La tua serenità deve dipendere da te. Non dare agli altri il potere di farti soffrire

C’è una cosa che noi occidentali fatichiamo tremendamente ad accettare: l’imprevedibilità della vita.

Alcuni utilizzano la parola “caos” per indicare tutto ciò che non si può prevedere, avviene senza un motivo e manda in crisi la nostra iper-razionalità. Al di là delle etichette, ogni evento che ci sorprende ha il potere di farci soffrire profondamente. Spesso anche quelli positivi, perché il fatto che siano inaspettati ci colpisce più del bello che portano nella nostra esistenza.

Questo succede innanzitutto perché non siamo stati educati ad affrontare gli imprevisti. Ognuno di noi, nel profondo, è consapevole che i cambiamenti sono una parte integrante e inevitabile della vita. Eppure noi cerchiamo costantemente di sfuggire a questa realtà, come se potessimo in qualche modo sottrarci a un destino fatto di cambiamenti improvvisi e non-voluti.

Cerchiamo morbosamente dei punti fissi a cui aggrapparci. E sono tutti rigorosamente esterni: gli oggetti, le persone, i luoghi, i risultati, le apparenze, il lavoro, i soldi. Non c’è nulla di sbagliato nel prendersi cura e ricercare tutto ciò, ma diventa un problema molto serio quando facciamo dipendere tutta la nostra felicità solo da essi.

Perché a quel punto, quando ci vengono tolti, non sappiamo più come essere felici.

La vita è come un fiume: un’antica metafora orientale

Tendiamo ad abituarci a un’infinità di cose. Lo facciamo come un meccanismo di autodifesa verso l’imprevedibilità della vita, ma in realtà questo è un ottimo modo per soffrire, perché nulla sono ben pochi gli aspetti di cui abbiamo il totale controllo.

Bisogna abituarsi a non abituarsi a niente, diceva un vecchio detto zen. Perché ciò significa non permettere al caos di portarci via qualcosa su cui abbiamo proiettato tutta la nostra felicità.

Un’antica metafora orientale, che cito anche nel mio nuovo libro, dice che la vita è come un fiume:

  • scorre solo in una direzione e non c’è verso di tornare indietro
  • è sempre in movimento e non c’è un attimo in cui l’acqua sia ferma
  • scorre a prescindere da quello che facciamo o non facciamo.

Accettare questa verità è il primo passo per smettere di soffrire inutilmente.

Lo so perché ci sono passato personalmente: un tempo vivevo aggrappato alle mie illusorie certezze. Se non avevo certe cose, certe persone, certe situazioni, certe abitudini, non riuscivo ad essere felice.

Ero abituato a troppe cose e così non solo le davo per scontate smettendo di apprezzarle, ma stavo male ogni qualvolta qualcuno o qualcosa minacciava di togliermele.

Il problema era solo uno: tutto ciò che mi faceva stare bene era al di fuori di me. La vera svolta c’è stata quando ho capito che la mia felicità doveva avere una base all’interno di me, e non altrove.

Imparare ad essere felici da soli è una rivoluzione personale.

Non aggrapparti ai fattori esterni: lascia andare e scorri con la vita

Questo è un concetto di cui parlo approfonditamente anche nel mio nuovo libro, “Succede sempre qualcosa di meraviglioso“.

Come detto, la vita è un fiume che scorre sempre e che cambia in continuazione. Provare ad aggrapparsi alle rocce (una metafora che indica quei fattori esterni di cui parlavo prima: il lavoro, le persone, gli oggetti, le apparenze, le abitudini, certe sicurezze) nel tentativo di non farci trascinare dalla corrente significa due cose:

  • illudersi, perché è uno sforzo vano e siamo destinati a fallire. Lo scorrere della vita e del tempo è più forte di noi. È inevitabile.
  • soffrire, perché quando ti attacchi morbosamente a fattori esterni per stare bene, in realtà stai male. La vita diventa una lotta continua, una fatica. Le giornate ti logorano, sei sempre impaurito, ansioso e di cattivo umore. La leggerezza è un’utopia, c’è solo pesantezza.

Dunque, come si riesce a trovare la felicità dentro di sé e non fuori? Come si impara ad essere felici da soli?

Smetti di far dipendere il tuo umore dagli altri

Innanzitutto bisogna mollare la presa. Lasciare andare il nostro attaccamento, le nostre dipendenze, le nostre credenze, i nostri punti fermi. Bisogna tornare a scorrere con il flusso della vita, in armonia e leggerezza.

Accettare che non possiamo fermarlo, né tornare indietro. Possiamo solo decidere se resistere e soffrire oppure scorrere e liberarci dal peso che portiamo sul cuore e nella mente.

Poi bisogna smettere di contare sugli altri per stare bene. Se lo fai, permetti a qualcuno di decidere quando puoi essere felice e quando invece devi soffrire. Tu sei l’unica persona che dovrebbe avere questo potere. Se concedi a qualcuno questo privilegio, lui o lei potrà rendere la tua vita un inferno, consapevolmente ma anche inconsapevolmente.

Se detesti una persona, le permetti di avere un impatto sul tuo umore con la sua sola presenza. Se questa persona è un tuo collega, basterà che lui o lei sia in ufficio per farti soffrire. Questa è situazione è inaccettabile: il tuo umore non dovrebbe mai dipendere dagli altri. Dovrebbe essere una tua scelta.

Fatto questo primo passo, bisogna rivolgere le attenzioni dentro. È un viaggio difficilissimo, questo, perché l’introspezione fa paura e non siamo educati a guardarci dentro. Eppure è un processo necessario per capire come essere felici da soli e trovare le risposte alle domande più importanti della vita.

Quattro domande fondamentali per essere felici da soli

Ci sono quattro domande in particolare che ti aiutano a spostare il fuoco della tua felicità dall’esterno all’interno.

  • chi sono veramente?

Ti aiuterà a capire qual è la tua natura più profonda.

  • che persona voglio essere?

Ti aiuterà a capire quali sono i tuoi sogni e i tuoi desideri.

  • quali sono i tuoi valori?

Ti aiuterà a sapere sempre cosa è giusto e sbagliato e quali decisioni prendere in ogni situazione.

  • qual è lo scopo della tua vita?

Ti aiuterà a trovare il tuo Ikigai, ovvero il motivo per cui ogni mattina ti alzi e decidi consapevolmente di vivere.

Ad alcuni questi quattro punti sembreranno semplicistici, ad altri troppo complessi. Non prenderli come delle regole, non c’è un libretto di istruzioni quando si parla di felicità. Però una cosa è certa: se inizierai questo viaggio introspettivo, smetterai di far dipendere la tua felicità solo dai fattori esterni.

Rileggi bene i quattro elementi: la tua natura, i tuoi sogni, i tuoi valori e il tuo Ikigai. Tutti questi dipendono e dipenderanno sempre e solo da te. Non devi chiedere il permesso a nessuno, non devi contare su nessuno. È tutto nelle tue mani.

È fondamentale che tu ne sia consapevole. Perché se costruirai la tua idea di felicità su di essi, la tua felicità dipenderà solo da te.

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Gianluca Gotto
Gianluca Gotto
Sognavo di lavorare viaggiando, oggi scrivo mentre giro il mondo. Ho aperto Mangia Vivi Viaggia per condividere la bellezza che abbiamo intorno e mostrare che spesso la felicità si trova nelle scelte di vita alternative

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