Quando ho scoperto il Minimalismo ho pensato che si trattasse di uno stile di vita intrigante e rivoluzionario. Ma ho anche pensato subito che non facesse per me.
Perché mi affascinava l’idea di vivere soprattutto di esperienze riducendo allo stretto necessario il numero di oggetti, però mi sembrava anche estremo e soprattutto superfluo. Mi chiedevo: “Ho davvero bisogno del Minimalismo? In fondo sto bene anche così“.
Fortunatamente ho una caratteristica che accomuna tutti i viaggiatori: sono curioso e naturalmente attratto da quello che non conosco. Così, nonostante lo scetticismo iniziale, ho deciso di provare il Minimalismo per una settimana.
L’idea era questa: vivere per sette giorni solo ed esclusivamente con l’essenziale, escludendo tutto quel “resto” che secondo i minimalisti rappresenta un male da eliminare.
Doveva essere solo un test e invece, come spiego nel mio libro “Le coordinate della felicità“, il Minimalismo mi ha cambiato la vita.
Provare il Minimalismo per una settimana
Come funziona una sfida minimalista? Ci sono molti modi per affrontarla ma essendo solo un test ho fatto a meno di seguire uno dei pochi “comandamenti” del Minimalismo: disfarsi definitivamente di tutto il superfluo.
Non sapevo ancora se avrei sposato questa filosofia quindi non potevo buttare via o regalare tutto ciò che non mi era necessario. L’ho preso e l’ho messo dentro degli scatoloni, fuori di casa.
Oltre a questa iniziale pulizia, ho deciso di applicare il Minimalismo anche ad aspetti più estratti della vita. Ad esempio ho cancellato tutte le app dello smartphone che non usavo almeno una volta al giorno e soprattutto ho deciso che per una settimana avrei frequentato solo le persone davvero essenziali nella mia vita, quelle con le quali ho un reale rapporto solido. Niente uscite con conoscenti giusto per fare qualcosa, nessuna responsabilità verso chi non ha altro che negatività da offrire.
Come diventare Minimalista mi ha cambiato la vita
C’è chi dice che ti rendi conto del valore delle cose solo quando le perdi. Il Minimalismo mi ha insegnato che è vero anche il contrario: ti rendi conto di quanto sia dannoso qualcosa solo quando lo escludi dalla tua vita.
Ero convinto di avere il controllo sulla mia vita, che consideravo equilibrata e ordinata. Eppure costringermi a liberarmi del superfluo mi ha dato una tale sensazione di leggerezza che mi sono ritrovato più volte a chiedermi (soprattutto alla fine della “sfida”) come avessi fatto a vivere diversamente fino a quel momento.
Perché nell’epoca del consumismo a tutti i costi, ci sembra normale riempire le nostre case e le nostre vite di cose inutili. Compriamo oggetti con una facilità disarmante, senza renderci conto che spesso non siamo noi a possedere loro ma sono loro a possedere noi.
Ne parlo anche nel mio libro “Le coordinate della felicità“:
Ripensai a quando avevo acquistato uno smartphone carissimo e inutile solo per dare sfogo alla mia frustrazione. Avevo sacrificato il mio tempo per del denaro che avevo speso per acquistare un oggetto superfluo. E anche una volta che finalmente lo avevo in mano, non potevo godermelo a pieno. Prima, infatti, dovevo comprare una cover per proteggerlo. Poi dovevo comprare una pellicola per evitare che lo schermo si rigasse. Infine dovevo acquistare adattatori di ogni genere per utilizzarlo al massimo delle sue capacità. E poi? Poi finalmente avevo un oggetto pronto all’uso, ma che non faceva altro che generare ansie e paure. “E se me lo rubassero?” mi chiedevo. “E se lo perdessi? E se mi dovesse cadere? E se non funzionasse più?” Alla fine lo smartphone era diventato un cucciolo da accudire. Un carissimo, superfluo oggetto acquistato barattando il mio tempo con il denaro.
