Vivere in un van, lavora in remoto e viaggiare il più possibile? Prova a dirlo in giro e ti diranno che sei un illuso perché è impossibile.
Ti diranno che a 20 anni è giusto studiare. A 30 anni è giusto pensare alla carriera. A 40 anni è giusto avere una famiglia. A 50 anni è giusto aspettare la pensione. A 60 anni sei troppo vecchio per fare qualsiasi cosa.
Ti diranno che lo scopo della vita è avere successo. E ti faranno capire che esiste una sola forma di successo: diventare ricchi materialmente, avere un aspetto di un certo tipo e un lavoro di cui poterti vantare con gli amici. Avere una casa in centro e una al mare, un’automobile e uno smartphone di un certo tipo.
Ti diranno che il sacrificio è inevitabile, che oggi muori di infelicità perché un domani c’è la tua salvezza, la luce, la beatitudine. Intanto i giorni passano e quei sogni che hai chiuso nel cassetto vent’anni fa sono ammuffiti al punto che non li riconosci nemmeno più.
Prima che sia troppo tardi, vorrei farti una domanda: nella vita vuoi essere “giusto” o vuoi essere felice?
È la domanda che mi feci otto anni fa, quando decisi di abbandonare una vita già segnata, sicura e scontata (ed è proprio con quella domanda che inizia il mio libro). È la domanda che sempre più persone si stanno ponendo in tutto il mondo, dando vita a una rivoluzione di positività e felicità.
Corey ed Emily appartengono a questa nuova generazione di sognatori. Dopo un lungo percorso personale sono giunti alla mia stessa conclusione: non è la ricchezza materiale che porta felicità. È un tipo di ricchezza diverso, molto meno complesso e irraggiungibile di un conto in banca milionario.
Corey ed Emily, due anime libere e felici
Corey ed Emily sono nati e cresciuti negli Stati Uniti, ma (come tanti altri) si sono presto sentiti traditi dal “sogno americano”: seguire il percorso tradizionale fatto di scuola, lavoro, famiglia e ferie forzate non li aveva resi per niente realizzati.
Così, un giorno hanno deciso di mettere in discussione tutta la loro vita.
“Il nostro esperimento nasce nel 2013”, raccontano sul loro blog. “Ci siamo chiesti: è possibile vivere una vita nomade e avventurosa, ma nel frattempo lavorare in remoto per guadagnarci da vivere? Quali opportunità e sfide nasceranno da questa scelta di vita? Cosa impareremo? E soprattutto, ne varrà la pena?”
Come tante altre persone in tutto il mondo, Corey ed Emily cercavano una vita che li soddisfacesse e li realizzasse, perché quella tradizionale non faceva altro che deprimerli.
Così, sono partiti per la loro Vanlife. E dopo vari tentativi e anni di incertezze, hanno seguito il mio stesso percorso: sono diventati nomadi digitali.
“Alla fine abbiamo deciso di vagare alla ricerca di avventura, libertà e verità“, raccontano. “Abbiamo finanziato la nostra nuova vita lavorando in remoto dal computer. Ci sono stati tanti sali e scendi… meteo inclemente, crisi, ossa rotte, meraviglia, bellezza, coraggio, nuove prospettive e nuovi amici. Oggi siamo in viaggio no-stop da quattro anni“.
Vivere in van, lavorare in remoto ed essere felici
Come spiego nel mio libro, sempre più persone nel mondo abbandonano un impiego sicuro per diventare nomadi digitali e lavorare viaggiando. Questa coppia ci è riuscita: negli ultimi quattro anni hanno viaggiato on the road mantenendosi come sviluppatori web e guide di trekking.
Lo hanno fatto a bordo della loro casa mobile: un van Volkswagen Westfalia del 1987 che hanno ribattezzato “Boscha”. Con questo mezzo, Corey, Emily e il loro cane Penny Rose hanno viaggiato per oltre 100.000 chilometri nel continente americano.
Hanno vissuto la vera Vanlife, fatta di pochi beni materiali ma tanto amore ed emozioni quotidiane. Hanno scoperto luoghi straordinari, dormito sotto le stelle e apprezzato il potere infinito della natura, che sa come far sentire piccoli e insignificanti i problemi di tutti i giorni.
Cosa hanno imparato da questo lungo viaggio che è diventato la loro vita? Soprattutto due lezioni.
Vivere in un van: due lezioni di vita
1. La vita è qui e ora
La prima lezione appresa con la Vanlife è che “niente è impossibile e niente è garantito“. Per questo motivo, tutto va apprezzato al massimo in ogni secondo. Rinunciare ai propri sogni è una tragedia, perché nulla dura per sempre. Se desideri qualcosa, fai di tutto per ottenerla il prima possibile e goditela al massimo.
2. La felicità è una questione di ricchezza interiore
La seconda lezione che hanno imparato attraverso la Vanlife riguarda la felicità.
Dopo quattro anni passati a vivere on the road, la coppia è certa che la felicità si ottenga con la ricchezza, ma non quella materiale: quella strettamente personale, emotiva e spirituale. Vivere in un van significa non avere molto ma al tempo stesso avere tutto ciò di cui si ha bisogno. È tutta una questione di prospettiva:
“Io possiedo una casa”, dice Emily. “È una casa bianca, e ha persino un piano superiore e una cucina completa. Si può dormire tranquillamente in quattro, nella mia casa. Però ha quattro ruote. La mia casa è un Volkswagen Vanagon. È stupenda, ma non nel senso di bellezza che va di moda oggi”.
Per alcuni è vivere in un van, per te cos’è la felicità?
Secondo la coppia, il problema che attanaglia molte persone infelici al giorno d’oggi riguarda proprio l’incapacità di accettare punti di vista alternativi.
Così come Emily vede in un veicolo con quattro ruote una casa, tutti dovrebbero cambiare prospettiva per scoprire la felicità. E il primo passo è cambiare prospettiva sul concetto di ricchezza:
“Siamo davvero ricchi quando lavoriamo non solo per i soldi, ma per uno scopo. Quando usciamo dalla nostra comfort zone per cercare l’avventura. Quando seguiamo le nostre passioni e accettiamo le nostre differenze. Quando facciamo del nostro benessere la priorità e realizziamo che le opinioni degli altri non sono una nostra responsabilità”.
La felicità è tutta una questione di ricchezza interiore, quella che ti riempe il cuore di emozioni intense e la mente di ricordi preziosi e indimenticabili. Ognuno di noi deve puntare alla propria personale felicità. Per Corey ed Emily si tratta della Vanlife:
“Viviamo in un van semplicemente perché è ciò che amiamo fare. Questa scelta di vita – la Vanlife – ci ha aiutati a trovare la vera ricchezza”.
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