Viaggiare mi ha aperto gli occhi su tante cose, tra cui l’importanza di imparare dalla natura. Allontanandomi dalla città grigia e piena di cemento in cui ero cresciuto, ho avuto modo di osservare alcune delle massime espressioni della natura in giro per il mondo. Lo racconto nel mio libro “Le coordinate della felicità“: prima i deserti australiani, poi i boschi del Canada, infine i fiumi, i laghi, le foreste e le montagne dell’Asia.
In un primo momento ammiravo la natura, sbalordito com’ero dai suoi colori e dalla sua forza. Poi ho provato ad andare oltre: invece di limitarmi a riempirmi gli occhi della sua bellezza ho cercato di capirla e apprendere qualcosa da essa. Renderla una maestra di vita.
Così ho capito che la natura può insegnarci tanto. Contemplarla in silenzio, prestando attenzione ai suoi dettagli, ti dà la possibilità di imparare tante preziose lezioni di vita che né la scuola, né la società e nemmeno la famiglia possono darti.
Personalmente credo che una delle più importanti riguardi la resilienza. È un termine che indica la capacità di assorbire un urto senza rompersi. In questo senso, la a natura ci offre una definizione leggermente diversa, attraverso esempi straordinari che ci mostrano che ognuno di noi è in grado di rispondere con la forza della vita anche ad avvenimenti tremendi.
L’esempio di resilienza della natura a Fukushima
Fukushima è la località giapponese dove nel 2011 si è verificato uno dei più gravi incidenti nucleari di sempre (in seguito a un terremoto). Da allora, è diventata una “Exclusion Zone“, ovvero una zona interdetta agli esseri umani: l’accesso è assolutamente vietato a chiunque non sia autorizzato direttamente dalle autorità giapponesi.
Ed è proprio in questo contesto denso di morte e distruzione che la natura ci ha offerto uno dei massimi esempi di resilienza.
Le piante non possono muoversi, né possono scegliere di spostarsi altrove. Di fronte a eventi tragici come un terremoto e il conseguente incidente che ha rilasciato sostanze radioattive nell’ambiente, la Natura non può scappare.
Ha solo due scelte: arrendersi e morire oppure trovare la forza di continuare a vivere. La seconda opzione richiede resilienza, ovvero la capacità di reggere a un urto e rispondere al trauma subito con vitalità.
La resilienza della natura: rispondere alla morte con la vita
È esattamente quello che è successo a Fukushima. Dopo il disastro nucleare, molti erano convinti che nella zona non sarebbe più cresciuto un filo d’erba. Per anni nessuno ha saputo quali fossero le condizioni nella zona ma quando il fotografo polacco Akadiusz Podniesinski ha ottenuto il permesso di visitare il sito, ha mostrato al mondo di cosa è capace la natura.
Le uniche cose che sono “morte” appartengono a noi esseri umani. Automobili, motociclette, case e oggetti vari sono stati deteriorati dal tempo e dalle radiazioni fino a diventare irriconoscibili. La natura, invece, ha avuto una reazione di resilienza e ha continuato a vivere, prosperando più di quanto non facesse in precedenza.
Questa immagine ne è proprio la rappresentazione concreta: dove alcuni scappano, i resilienti rispondono all’urto subito con vitalità.
Impariamo dalla natura a essere resilienti
Ci sono tanti altri esempi che la natura ci offre per comprendere il valore della resilienza. Hai presente quando cammini per strada e vedi un ciuffetto di erba che spunta da un buco sul marciapiede? Oppure quando una piantina continua a crescere anche se non piove da settimane? O ancora, quando vedi un gatto randagio che si muove tranquillamente nonostante una zampa rotta?
Questa è la resilienza ed è esattamente ciò che manca a moltissimi esseri umani. Forse perché abbiamo tutto, siamo viziati e pieni di comfort, forse perché siamo schiavi del nostro ego e quindi diventiamo arroganti e pretenziosi, forse perché ci siamo indeboliti trasformando il progresso da opportunità a dipendenza.
Ci sono tanti possibili motivi per cui abbiamo perso la resilienza ma quello che ci insegna la natura è che non dovremmo mai arrenderci. Al giorno d’oggi è molto facile rinunciare, piegare la testa e accettare la sconfitta, il dolore, il fallimento o il trauma.
Le persone tendono a cedere molto facilmente, in tutti gli ambiti della vita: magari hanno un problema fisico e pensano subito che non guariranno mai, magari subiscono delle cattiverie da altre persone e le accettano passivamente, magari hanno una vita infelice e un lavoro che odiano ma continuano a svegliarsi ogni giorno per fare le stesse cose.
Invece di reagire, si lamentano e si arrendono. È quello il momento in cui smetti di vivere e inizi a morire lentamente.
Non importa cosa ti è successo: reagisci!
Osservando l’immagine della natura che si riprende Fukushima crescendo rigogliosa, tutti noi dovremmo comprendere la forza che abbiamo dentro. Anche noi siamo parte della natura, per quanto tendiamo a soffocare quotidianamente i nostri istinti naturali, sedati come siamo dal benessere e dalla tecnologia. Anche noi abbiamo la resilienza dentro e dobbiamo solo cercare di coltivarla e farla diventare un tratto caratteristico della nostra personalità.
Sii resiliente. La prossima volta che ti succede qualcosa di brutto, reagisci con la forza della vita.
Non so cosa possa esserti successo. Forse è morta una persona a te cara e tutto ti sembra buio, per sempre. Forse hai perso l’amore della tua vita e ti senti in un tunnel senza via di uscita. Forse hai subito un torto e hai perso ciò che avevi costruito in anni di duro lavoro. Non importa cosa ti è successo: reagisci.
Finché sei vivo, hai il dovere verso te stesso di imitare come la natura: rispondere a un evento traumatico e devastante con vitalità e forza. È una spinta enorme che viene da dentro, non è semplicemente l’istinto di sopravvivenza ma è anche amore per se stessi.
Si chiama resilienza e quando impari a svilupparla, scopri di poter reagire a qualsiasi dramma la vita abbia in programma per te.