Guardavo questa immagine.
Quando Gandhi morì, radunarono tutti i suoi oggetti personali: erano questi.
Non possedeva nient’altro.
Non aveva bisogno di altro.
Sono minimalista da anni e trovo questa immagine bellissima.
Perché dimostra che l’obiettivo della vita non è complicare.
Non è aumentare, accumulare e ingrandire.
La vita non è una gara, né con gli altri né con noi stessi.
L’obiettivo è un altro: semplificare, ridurre e prendersi cura dell’essenziale.
Perché la maggior parte dei problemi che abbiamo non sono veri problemi.
Un vero problema è una malattia incurabile.
O non avere i soldi per comprarti da mangiare.
O vivere in un paese in guerra.
Se c’è una cosa che ho capito in questi anni di vita alternativa è che la stragrande maggioranza dei nostri problemi si risolvono attraverso il minimalismo.
Concretamente significa escludere dalla propria vita tutto il superfluo.
Che siano persone, cose, situazioni e abitudini.
Chiediti: “Mi serve davvero?”
Se la risposta è no, quasi sempre significa che ti fa pure male.
E allora liberatene.
C’è chi ci riesce anche con i sentimenti: mi serve a qualcosa arrabbiarmi?
No, e allora non lo faccio.
Non spreco il mio prezioso tempo.
Proveranno a convincerti che lo scopo della tua vita sia complicare.
Ogni giorno vieni bombardato di messaggi anti minimalismo.
Ti dicono di riempire la tua vita di cose, più ne hai e più vali.
Ti dicono che stare con una sola donna è noioso.
Ti dicono che devi avere tante persone intorno, perché i solitari fanno paura.
Ti dicono che il lavoro non può essere facile.
Se lo è, dovresti lavorare di più.
Finché non lo odierai.
Ti dicono che una casa piccola è triste.
Anche se è piena di persone, animali, ricordi… vita.
Ti dicono che girare su un’automobile vecchia è patetico.
Ti chiedono: “Ma cosa aspetti a cambiarla?!?”
“Ma funziona!” rispondi.
E loro non capiscono.
Scegliere il minimalismo significa ribellarsi.
In un mondo che va verso un consumismo totale e devastante, scegliere di minimizzare vuol dire protestare.
In silenzio e pacificamente.
Come Gandhi, un’anima luminosa e una mente piena di consapevolezza.
Non a caso, un uomo che alla morte possedeva meno di 10 oggetti.
I sandali, gli occhiali, un orologio, qualche vestito.
L’essenziale.
Forse, allora, il primo passo verso una vita felice non è cercare qualcosa da aggiungere.
Forse è l’esatto contrario: è eliminare ciò che già abbiamo.
Le nostre esistenze sono piene di insensatezza.
Piene di perdite di tempo, oggetti inutili, abitudini dannose e persone nocive.
Lo sappiamo eppure crediamo stupidamente che la soluzione sia aggiungere.
Invece di concentrarci sul “troppo” che abbiamo dentro e intorno a noi, aumentiamo.
Perché vuoi intasare le strade della tua esistenza?
La prima azione per stare meglio non è forse escludere ciò che ti fa stare male?
E allora elimina!
Scegli il minimalismo: pulisci, riordina, valorizza.
Nella tua vita non dovrebbe esserci ciò che tu non hai scelto di avere.
Non è facile rendersene conto.
Lo capisci solo quando effettivamente inizi a minimizzare.
Fai spazio nella tua vita e ti sembra di tornare a respirare.
E ti chiedi: ma davvero ho bisogno di altro?
Non mi bastano le mie braccia, le mie gambe, i miei occhi, il mio cervello e il mio cuore?
Non mi basta il mondo meraviglioso su cui vivo?
Non mi basta perdermi negli occhi della persona che amo o nel sorriso di uno sconosciuto?
Non mi basta apprezzare piccoli gesti di amore, come un “grazie”?
Per essere felice ho bisogno di tanto?
O forse ho bisogno di poco, del minimo indispensabile…
Perché se ho l’essenziale sto proprio bene.
Sono leggero e libero.
Forse, invece di cercare altrove, dovrei solo prendermene cura?
L’essenziale.
Non ti serve altro.
Lì si trova l’ESSENZA della tua vita.
Le persone che ami e meritano il tuo amore.
Le cose che ti aiutano concretamente a vivere meglio.
Le esperienze che ti fanno stare davvero bene.
Niente di più, niente di meno.
Un equilibrio perfetto che si può chiamare in tanti modi.
Io lo chiamo felicità.
Una felicità armoniosa e accessibile a chiunque.