La prima volta che sono stato in Asia, mi sentivo come un bambino in un negozio di giocattoli. Mi ero immediatamente innamorato di quella parte di mondo e avrei voluto visitarla tutta, viaggiando a tempo indeterminato. Ma non potevo (ero all’inizio della mia vita da nomade digitale) e quindi dovevo scegliere cosa visitare subito e cosa invece rimandare.
Quando mancavano cinque giorni alla fine del mio viaggio, mi dissi che avrei impiegato quel tempo nel miglior modo possibile, così iniziai a pensare alle varie possibilità che avevo. Potevo andare a vedere Ayutthaya e dedicare ancora un paio di giorni alla scoperta di Bangkok, oppure andare verso Nord per visitare Chiang Mai e dintorni.
Dovevo scegliere, ero di fronte a un bivio. Alla fine decisi di non scegliere tra una delle due opzioni ma provare a prenderle tutte e due.
Partii per Chiang Mai, la visitai velocemente e poi scesi per visitare Ayutthaia, per poi tornare a Bangkok giusto in tempo per prendere il volo di ritorno. Riuscii a vedere tutto, ma non riuscii a vedere niente per bene.
Feci troppo in troppo poco tempo, complicandomi la vita e rovinandomi il viaggio. Non a caso, l’anno successivo tornai in Thailandia e ri-visitai con molta più calma Chiang Mai. Recentemente ho invece ri-visitato Ayutthaya, perché mi sembrava di non averla mai vista davvero.
Ero caduto in una trappola molto comune: la mentalità per cui la soluzione giusta sia quella più complessa e difficile.
Il consumismo e la corsa alla complessità
Complicare qualsiasi cosa è una delle tendenze più diffuse al giorno d’oggi. È un discorso ampio che si può applicare a moltissime situazioni della nostra vita.
È così che il consumismo entra nelle nostre menti: ci porta a credere che il nostro telefono non sia abbastanza avanzato solo perché ne è appena uscito uno nuovo, oppure che la nostra automobile sia inadatta semplicemente perché non è super accessoriata.
Qualsiasi oggetto è destinato ad essere superato in breve tempo da un altro oggetto che ha soprattutto una caratteristica: è più complicato, più difficile, più avanzato. E quando questo messaggio ci bombarda ogni giorno per decine di volte, alla fine ci sembra di rimanere sempre indietro. Crediamo davvero di desiderare un altro acquisto, anche se nel profondo sappiamo che non ci serve.
Quali sono i modelli al giorno d’oggi?
Ma non è solo una questione di materialismo. Al giorno d’oggi, sono i social network a proporci quali modelli dobbiamo seguire per avere una vita di successo. Se andiamo a vedere chi sono i personaggi più seguiti e ammirati, notiamo che hanno tutti delle vite estremamente complicate: tanti beni di lusso, fotografie perfette, aspetti fisici curati nei minimi dettagli.
Se ogni giorno vedi questi personaggi con vite complicate e inaccessibili ai più, nella tua testa si forma un’idea pericolosa: la felicità è una questione complicata. Pensi che sarai davvero felice solo se riuscirai a raggiungere quei livelli di complessità, associ la felicità all’avere tanto, molto più del necessario. Alla fine ti deprimi perché sai che non ce la farai mai.
Viviamo in un’epoca dove non ci sono modelli di felicità: c’è il personaggio famoso che mostra le sue automobili sportive e la ragazza con un fisico da urlo che ostenta una perfezione falsa e irraggiungibile, ma dove sono gli esempi di felicità? Dove sono le persone che ti dicono che la vita è bella? Non avevo la presunzione di diventare un punto di riferimento o un esempio. Però il portavoce di una rivoluzione positiva sì. Perché il mondo oggi ha un bisogno disperato di sognatori e viaggiatori. Sono loro la risposta al cinismo, all’odio e alla violenza dilaganti. Il mondo ha bisogno di persone che non abbiano paura del cambiamento e che non abbiano alcun motivo per mascherare ciò che sono. Persone che non puntino in alto, ma puntino oltre.
