Su MangiaViviViaggia ho raccontato tante storie di coppie che hanno mollato tutto e sono partite per un giro intorno al mondo. Alcune di queste non si sono limitate a viaggiare, ma hanno anche deciso di metter su famiglia on the road, come nel caso della Zapp Family.
Ciò che accomuna tutte queste storie è il fatto che i protagonisti non sono mai italiani, una circostanza che porta molte persone a credere che sia impossibile per una coppia di nostri connazionali partire per un viaggio a tempo indeterminato, metter su famiglia on the road ed educare i figli viaggiando.
Ma la realtà è ben diversa e lo dimostra la bellissima storia di Stefano e Annamaria.
Stefano e Annamaria, viaggiatori nell’animo
“Il nostro viaggio inizia otto anni fa, in una fredda sera d’inverno italiana, quando per una strana coincidenza ci incontrammo”, mi raccontano. “Abbiamo entrambi capito all’istante che per qualche reazione chimica c’era attrazione”.
Stefano lavorava come chef presso un importante ristorante di Milano e aveva fatto una gavetta importante in diversi ristoranti stellati; Annamaria era una tatuatrice con una laurea in architettura all’Università di Milano. I due si innamorano e fin qui non c’è niente di particolarmente alternativo rispetto alle tante storie d’amore che nascono ogni giorno.
Ma Stefano e Annamaria hanno in mente di cambiare le loro vite e non seguire quel percorso tradizionale che intraprendono quasi tutti. Avevo in mente un progetto di vita assolutamente alternativo.
“Da quel giorno, ogni situazione vissuta assieme non fa altro che stimolarci e spingerci verso una sola e unica direzione, un cambio radicale ed irreversibile per realizzare il nostro più grande desiderio… Il viaggio! Dall’immaginazione siamo passati alle parole. Finite le parole, era tempo per i fatti. Abbiamo passato tante notti a interrogarci su come e dove cominciare… alla fine abbiamo deciso di seguire il cuore pur ragionando con la testa“.
Cullare un sogno in Inghilterra
La coppia si rende conto che non può partire e viaggiare a tempo indeterminato senza alcuni requisiti. Il primo è quello economico: servono soldi per finanziare un lungo tragitto. Il secondo riguarda la lingua inglese. Per questo motivo, pur avendo in mente altre destinazioni per il futuro, Stefano e Annamaria partono alla volta dell’Inghilterra.
“Nel dicembre 2009 voliamo in Inghilterra e nel giro di poco tempo ci troviamo a dividere le nostre giornate tra lavoro e lezioni d’inglese, evitando di perderci in futili divertimenti per risparmiare il più possibile e restare concentrati sul nostro obiettivo. Abbiamo passato mesi davvero intensi, dettati da costanza e determinazione, prima in una piccola contrada del Berkshire e in seguito Londra, dove le nostre lunghe passeggiate nel cuore della notte facevano da culla alla realizzazione del nostro sogno”.
Il loro sogno è molto ambizioso: visitare tutto il mondo viaggiando verso est.
Due cuori e due moto
“Volevamo fare un anno in giro per il mondo. Senza sosta, senza telefoni, totalmente distaccati da qualsiasi radice. Per perderci, allontanarci e provare a vivere l’idea di un’esperienza diversa da quella di tutti i giorni. Volevamo la pura libertà e per questo motivo abbiamo deciso che avremmo girato il mondo in sella alle nostre moto, una passione che batte nel cuore di entrambi. Ci sembrava il modo giusto per viaggiare insieme e allo stesso tempo poterci isolare, godendo in silenzio dei momenti che solamente un viaggio senza limiti può regalarti”.
Dopo aver risparmiato il più possibile nei 15 mesi passati Inghilterra, tornano in Italia. Annamaria prende la patente A, comprano le moto e con bagagli molto leggeri, partono. Così, senza tanti pensieri e paranoie, si mettono in viaggio. Direzione? Nuova Delhi, in India.
“Finalmente il 27 giugno 2011 partiamo aprendo i nostri orizzonti e indirizzandoci verso l’India. Pochi soldi, tanti sogni e Nuova Delhi come ambita destinazione. Sei mesi dopo, quasi increduli di aver guidato per cosi tanti chilometri, arriviamo alla meta, uniti e felici come mai prima“.
Perché tornare indietro?
Ed è a questo punto che nelle loro teste e nei loro cuori scatta quel qualcosa che abbiamo visto in tante storie simili. Improvvisamente affiora una domanda: perché tornare indietro?
“Al momento di rientrare, non ci siamo sentiti pronti. Volevamo alzare la posta in gioco e puntare ancora più in alto. Senza nessun piano, nessuna preparazione, con la sola improvvisazione siamo partiti… in direzione Australia!“
Dall’Italia all’India, dall’India all’Australia, tutto in moto. Sembra una storia impossibile e invece questi due ragazzi italiani lo hanno fatto davvero.
“Abbiamo subito innumerevoli stop della polizia tra dogane e posti di blocco, speso intere giornate dietro a documenti scritti in lingue incomprensibili, guidato con estrema concentrazione in città sovrappopolate come Istanbul, Teheran o il centro di Varanasi, visitato luoghi pacifici e scenografici come le colline dello Sri Lanka tra templi e piantagioni di tè o la fitta vegetazione delle foreste del nord della Thailandia. Siamo passati dal torrido e asfissiante caldo dei 50°C dell’Iran e degli Emirati Arabi, al freddo pungente del Nepal in pieno gennaio, dove solo i fuochi accesi al calar del sole sono riusciti a farci superare il costante freddo”.