Eliminare tutto il superfluo dalla mia vita per sette giorni mi ha mostrato la grande trappola del materialismo, quella che ci spinge a spendere soldi per prenderci cura di un oggetto che non ci fa nemmeno stare meglio, ma che molto semplicemente tiene la nostra mente occupata e lontana da pensieri pericolosi.
Il legame che abbiamo con gli oggetti, oggi, è assurdo e soffocante. Un tempo si comprava solo ciò che serviva davvero, oltretutto solo quando il vecchio oggetto era indiscutibilmente irrecuperabile. Oggi, invece, automobili, computer, televisori, smartphone, vestiti e accessori vengono sostituiti con una facilità disarmante e senza senso.
Questo continuo comprare, consumare e sostituire genera una forte ansia dentro di noi. Perché, anche se non ce ne rendiamo conto, ogni oggetto che facciamo entrare nella nostra vita ce la appesantisce. Esattamente come quando prepariamo lo zaino per un viaggio: non possiamo metterci dentro di tutto, altrimenti ogni passo diventa una fatica e non una gioia.
Quali sono i benefici del Minimalismo
Meno cose, più controllo
I benefici del Minimalismo sono molteplici e variano da persona a persona. Io ho provato ad applicare un Minimalismo totale, non solo riguardante gli oggetti.
Ma partiamo proprio dalle cose. Ciò che ho notato in quei primi sette giorni è che avere pochi oggetti crea un naturale ordine nella tua vita. Io ero una di quelle persone che dicevano di trovarsi bene nel disordine e invece ho scoperto che era solo una scusa. Possedere poco significa avere sempre tutto sotto controllo.
È una sensazione strana, inedita nelle nostre vite così piene e frenetiche: ti guardi intorno e tutto è al suo posto, perché quel “tutto” è molto meno del solito. Ti sembra di tornare a respirare, avere più spazio intorno a te.
Meno notifiche e più concentrazione
Per quanto riguarda il Minimalismo applicato allo smartphone, ho notato dei benefici enormi e assolutamente inaspettati. Dopo aver cancellato le app inutili dallo smartphone, mi sono ritrovato con molte meno notifiche. Questo significa molti meno “bip” e molte meno volte in cui il mio sguardo si spostava sullo schermo del cellulare che si illuminava.
Soprattutto a livello lavorativo, la mia produttività è aumentata enormemente, ma anche la concentrazione generale: ero più presente, più attento a quello che succedeva intorno a me. Ho quasi dimenticato di averlo, uno smartphone, e questa sensazione mi ha fatto pensare a quanto siamo costantemente distratti da notifiche apparentemente innocue che in realtà sono nocive per il nostro benessere emotivo.
Solo le persone giuste
Infine, le relazioni. Probabilmente la scoperta più forte di tutte, perché applicare il Minimalismo alle relazioni ti fa capire tantissimo sulle persone che fanno parte della tua vita: con quali hai un vero rapporto, quali frequenti solo per abitudine, su chi puoi contare, a chi puoi essere d’aiuto, chi non fa altro che scaricare i suoi problemi su di te.
Succede perché, come per gli oggetti, ti liberi del superfluo. All’inizio può far paura ma poi comprendi una grande verità: nella vita non è importante circondarsi di mille esseri umani. Bastano poche persone, ma quelle giuste.
Acquisisci grande felicità quando smetti di frequentare chi è capitato per puro caso nella tua vita e ti concentri solo su coloro con cui hai davvero un legame.
Diventare minimalista full time
Dopo quella sfida ho deciso di diventare minimalista a tutti gli effetti e da allora non mi sono mai guardato indietro. Oggi tutti i miei oggetti stanno dentro lo zaino con cui giro il mondo, ho poche amicizie vere e solide e ho uno smartphone che da continua distrazione è tornato ad essere semplicemente uno strumento.
Mi sento molto più leggero e in controllo della mia vita. Più concentrato e presente, più libero da catene invisibili ma a tutti gli effetti limitanti.