avere i capelli perfetti mentre stai facendo un trekking, perché a nessuno importa di questi dettagli quando hai la meraviglia del mondo davanti agli occhi.

Non devi badare a quello che dici e al modo in cui lo dici, perché chi hai di fronte non ha alcuna intenzione di giudicarti. Non conosce il tuo passato e non lo vuole conoscere, con te vuole solo vivere il presente. Non esiste altro, quando viaggi.

“Okay, non ti dico che lavoro schifoso devo fare per mantenermi” disse ridendo di gusto. “Ti dico cosa sogno: voglio diventare un musicista. Suono la batteria e spero, un giorno, di trovare la band giusta con cui girare il mondo e far impazzire le ragazzine!”

Era una risposta sciocca per certi versi, ma era quello che cercavo. Non mi aveva parlato dell’etichetta che qualcuno aveva appiccicato alla sua vita, ma di un sogno. E ormai avevo scoperto in prima persona che non c’è niente che ci definisca meglio di ciò che sogniamo.

Tratto dal mio libro, “Le coordinate della felicità

Quando il viaggio è una terapia

Così, viaggiare diventa la miglior terapia possibile per chi ha paura di aprirsi con gli altri. Intorno a te ci sono persone sconosciute che probabilmente non rivedrai mai più, viaggiatori che non ti giudicheranno, gente del luogo che non ha alcun interesse a dirti come dovresti vivere.

E poi c’è il mondo, che gira e va avanti senza curarsi dei nostri piccoli problemi. E poi c’è la natura, troppo grande e meravigliosa per preoccuparsi di noi.

In quel momento, quando sei al centro del tuo viaggio, capisci di poter essere te stesso/a. Puoi finalmente gettare le maschere e mostrarti per quello che sei, senza paura.

Non riesci a farlo nemmeno con i tuoi genitori, non ci sei mai riuscito con i tuoi ex partner, ma nel bel mezzo di un viaggio sì. Puoi essere esattamente ciò che sei e quando lo fai, quando ti lasci andare totalmente, respiri l’aria più pura che la tua anima abbia mai incontrato. Respiri l’aria che solo la felicità sa portare nella tua vita.

Dal viaggio alla vita di tutti i giorni: il valore di essere se stessi

Viaggiare mi ha insegnato tante preziose lezioni di vita, come racconto nel mio libro Succede sempre qualcosa di meraviglioso“. Una di queste riguarda il valore di essere sempre se stessi.

Dopo aver provato quella sensazione di straordinaria libertà che ti pervade quando smetti di mentire e nasconderti, non vuoi più smettere. E allora, viaggio dopo viaggio, cerchi di portare tutto ciò anche nella tua vita quotidiana.

Così comprendi che non c’è niente di meglio, che non esiste persona più luminosa di chi non si vergogna di ciò che è. Non esiste individuo più realizzato di chi mostra con trasparenza i propri punti deboli e con orgoglio gli aspetti migliori del suo essere.

Viaggiare ti insegna l’immenso valore dell’essere sempre te stesso.

Tutti noi dovremmo adottare lo stile di vita che abbiamo in viaggio anche nella quotidianità, quando abbiamo a che fare con persone che pensano di conoscerci davvero solo perché sanno il nostro nome e qualcosa sul nostro passato. Di fronte a loro dovremmo smettere di mentire, smettere di apparire.

Mostriamoci nella nostra unicità, difetti compresi.  In questi tempi in cui tutti inseguono disperatamente la perfezione, la vera bellezza è nelle persone che non hanno paura di mostrarsi per ciò che sono. Molto spesso, si tratta di viaggiatori.

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Gianluca Gotto
Gianluca Gotto
Sognavo di lavorare viaggiando, oggi scrivo mentre giro il mondo. Ho aperto Mangia Vivi Viaggia per condividere la bellezza che abbiamo intorno e mostrare che spesso la felicità si trova nelle scelte di vita alternative

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