“Il tutto senza GPS, ma con le cartine e i cartelli stradali come si faceva una volta, sbagliando strada un’infinità di volte e cambiando percorso a causa dell’impraticabilità del terreno. Ma alla fine, con non poche fatiche, abbiamo raggiunto con le nostre moto l’Australia, a un anno di distanza dal giorno della nostra partenza. Eravamo completamente senza soldi ma più motivati di prima“.
Lavora, risparmia e viaggia
Nella terra dei canguri, Stefano e Annamaria trovano in un certo senso la loro nuova casa: si mettono subito alla ricerca di un lavoro, lo ottengono e si danno da fare per tornare a guadagnare e risparmiare. Perché per loro il viaggio non era finito: dovevano solo rimettersi in carreggiata finanziariamente e poi ripartire.
“Dopo aver vissuto disavventure di tutti i colori attraverso 22 paesi, lungo un percorso di circa 38000 km, l’unico pensiero rimasto saldo e ben radicato nei nostri animi era che non ci saremmo fermati lì. Il viaggio era stato un’esperienza fortissima: abbiamo incontrato tradizioni, festività, costumi e usanze inimmaginabili, e sempre per pura coincidenza. Abbiamo incontrato altri viaggiatori, con cui abbiamo potuto condividere cibo, storie e aneddoti che mai scorderemo e che sempre abbracceremo, legati da un’amicizia unica e inspiegabile. Abbiamo passato innumerevoli notti in tenda sotto cieli stellati mozzafiato, senza contare la bellezza di albe e tramonti. Abbiamo scoperto la sorprendente ospitalità della gente, quando offrendoci cibo e alloggio, voleva semplicemente esprimere la gioia nel poter sapere qualcosa in più di due estranei, senza secondi fini. Abbiamo vissuto l’esperienza della “prima volta” decine di volte sulla nostra pelle. Quindi no, non ci saremmo fermati a lungo. Giusto il tempo di prepararci per ripartire“.
Ma in Australia, con una stabilità economica ritrovata e una qualità della vita molto alta, è nato un desiderio tra i due: quello di mettere su una famiglia. Così, senza pianificare o farsi spaventare da inutili barriere mentali, hanno deciso che era arrivato il momento di allargare la famiglia. Nel 2013 il desiderio si è realizzato quando è nato Laskan. Nel 2016 si è completato con Olivia.
Avere due figli implica che il viaggio debba finire? Assolutamente no.
Da viaggiatori solitari a famiglia itinerante
“Quattro anni dopo l’arrivo sul territorio australiano e cinque anni dopo la nostra partenza dall’Italia, è successo di tutto nella nostra vita. Abbiamo deciso di creare una famiglia e nel novembre 2013 è arrivato Laskan. Nel febbraio del 2016 è arrivata Olivia nel febbraio 2016. Fin dall’inizio abbiamo pensato che ai nostri figli avremmo trasmesso tutto ciò che abbiamo imparato dal giorno in cui le nostre strade si sono incontrate“.
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Non è facile pianificare un lungo viaggio con due figli piccoli, ma Stefano e Annamaria non vedevano l’ora di ripartire. Prima, però, sono riusciti a raggiungere un traguardo che fa gola a migliaia di italiani:
“Abbiamo fatto tanti i sacrifici, senza contare le rinunce che solo la costruzione di una famiglia può darti. Non è stato semplice gestire figli, ottenere visti e passare tutti gli esami australiani per avere il diritto di lavorare e vivere in regola in questo paese-continente, ma ci siamo impegnati, sempre fedeli al nostro sogno, sempre costanti nella strada presa. Poco dopo la nascita di Olivia, siamo finalmente diventati permanent residents, ovvero residenti australiani. Questo significa che possiamo entrare e uscire dal paese senza visti, che possiamo lavorare e vivere in Australia senza alcuna limitazione“.
Come festeggiare questa enorme soddisfazione personale? Ovviamente con un viaggio.
“Nell’agosto del 2016 siamo ripartiti, questa volta in quattro e a bordo di “Digger”, un Toyota Landcruiser Troop Carrier. Volevamo tornare in strada a farci trasportare nuovamente sulle ali del nostro sogno, al di là dei confini della terra rossa, con l’obiettivo di trascorrere sei mesi tra Australia e Tasmania percorrendo circa 30.000 km in totale. Così siamo partiti: noi due e i nostri due figli“.
Il loro stile di vita, fin dal primo giorno in cui si sono messi insieme, è semplice: lavorare e risparmiare per poter viaggiare il più possibile. Lo hanno fatto in Italia, in Inghilterra, per un breve periodo anche in India, e infine in Australia.
“Viaggiare è tutta una questione di priorità”
La loro storia dimostra senza ombra di dubbio che viaggiare è tutta una questione di priorità. E chi vede nei figli un impedimento sta soltanto cercando una scusa per non partire.
“Abbiamo lasciato in Italia le moto che ci hanno aiutato a percorrere oltre 38000 km di avventura, ma solo per una breve sosta. Già, perché il loro compito non è ancora terminato: se tutto andrà come abbiamo pianificato, contiamo di riprendere il nostro giro del mondo nel 2018, ripartendo stavolta dal Sud America verso l’ambita e tanto desiderata Alaska. Nuovamente su due ruote, o meglio, tre: l’ascesa delle Americhe la compiremo a bordo di un sidecar per portare con noi i bambini“.
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Una mentalità aperta e tanta determinazione: spesso basta questo per realizzare i propri sogni. Stefano e Annamaria la pensano proprio così, ed è grazie a questo modo di ragionare che negli ultimi otto anni hanno girato mezzo mondo in moto, lavorato in quattro paesi diversi, ottenuto la residenza australiana e viaggiato con due figli piccoli.
“Il futuro ha sempre sorprese da regalare, noi abbiamo il compito di scartarle. Perché l’unico limite è la nostra immaginazione: se una cosa la puoi sognare, la puoi anche vivere“.