“Happiness is only real when shared”.
La felicità è reale solo quando è condivisa.
È la famosissima citazione di Christopher McCandless, la cui storia è stata prima raccontata dallo scrittore Jon Krakauer, poi dal regista Sean Penn nel celebre film Into the wild.
La condivisione è importante. Chris lo aveva capito, e ancora oggi, a 25 anni dalla morte, esiste un luogo che unisce le persone nel suo nome. Lo stesso luogo dove perse la vita.
Chi era Christopher McCandless
Chris fu spinto da motivazioni profonde e dalla ferma volontà di non rimanere nei panni di qualcuno che non vedeva tanto simile a sé stesso.
All’età di 22 anni, dopo aver ottenuto la laurea, decise di partire per un viaggio nell’Ovest degli Stati Uniti.
La sua inquietudine, dovuta sia al difficile rapporto con la famiglia, sia alle letture di autori trascendentalisti come Thoreau e London, lo spingerà a rifiutare il consumismo ed il conformismo che caratterizzano la società capitalistica.
Così, dopo aver donato i suoi risparmi, partì con meno dell’essenziale per un lungo viaggio che lo vedrà giungere sino all’Ultima Frontiera: l’Alaska.
Fu lì che Alex (Alex Supertrump fu lo pseudonimo che adottò nel corso del suo viaggio) morì, ufficialmente di fame.
COSA CI HA INSEGNATO CHRISTOPHER MCCANDLESS
La figura di Alex è piuttosto controversa.
C’è chi lo ammira per il suo coraggio e i suoi ideali, ma c’è anche chi lo considera un folle imprudente, narcisista ed arrogante.
Ovunque lo si collochi, la sua storia ha appassionato e continua ad appassionare milioni di persone.
Tanto da far diventare il luogo della sua morte, una meta di pellegrinaggio.
Sono tantissimi i viaggiatori che ogni anno si spingono così lontano, anche solo per rendere omaggio al ragazzo che decise di assecondare, forse in maniera testarda ed irresponsabile, un moto dell’animo: quella ricerca di significati profondi necessaria per affrontare la propria esistenza.
Il Magic Bus
“Magic Bus” è il nome che Alex diede al bus in cui visse durante gli ultimi mesi della sua esistenza.
Si trova tutt’oggi lungo lo Stampede Trail, nel Parco Nazionale del Denali.
In passato, ancor prima di Alex, il bus 142 veniva utilizzato come rifugio dagli operai che lavoravano all’ampliamento della strada. Conteneva letti e una stufa a legna che si trova ancora all’interno del veicolo.
Lo Stampede Trail
Il sentiero che porta al Magic Bus inizia nella cittadina di Helay.
Si tratta di circa di 80 km tra andata e ritorno, lungo paesaggi sconfinati. Non c’è nessun edificio lungo il cammino, nessuna strada vicino da usare come piano B.
Il sentiero è però ben mantenuto. Ci sono numerosi sentieri minori che possono allungare o condurre fuori strada, ma, essendo lo Stampede il più largo e il meglio distinguibile, seguendolo si riesce facilmente a raggiungere il bus.
Tuttavia non si tratta di una semplice passeggiata. Buona parte degli escursionisti che ogni anno raggiunge questi remoti angoli del pianeta, è impreparata. Paradossalmente meno preparata di quanto lo fosse Alex.
Questo infastidisce non poco le persone del luogo.
Ogni anno sono numerose le operazioni di recupero che le autorità devono mettere in atto. Nonostante il turismo rappresenti buona parte dell’economia locale, la comunità non vede di buon occhio i turisti sprovveduti che cercano di emulare le gesta di Alex.
Quando si vive in posti dove la natura palesa quotidianamente la sua bellezza ma anche la sua pericolosità, è necessario avere un atteggiamento rispettoso e reverenziale nei suoi confronti.
Andare ben preparati
Ben preparati non significa solo ben attrezzati. Oltre ad un’adeguata preparazione fisica e mentale, bisogna valutare bene qual è il periodo migliore dell’anno per andare.
Chiaramente è da escludere il pieno inverno per le temperature proibitive. L’Alaska è infatti uno dei luoghi più freddi del pianeta.
Da escludere anche l’estate per un semplice motivo: il fiume Teklanika.
Questo è l’ostacolo maggiore (anche più degli orsi!). Il fiume fu anche ciò che impedì all’ormai debolissimo Alex di raggiungere la vicina Helay per chiedere aiuto.
Il sentiero prevede infatti l’attraversamento del fiume. In estate, dopo lo scioglimento delle nevi e dei ghiacci, il fiume Teklanika è in piena, perciò è praticamente impossibile da guadare.
Restano quindi la primavera e la fine dell’estate. Scegliendo la primavera (metà marzo è il periodo migliore) per attraversare il fiume potrete sfruttare il ponte di ghiaccio che si forma durante l’inverno.
Trattandosi della fine dell’inverno però, le temperature potrebbero essere ancora rigide. Preparatevi, quindi, a notti in tenda anche a -20°.
Il mito di Christopher McCandless
Una volta raggiunto il Magic Bus sarete circondati dalla stessa natura selvaggia che fu fatale ad Alex, ma che egli aveva cercato ardentemente e che gli riempì l’animo di meraviglia.
Le motivazioni che al giorno d’oggi spingono molti a raggiungere quel luogo sono probabilmente diverse da persona a persona.
LA LETTERA DI CHRISTOPHER MCCANDLESS
Molti sono quelli che vogliono semplicemente rendere omaggio ad Alex e a quello che per loro ha rappresentato.
Ma probabilmente la maggior parte di loro si spinge così lontano, oltre anche i propri limiti, alla ricerca delle stesse sensazioni che deve aver provato Alex lungo il suo viaggio.
Quelle sensazioni che sanno incondizionatamente di libertà.