La Panamericana è considerata la strada più lunga del mondo. Si tratta di un percorso che ha inizio in Alaska e si conclude in Argentina, ovvero l’estremo nord e l’estremo sud del continente americano. Come ho scritto in un articolo dedicato, la Panamericana è lunga 25.000 km e attraversa 17 nazioni, permettendo a chi la intraprende di godere di paesaggi straordinari e costantemente mutevoli. Si passa dalle terre estreme del Nord America che tanto affascinarono Christopher McCandless alle spiagge paradisiache del Centro America fino alle Ande e alla foresta amazzonica in Sud America.
La Panamericana è una di quelle esperienze che ogni viaggiatore sogna di fare almeno una volta nella vita. Sono sicuro che solo venendo a conoscenza di questa strada leggendaria la tua mente si sia messa in moto immaginando incontri speciali, esperienze estreme ma indimenticabili e tutta la bellezza che quella parte del mondo ha da offrire.
Un viaggio epico ma anche considerato da molti proibitivo. Tra chi lo reputa troppo pericoloso, chi è certo che sia troppo costoso e chi non riesce a trovare il tempo per intraprenderlo, tante persone vedono nella Panamericana un’avventura irrealizzabile. Eppure centinaia di persone sono riuscita a compierla, e non parliamo certamente di milionari o noti avventurieri esperti di sopravvivenza.
Ho già scritto un articolo su un ragazzo che ha completato la Panamericana (partendo però dall’Argentina) utilizzando un van come mezzo di trasporto e al tempo stesso come casa. Il suo è stato un viaggio straordinario e lento, durato tre anni e mezzo. Un altro ragazzo, Alex, ha invece scelto qualcosa di molto diverso: una motocicletta. Partendo dall’Alaska ha percorso tutta la Panamericana nel giro di circa un anno e mezzo, sempre viaggiando in solitaria.
Alex, una viaggiatore in motocicletta
Fino all’università, Alex si considerava una persona normale, con prospettive di vita e ambizioni normali. Poi, dopo la laurea in Medicina, qualcosa è cambiato nel suo modo di pensare. Terminati gli studi, non se la sentiva di buttarsi subito nel mondo del lavoro. Prima voleva fare qualcosa di grande e memorabile.
“Così ho venduto tutto ciò che avevo e con i soldi che avevo messo da parte ho iniziato a viaggiare in motocicletta“, spiega sul suo blog. Fin da bambino aveva questo sogno e dopo aver ottenuto la laurea sentiva che era arrivato il momento giusto per provarci.
Nel corso degli anni, Alex ha visitato più di 50 paesi e ha percorso oltre 200.000 km. Ha documentato tutte le sue avventure su un canale YouTube che ha riscosso un enorme successo e gli ha permesso di trasformare i suoi viaggi in una fonte di guadagno grazie alle tantissime visualizzazioni (quasi 30 milioni) ai suoi video. Così, anche grazie a questa entrata inaspettata ma costante, Alex ha potuto realizzare un desiderio proibito: la Panamericana.
Dall’Università alla Panamericana
Nel 2013 è partito dall’Alaska puntando verso la lontanissima Argentina. Ha attraversato i boschi del Canada, ha guidato la sua moto sui tornanti della West Coast americana, ha percorso i deserti del Messico e poi ha superato ponti di legno improvvisati in Centro-America.
In Sud America ha guidato tra la foresta amazzonica con il fango sotto le ruote, su quella parte della Panamericana che le automobili non possono percorrere per la totale mancanza di strada asfaltata. In questo tratto non ha trovato altro che piccoli villaggi e natura incontaminata. È stato un periodo duro, tipico dei viaggi avventurosi in solitaria. Alex ha vissuto quei momenti in cui sei solo ad affrontare mille insidie e difficoltà, dentro e fuori di te. Quei momenti che sono un banco di prova: se riesci a superarli, ne uscirai più forte che mai.
500 giorni in moto e in solitaria, dall’Alaska all’Argentina
Lui ce l’ha fatta e ne ha avuto la conferma quando finalmente è tornato a guidare di fianco all’Oceano Pacifico. Con una nuova energia ha scalato le Ande, ha guidato con attenzione su strade strette deliminate dal vuoto di profondi burroni e poi è sceso per tornare nel deserto. In Cile si è emozionato di fronte alla Mano di Atacama, un’opera d’arte posta nel deserto. È una mano alta undici metri che spicca in tutta la sua grandezza nel paesaggio lunare. L’autore, Mario Irarrázabal, ha detto che rappresenta la solitudine e la vulnerabilità dell’uomo. Un concetto che Alex conosce bene considerando che durante la sua Panamericana in solitaria è caduto più volte e ha vissuto innumerevoli situazioni di pericolo.
Alla fine, però, ce l’ha fatta: dopo 500 giorni, svariati fusi orari, più di quindici nazioni attraversate e un’infinità di incontri, esperienze, paesaggi, cibi, colori e lingue diverse, ha raggiunto l’Argentina. Così ha coronato il sogno di completare la leggendaria Panamericana, a dimostrazione del fatto che i sognatori, alla fine, ce la fanno sempre. L’importante è non smettere mai di crederci.