La vita non è una gara
La conseguenza finale di questo impulso a complicare tutto è che le nostre vite sono diventate maledettamente complicate. Cerchiamo lavori sempre più difficili, vogliamo avere passatempi complicati e ci ritroviamo coinvolti in relazioni complesse che generano mille dubbi e preoccupazioni.
Siamo diventati complessi, macchinosi, pesanti, difficili. Pensiamo tutto il giorno senza concludere niente, non abbiamo più alcun impulso nell’agire, perché tutto deve girare intorno a una infinita e logorante programmazione.
Eppure l’obiettivo della vita non è complicare. Non è volere sempre di più. Corriamo, corriamo e corriamo senza renderci conto che in questo modo il traguardo si sposta sempre un po’ più in là e che nulla sarà mai abbastanza.
La vita non è una gara, né con gli altri né con noi stessi.
Viaggiare mi ha insegnato questa grande verità. Me lo ha insegnato ogni volta che ho visto un tramonto, ogni volta che ho assaggiato un piatto delizioso, ogni volta che ho condiviso una risata con una persona appena conosciuta. Ogni volta che ho imparato ad amare me stesso mettendomi alla prova fuori dalla mia comfort zone.
Viaggiare mi ha insegnato a scappare da questa corsa insensata alla complessità. E così ho capito che il vero obiettivo della vita è semplificare.
“Desidera una sola cosa”
Come si impara a semplificare? Una risposta mi arrivò durante un viaggio in Thailandia, quando mi parlarono di un antico detto che riguarda il samadhi, lo stato di profonda concentrazione che si raggiunge con la meditazione.
Il detto recita così: “Desidera una sola cosa“.
Questa è l’essenza del vivere semplice: occuparsi di una cosa per volta, senza voler strafare, senza porsi obiettivi irraggiungibili. Agire con semplicità vuol dire non puntare sempre più in alto ma ottenere il massimo da ciò che già fa parte della nostra vita.
Eccome si agisce con semplicità: desiderando una sola cosa per volta e concentrandosi su di essa senza distrazioni.
Come scegliere la semplicità
In fondo, perché dobbiamo complicarci sempre la vita? Chi lo ha deciso? La risposta alla maggior parte dei nostri “problemi” è semplice.
In una relazione, non contano i regali, conta il tempo di qualità che si passa insieme. Non contano le apparenze, conta solo amarsi. Semplice, eppure così difficile oggi.
Nel tuo tempo libero, non è importante se ciò che fai è alla moda ed è accettato dagli altri. Importa solo che ti faccia sorridere, semplicemente.
Il tuo lavoro non deve diventare sempre più complicato. Non vuoi vivere per lavorare, vuoi lavorare per vivere. Più il tuo lavoro è semplice e meno stress ti causa.
Ti diranno di riempire la tua vita di cose, perché più ne hai e meglio è. Oppure ti diranno che stare con una sola donna è noioso. O ancora che devi avere tante persone intorno, perché i solitari fanno paura.
Scegliere la semplicità significa ribellarsi a questa mentalità del “niente è mai abbastanza”. E alla lunga, significa scoprire una forma di felicità accessibile a tutti. Semplice.
Vivere semplice, scegliere di essere felici
Concentrati su ciò che è semplice. Ti assicuro che non ti serve altro, perché nella semplicità si trova l’essenza della tua vita: le persone che ami e meritano il tuo amore, le cose che ti aiutano concretamente a vivere meglio, le esperienze che ti fanno stare davvero bene.
La semplicità è una scelta. Così come lo è la complessità. La vita non è semplice o complessa per caso, ma per scelta.
E allora dai una possibilità alla semplicità. Quando scegli di vivere così, diventi spiritualmente ricco: senza le preoccupazioni, l’ansia e l’agitazione di una vita complicata, hai più tempo per pensare, per prenderti cura di te e delle persone che ami.
Tutto ciò che ti fa sorridere senza pensarci due volte, eccola la tua felicità. Una forma di felicità armoniosa e accessibile a chiunque.