Il Minimalismo secondo il Buddhismo: la vera ricchezza appartiene a chi non ha bisogno di altro

Sono fortemente convinto che la maggior parte dei problemi delle persone nel mondo occidentale siano risolvibili attraverso il Minimalismo. È uno stile di vita che si contrappone al consumismo dei nostri tempi e si basa su un concetto molto semplice e immediato: Less is More, ovvero “meno è meglio”.

In che modo è in grado di risolvere i nostri problemi? Innanzitutto in un modo molto pratico: scegliere di essere minimalisti vuol dire rinunciare agli acquisti superflui e sbarazzarsi di tutti gli oggetti che non ci servono.

Iniziando a risparmiare e guadagnando qualcosa da ciò che vendi, ti ritrovi con più soldi di prima. Denaro che puoi utilizzare per esperienze formative e indimenticabili, come un viaggio.

Ma scegliere di vivere con pochi oggetti indispensabili non ha solo conseguenze pratiche. Il Minimalismo ha degli effetti importanti anche sul tuo benessere emotivo di una persona, per un motivo molto semplice ma sottovalutato: avere meno oggetti ti permette di avere più tempo da dedicare a te stesso.

L’ossessione dell’asticella

Nella nostra società occidentale, veniamo bombardati ogni giorno da messaggi pubblicitari che ci invitano a spendere, comprare e riempire le nostre case di oggetti sempre nuovi.

In questo modo, viene a formarsi l’idea che l’obiettivo ultimo delle nostre vite sia accumulare. Ma chi ha detto che sia questa l’unica strada giusta? Ho sempre pensato che questa continua pressione a consumare e poi buttare le cose sia una grande trappola e da quando sono diventato minimalista ne ho avuto la conferma.

Perché mi sono reso conto che non importa quanto sei ricco, se il tuo obiettivo è avere sempre di più non arriverai mai a dire basta e sentirti soddisfatto. Magari oggi sogni di avere mille, ma quando avrai mille vorrai avere diecimila e quando avrai diecimila vorrai avere centomila... vorrai sempre avere qualcosa di più.

È un infinito alzare l’asticella, senza mai arrivare da nessuna parte. Una corsa estenuante, che ti logora e ti dà l’impressione di non essere mai felice, perché c’è sempre un gradino in più da scalare.

Il Minimalismo in chiave buddhista

Quando scegli il Minimalismo, diventa molto facile rendersi conto che la felicità è anche una questione di dire basta e godere a pieno di ciò che si ha, senza voler desiderare a tutti i costi qualcosa di più. Un concetto espresso anche da un’antica frase buddhista:

Non è più ricco colui che possiede di più, ma colui che necessita di meno

Questa frase spiega il Minimalismo sotto un altro punto di vista e cioè quello del delicatissimo equilibrio tra ciò che ci serve per vivere e ciò che desideriamo.

Per chi intende la vita come un percorso spirituale volto a star bene con se stessi e con gli altri, la vera ricchezza non riguarda il numero di oggetti che possiedi, perché questa è la tipica visione che ti porta a puntare sempre più in alto senza mai riuscire a goderti il momento presente.

Secondo il Buddhismo, dunque, la vera ricchezza è un’altra: avere la capacità di vivere con il minor numero di oggetti e necessità. Concretamente, significa trovare il proprio essenziale e prendersene cura senza farsi ossessionare dalla possibilità di aumentare le proprie cose e i propri desideri.

Un esempio di ricchezza materiale…

Prendiamo l’esempio di un uomo che ha un lavoro importante e un ottimo stipendio, ma che gli porta via gran parte del suo tempo e delle sue energie. Ogni mattina si sveglia sapendo che tornerà a casa solo alla sera e che dovrà affrontare mille battaglie in ufficio. Perché solo così riuscirà ad avere quella promozione che tutti gli indicano come un grande obiettivo di vita… stressato da questa situazione, quest’uomo ha molti vizi, come il fumo o l’abuso di caffè, e ha pochissimo tempo libero da dedicare a se stesso e ai suoi cari.

Nonostante abbia molti soldi sul suo conto in banca, possiamo davvero definire quest’uomo “ricco“? È vero, è ricco materialmente, ma la vera ricchezza potrebbe non essere questa.

… e uno di ricchezza emotiva

Prendiamo invece l’esempio di una persona che ha deciso di lasciare la vita in città e trasferirsi in campagna.  Ha un lavoro part-time in paese, perché invece di avere tanti soldi vuole avere tanto tempo libero. Può quindi tornare a casa all’ora di pranzo e avere tutto il pomeriggio da dedicare alle sue passioni e ai suoi cari. Magari cura il piccolo orticello dove coltiva le verdure che poi mangia e magari va a prendere i propri figli a scuola senza doversi affidare a una baby sitter.

Nonostante abbia molti meno soldi in banca, ha più tempo e meno bisogni della maggior parte delle persone. Possiamo davvero definire quest’uomo “povero“? Oppure riesce a godere di una ricchezza che l’uomo dell’esempio precedente non conoscerà mai: libertà, tempo libero e passioni?

«La vera ricchezza appartiene a chi sa essere felice con poco. Perché se ti basta poco per sorridere, sorriderai sempre, anche nelle situazioni peggiori. Se invece la tua felicità è complessa ed esclusiva, sarai felice solo in rarissime occasioni. Oggi l’umiltà è ripudiata in Occidente, quasi come se fosse qualcosa di cui vergognarsi. E invece è un pilastro della felicità, quella vera.»

Dal mio libro, “Succede sempre qualcosa di meraviglioso

Una vita senza il superfluo è una vita felice

Scegliere di adottare la mentalità della seconda persona vuol dire fermarsi, scendere dalla ruota del criceto che non ti porta mai da nessuna parte e iniziare a lavorare nella direzione della propria felicità.

Come spiego nel mio libro “Le coordinate della felicità” sono diventato minimalista quando ho capito che la soluzione a molti miei problemi non era aumentare, ma diminuire. Eliminando tutto ciò che era superfluo, ho iniziato a risolvere un problema dietro l’altro. Mi sono sentito subito più leggero: avevo meno, ma soprattutto meno stress, pensieri e preoccupazioni.

La vera ricchezza sta in una vita nella quale hai lo stretto necessario ma puoi prendertene cura ogni giorno. Una vita senza il superfluo pone basi solide per costruirti una vita felice.

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Gianluca Gotto
Gianluca Gotto
Sognavo di lavorare viaggiando, oggi scrivo mentre giro il mondo. Ho aperto Mangia Vivi Viaggia per condividere la bellezza che abbiamo intorno e mostrare che spesso la felicità si trova nelle scelte di vita alternative

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