Ci sono persone che passano giorni e notti a tormentarsi con una domanda: perché non sono normale?
Una domanda che ne tira fuori altre: perché non mi piace niente di quello che piace a tutti gli altri? Perché devo sentirmi così diverso e strano? Sono destinato a essere incompreso per sempre? Cosa posso fare di concreto per diventare normale, per sentirmi bene?
A chi non è dotato di grande consapevolezza e sensibilità, queste domande appaiono scomode, fastidiose e assurde. Eppure sono tanti quelli che hanno sogni, obiettivi di vita e modi di pensare e comportarsi diversi dalla massa. Persone che invece di valorizzare la loro unicità, si rovinano la vita cercando di sentirsi normali.
È un’assurdità. Sono mille domande inutili e tanto tempo sprecato, perché la normalità non esiste. È solo una parola che rappresenta una serie di parametri decisi da chissà chi, dentro i quali cerchiamo maldestramente di rientrare quando abbiamo bisogno di sicurezze.
Di una in particolare: sentirci parte di un gruppo.
Snaturarsi per sentirsi parte di un gruppo
Vogliamo sentirci in mezzo a persone simili a noi per scacciare la brutta sensazione di essere strani e diversi, e allora cerchiamo di essere normali provando ad appartenere a qualcosa di più ampio, una cerchia immaginaria dove crediamo di poter finalmente stare bene con noi stessi.
Ci comportiamo in un modo che non ci appartiene, ridiamo per cose che non ci fanno ridere, ci vestiamo in un modo che non ci piace, rispettiamo tradizioni che non comprendiamo. Passiamo da ciò che siamo a ciò che sono tutti gli altri, inseguendo modelli che non ci rappresentano ma appartengono a tante altre persone.
Tutto questo ci porta a non sentirci mai davvero realizzati. E non succede casualmente: l’omologazione genera una costante insoddisfazione, quella che poi alimenta il motore dell’economia.
L’omologazione, l’insoddisfazione perenne e il consumismo
Le persone, per sentirsi complete, comprano cose di cui non hanno bisogno per impressionare altre persone che spesso detestano. Scambiano il loro tempo al lavoro con denaro che poi sperperano nel tentativo di stare meglio. È una spirale di consumismo che non ti porta da nessuna parte e alla lunga non fa altro che aumentare la tua insoddisfazione.
Visto che questo sistema funziona alla perfezione per chi si trova dall’altra parte della barricata, come le multinazionali che generano fatturati miliardari e decidono cosa dobbiamo vedere ogni giorno nelle pubblicità in tv o sullo schermo del nostro smartphone, nessuno “dall’alto” ti dirà mai di pensare e ragionare da persona libera.
Non verrai mai incoraggiato a essere te stesso, perché i ribelli non fanno girare l’economia. Al contrario, faranno di tutto per farti restare uno dei tanti, all’interno di quella massa di persone così simili tra loro da essere indistinguibili.
Ognuno di noi è unico ed è proprio questo aspetto a renderci meravigliosi. La paura di essere giudicati ci spinge ad omologarci e perdere la nostra identità, ed è in quel momento che iniziamo lentamente a morire, a scomparire e a non riconoscerci più. Non c’è nulla di sbagliato in nessuno di noi. Non c’è nessuna guerra da combattere, se non quelle che la nostra mente si inventa. Non ha senso indossare un’armatura per nascondere agli altri chi siamo veramente.
Dal mio libro “Le coordinate della felicità”
La normalità non esiste
Alla fine è solo la paura di essere giudicati e isolati che ci spinge a omologarci. Lo diamo per scontato, come se fosse normale e naturale. Però non ci rendiamo conto che, quando succede, iniziamo a morire lentamente e a scomparire fino a non riconoscerci più.
Barattiamo la nostra identità con l’illusoria sicurezza della normalità ed ecco che a quel punto perdiamo tutte le nostre sfumature e iniziamo a vivere in bianco e nero.
E pensare che la normalità non esiste. È una fregatura, ed è pure pericolosa, perché ci spinge a distinguere le persone in categorie. Quelli “giusti” e quelli “sbagliati“, “noi” e “loro”.
La verità è che ognuno di noi è unico. Non sono mai esistite due persone identiche nella storia dell’umanità, ed è proprio questo aspetto a rendere il mondo un posto così affascinante.
Se hai il dubbio di non essere normale, mi dispiace dirtelo ma sappi che non lo sei. Non sei normale, nessuno di noi lo è.
Tu sei tu
Tu non sei ciò che dicono le etichette che gli altri ti hanno assegnato.
Non sei il tuo lavoro che svolgi per guadagnarti da vivere.
Non sei l’età che dice la tua carta d’identità.
Non sei il nome e il cognome che non hai potuto scegliere.
Non sei la scuola che ti hanno obbligato a frequentare.
Non sei la religione che ti hanno imposto.
Non sei l’aspettativa che la tua famiglia aveva per te.
Non sei un numero, sei un’opera d’arte.
E non sei destinato a nulla se non a quello che tu stesso hai scelto. Tu sei il tuo stesso destino.
La tua vera identità si trova nelle scelte che prendi consapevolmente da persona libera. Tu sei ciò che ti differenzia e ti rende un essere umano unico, non sei certamente ciò che ti rende “normale”.
Tu sei tu. Una storia unica e inimitabile.