Tutti noi siamo cresciuti con le stesse idee di successo: buoni voti a scuola, niente grilli per la testa, il diploma, l’università, un buon partner, un buon lavoro a tempo indeterminato, una casa con il mutuo, i soldi in banca, un’automobile a rate, un piano di investimento per i nostri risparmi, la pensione e la lunga attesa dei titoli di coda.
Ognuno di noi, fin da bambino, viene educato ad inseguire questa vita, sicura, accettata dalla società e che è stata testata da miliardi di persone. Funziona, o meglio deve funzionare.
L’altra grande convinzione che ci mettono in testa è che sia sbagliato allontanarsi dalla sicurezza della massa. Se tutti fanno qualcosa, allora quella diventa automaticamente giusta. Chi prova ad andare in direzioni diverse è senza dubbio un folle, un poco di buono, un idiota o un criminale. Qualcuno da screditare a priori.
Così cresciamo con la convinzione che nella vita non ci sia spazio per la fantasia e nemmeno per essere se stessi. Perché se siamo troppo noi stessi c’è il rischio di apparire diversi, ribelli.
Ci vogliono tutti uguali: individui fatti con lo stampino, con lo stesso taglio di capelli, gli stessi vestiti, lo stesso modo di vivere, le stesse passioni. Quelli che si svegliano ogni mattina alla stessa ora per andare sempre nello stesso posto e restarci per le solite otto ore per poi tornare a casa, drogarsi di televisione, cenare in silenzio e godersi un po’ di meritato riposo.
Quelli con le passioni universalmente accettate: il calcio per i maschietti, il gossip per le femminucce. Anno dopo anno dopo anno a ripetere schemi consolidati, gli stessi adottati da tutti gli altri. Ci portano a credere che la realizzazione personale sia una vita priva di identità, dove la personalità non deve mai prendere il sopravvento sul conformismo. Prima la forma, poi il contenuto.
È la Grande Legge dell’Uno.
Abbiamo un’infinità di sentieri davanti a noi, eppure continuiamo a seguire sempre la stessa strada, quella che non abbiamo scelto ma che qualcun altro ci ha indicato come l’unica davvero giusta. Abbiamo paura di essere liberi perché ci fa paura l’idea di poter essere noi stessi, senza maschere o frasi fatte dietro cui nasconderci.
Così ci mettiamo comodi sul sedile del passeggero e lasciamo che siano altri a guidare al nostro posto. Ci dicono di ammirare un paesaggio che non abbiamo scelto, di apprezzare la comodità di un sedile che non abbiamo scelto e di goderci la compagnia di persone che non abbiamo realmente scelto per condividere questo viaggio.
Non possiamo essere più cose, non possiamo inseguire più obiettivi, non possiamo avere più di un sogno, e magari non possiamo avere nemmeno quello. Se non vogliamo essere considerati degli outsider, dobbiamo rispettare parametri ben precisi che prevedono una sola ed unica direzione.
Un tipo di lavoro, un ristretto numero di passioni, un solo scopo nella vita. Quale? Fare sempre più soldi e conquistare posizioni lavorative sempre più prestigiose. Un solo luogo in cui vivere, perché cambiare è spiacevole e poco serio, un partner qualsiasi da trovare il prima possibile per non diventare una vecchia zitella o sembrare un povero sfigato. Un solo lavoro da tenerci stretto come se tutta la nostra vita dipendesse da quello.
Se non rispetti la Grande Legge dell’Uno, non sarai mai pienamente accettato. Così le persone, pur di farsi accettare, finiscono con il prendere una sola strada e seguire quella fino alla fine dei propri giorni.
Ma c’è un problema: la Grande Legge dell’Uno funziona per tante persone, ma non per i sognatori.
Per noi con l’erba sotto ai piedi non esiste che ci sia un solo percorso da seguire per sempre. Noi che abbiamo capito che la bellezza di questo mondo non è nell’uniformità ma nelle differenze, perché nelle differenze ci specchiamo e apprezziamo chi siamo, comprendendo anche che in fondo siamo tutti uguali. Siamo tutti umani.
Noi che ci teniamo alla larga dalla normalità e diffidiamo di ciò che viene considerato universalmente come l’unica strada giusta, perché le strade di questa vita sono infinite e non è possibile decidere quale sia la migliore. Un giorno potrebbe essere quella laggiù, un altro giorno potrebbe essere questa qua.
Noi che vogliamo essere liberi di sbagliare e non ci offendiamo se ci dicono che siamo strani, perché in fondo siamo fieri di essere diversi da coloro che non sorridono mai, sono perennemente incazzati e hanno completamente smesso di sognare.
Noi che abbiamo bisogno di avventura, emozioni e orizzonti sempre nuovi, abbiamo capito che la vera vita inizia fuori dalla comfort zone. Non importa che tu sia single o in coppia, giovane o meno giovane, ricco o povero, con figli o senza: chiunque tu sia, avrai sempre la possibilità di scegliere tra il percorso sicuro e banale e quello sconosciuto. Sta a te scegliere che direzione prendere, ma assicurati di farlo sempre ascoltando il tuo cuore. Perché ad ascoltare le opinioni altrui, ti troverai sempre immerso in una paura paralizzante, che non ti poterà mai da nessuna parte.
La Grande Legge dell’Uno ci vuole tutti uguali e tutti ugualmente infelici.
Funziona per tante persone, ma non per noi. Non per i sognatori, i viaggiatori, i creativi, i ribelli spirituali, i pazzi, gli innamorati, i pacifisti e tutti coloro che non puntano in alto, ma puntano oltre. Noi abbiamo capito che c’è un mondo grande e meraviglioso là fuori: perché mai dovremmo camminare sempre sullo stesso percorso di vita perdendoci tutta quella bellezza?
Ognuno è libero di vivere come vuole. In un mondo in cui tutti indossano mille maschere mentre seguono un solo percorso di vita, noi abbiamo scelto di fare tante cose cercando di essere sempre e solo noi stessi.
Una parte di ciò che hai letto è tratta dal capitolo “La grande legge dell’Uno” del mio libro, “Le coordinate della felicità“.