Uno degli obiettivi di vita più comuni al giorno d’oggi è acquistare una casa dove trascorrere la gran parte della propria vita. Visto il costo esorbitante degli immobili, però, per milioni di persone l’unica soluzione per realizzare questo sogno è richiedere un mutuo. Concretamente, significa farsi prestare i soldi da una banca e ripagare il proprio debito a rate.
C’è chi sceglie un mutuo breve, di “soli” dieci anni. C’è chi invece, non potendo permettersi di pagare rate troppo alte, sceglie un mutuo di venti, trenta, persino quarant’anni. Per avere una casa di proprietà, dunque, c’è chi accetta di essere indebitato dai trenta fino ai settant’anni.
Ma c’è anche chi di fronte a questa prospettiva inorridisce, si sente soffocare e vorrebbe soltanto scappare il più lontano possibile da questa società che ci ostiniamo a chiamare “evoluta”. Perché la casa potrebbe svalutarsi tremendamente nel corso del tempo, perché nessuno ha la certezza di poter vivere altri quarant’anni, perché prendere questa scelta significa inevitabilmente precludersi tante possibilità.
“Vorrei viaggiare, ma il mutuo chi me lo paga?”
Quante volte ho letto questa frase sui social network. A questa domanda non c’è una risposta, perché è una domanda priva di senso: il mutuo è forse un’imposizione? Qualcuno ci obbliga forse a essere debitori di una banca per decenni della nostra vita? No, non è un dovere. È la società che ti spinge a crederlo, proiettando su queste scelte di vita limitanti e schiavizzanti un’idea di successo personale che sempre più persone ritengono una grande fregatura.
Il mutuo è una scelta, così come lo è vivere in affitto in un monolocale in periferia, risparmiare ogni giorno e poter viaggiare ogni singolo weekend.
Rinunciare a essere felici oggi per avere una casa di proprietà un domani ha senso? Per alcuni sì, evidentemente. Per altri no. I sognatori, i viaggiatori e i ribelli vedono in questa decisione di vita un vincolo inaccettabile. Per chi vuole sentirsi libero, impegnarsi in questo modo è sinonimo di infelicità.
Come racconto nel mio libro “Le coordinate della felicità“, io ho trovato una vita libera diventando un nomade digitale e facendo del mondo intero la mia casa. Sempre più persone, invece, scelgono di la Vanlife: mantenere un un lavoro tradizionale ma vivere in una una casa alternativa, su ruote.
Niente casa con mutuo, meglio una casa su ruote
È questo il caso di Oliver, un ragazzo neozelandese che alla soglia dei trent’anni si è ritrovato come molti suoi coetanei a chiedersi cosa fare della sua vita. Se molti suoi amici avevano le idee chiare e iniziavano a richiedere mutui e prestiti per poter comprare casa, Oliver cercava qualcosa di completamente diverso.
“In quel periodo mi chiedevo continuamente se dovessi seguire anche io quel percorso, quello della casa con il mutuo. E pensavo che forse lo avrei fatto un giorno in futuro, ma non subito. È un impegno troppo grande per una persona come me che, da sempre, sognava una vita in costante movimento. Avevo l’ansia all’idea di fermarmi per sempre in un solo posto“.
Per lui, stabilirsi in un solo luogo e lavorare per pagare il mutuo, le bollette e le spese di una casa che solo un giorno sarebbe stata completamente sua, significava allontanarsi dalla sua felicità. La sua felicità aveva un’altra forma: quella di un van.
Iniziare la Vanlife partendo da zero
Alla fine del 2017, Oliver ha preso una decisione che ha lasciato a bocca aperta tutti i suoi amici.
“Mentre loro pensavano ai tassi del mutuo, io mi sono deciso: ho comprato da un backpacker tedesco un vecchio van (un Toyota Hiace) e ho deciso che lo avrei reso la mia casa su ruote!”
Nei successivi tre mesi, Oliver ha rimosso tutti i sedili e ha ricostruito tutto l’interno in base alle sue preferenze:
“Volevo sentirmi a casa dentro il van, così l’ho allestito e arredato seguendo esclusivamente i miei desideri. Volevo un materasso vero, non uno di quelli che si piegano, volevo molta luce naturale e un ottimo sistema elettrico per non dover rinunciare a nessuno dei comfort che avrei in una casa”.
Jennifer Vaniston e Marbles la gatta
Ha deciso di chiamare la sua casa su ruote “Jennifer Vaniston“. Il motivo lo spiega così: “Beh, sia l’attrice Jennifer Aniston sia il mio van stanno invecchiando, eppure rimangono entrambi bellissimi“.
Oliver non è solo nella sua Vanlife. Con lui, infatti, c’è una gatta.
“Si chiama Marbles e ha 10 anni. L’ho presa in un gattile e da allora siamo inseparabili. Le ho costruito un lettiera sul van ma quando apro le porte preferisce andare a fare le sue cose nella natura! Ama guardare il mondo intorno a sé e dormire. Dorme un sacco. Lei è il mio mondo e continua a impressionarmi con la sua capacità di adattarsi. Mi manca solo una surfista hippie per completare il quadretto della mia famiglia ideale”.
“Un van, la mia gatta, il surf e la libertà: ecco la mia felicità”
Oliver vive in Australia da alcuni anni, dove svolge il lavoro del geologo. Il trasferimento da un appartamento in affitto a un van non ha cambiato nulla da questo punto di vista. La sua storia, infatti, non è una di quelle del tipo “mollo tutto e cambio vita“: continua ad andare al lavoro ogni giorno, ma una volta finito il suo turno torna sul suo van.
Una scelta che non solo gli permette di risparmiare migliaia di dollari ogni anno e godersi al massimo il presente potendosi permettere più sfizi e viaggi (e se te lo stai chiedendo, anche in Italia c’è chi vive così. I cosiddetti fulltimers stanno crescendo molto anche nel nostro paese, specialmente tra i camperisti).
La Vanlife lo rende anche molto più felice rispetto a prima: sa di essere libero di potersi spostare ovunque voglia con la sua casetta su ruote e la sua gatta. Una libertà che per lui ha un valore immenso, molto più grande rispetto a quello di una casa vera e propria.
“Lavoro dal lunedì al venerdì ma rispetto ai miei colleghi, il venerdì sera prendo il van e inizio a viaggiare. Proprio grazie a questo stile di vita alternativo ho potuto realizzare un sogno che avevo da sempre: imparare a fare surf. E ho imparato a 31 anni! C’è chi alla mia età ambisce alla casa con il mutuo, io invece ho un van che è diventato un’estensione di me, una gatta che adoro e tutta la libertà che voglio. Questa è la mia felicità“.