Su Mangia Vivi Viaggia ho raccontato molte storie di persone che si sono licenziate per lanciarsi in avventure straordinarie in giro per il mondo.
Di fronte a queste scelte di vita, molti si chiedono se sia davvero necessario mollare tutto per vivere le emozioni di un lungo viaggio. Se l’unica soluzione per sentirsi davvero vivi sia tagliare tutti i ponti con il passato.
La riposta è che si possono vivere avventure indimenticabili anche senza lasciarsi alle spalle il proprio lavoro, la propria città e i propri cari.
La storia di Luca e Silvia lo dimostra inequivocabilmente.
Sono due ragazzi di Torino che volevano partire per un lungo viaggio on the road, e invece di farsi scoraggiare dai pensieri negativi si sono rimboccati le maniche e si sono messi al lavoro per realizzare il loro sogno.
Ce l’hanno fatta: quest’estate sono partiti da Torino e hanno raggiunto la Norvegia a bordo di una Panda 4×4.
Si sono avventurati nelle terre selvagge scandinave, hanno dormito sotto le stelle e vissuto avventure di ogni tipo.
Un viaggio incredibile, lungo 23 giorni e 9.000 km.
Ciao ragazzi, benvenuti su Mangia Vivi Viaggia! Raccontateci qualcosa su di voi.
Siamo Luca, Silvia e Frenk. Siamo noi tre, ci siamo trovati e ci piacciamo. Luca, con i suoi 25 anni, è il più vecchio, poi c’è Silvia e infine Frenk, il più giovane.
Nessuno di noi tre si ricorda il momento in cui la passione per l’avventura sia nata, forse perché è stata in noi da sempre, ma abbiamo iniziato a condividerla assieme poco tempo fa.
Veniamo tutti e tre da Torino: io e Silvia dalla collina, e Frenk dalla città, dallo stabilimento Mirafiori per la precisione.
Si, Frenk è una macchina! No, non siamo matti. Semplicemente ci siamo solo accorti che oltre a scoprire il mondo in moto, ci sarebbe piaciuto farlo anche a bordo di un 4×4.
Così abbiamo deciso di allestirlo per sfruttarlo al massimo e sentirlo come una piccola casa in qualsiasi posto.
Non siamo ragazzi che hanno lasciato tutto per girare il mondo (o almeno non ancora), perché lavoriamo l’una come fisioterapista e l’altro nelle corse di moto.
Molto banalmente usiamo il nostro tempo libero per costruire, migliorare e soprattutto usare il nostro minicamper. Un Fiat Panda 4×4 prima serie.
Da Torino alla Norvegia: com’è nata questa idea?
Ci sono voluti giorni per scegliere la prima meta di Frenk e avendo cosi tanti posti fantastici “a portata di ruota” in cui andare, non è stato facile.
Alla fine la bussola ha puntato a Nord.
Sapevamo che volevamo andare in Norvegia ma non volevamo darci una meta finale, volevamo scoprirla lungo il viaggio.
Volevamo fermarci quando eravamo stufi e prepararci una zuppa di stoccafisso ogni volta che ne avevamo voglia. Volevamo fermarci in qualche magnifico posto per poterci svegliare il giorno successivo facendo colazione con una vista mozzafiato.
In altre parole, volevamo arrivare in Norvegia in modo autonomo, con un nostro mezzo. Frenk è stato la nostra casa su ruote.
Qual è stato l’itinerario della vostra “Norvegia on the road”?
Avevamo a disposizione 23 giorni e li abbiamo usati tutti.
Macinati i km iniziali per la Danimarca, siamo saliti sul traghetto che ci ha fatto arrivare alle 23.30 a Kristiansand, dove il sole era appena tramontato.
Da lì e per i giorni successivi siamo scrupolosamente “risaliti”, rimanendo tendenzialmente vicino alla costa per godere di posti come il Preikestolen, un pulpito di 600 metri a picco sul fiordo Lysefjiord.
Oppure il Kjeragbolten, un posto surreale dove un masso si incastra con una perfezione geometrica in mezzo ad una fenditura larga 3 metri circa, anch’essa a picco su di un fiordo.
Jotunheimen National Park, Nærøyfjord e Flam sono invece più interni alla “pera”, il frutto che a noi ricorda proprio la forma che la Norvegia ha sulle mappe.
Portare Frenk in questi posti attraverso strade e passi di montagna come il Trollstigen (passo dei troll) o la Snovagen (strada della neve) è qualcosa di molto difficile da spiegare a parole. Bellezze avvolgenti e indiscusse.
Il vostro obiettivo non era Capo Nord. Per quale motivo?
Trondheim ha segnato un punto decisivo del nostro viaggio, capitale vichinga e ultima grande città prima della “parte stretta della pera”.
Qui abbiamo fatto l’unica vera scelta del nostro viaggio: non macinare chilometri inutili solo per arrivare alla blasonata meta di Capo Nord, ma fermarci prima per infilarci nelle Isole Lofonten e Vesteraalen.
Nordkapp è uno di quei posti che ogni viaggiatore dovrebbe visitare almeno una volta nella vita, ma per noi non è stata questa la volta, non lo avremmo sentito nostro.
La nostra non era la ricerca di una sterile spunta sulla lunga lista dei posti più frequentati della Norvegia. Per noi la strada deve avere un senso e in quel momento quelle isole altrettanto “così a nord” del Circolo Polare Artico erano il nostro senso.
Le isole Lofoten sono un luogo unico, disseminato di infiniti paesini di pescatori di merluzzo costituiti da case di legno colorate che hanno ospitato questi uomini di mare nel corso dei secoli.
Ma ci siamo arrivati solo dopo tante avventure.
Abbiamo percorso uno dei trekking più belli al mondo, la cresta di Besseggen. Ci siamo infilati in più fiordi possibile, tanto imponenti e forti da spaccare il terreno e permettere ad una lingua d’acqua di infilarsi come a voler guarire una ferita della terra; abbiamo anche fatto il bagno nel mare del Nord (che a dirla tutta è un tantino freddo!).
Le isole Lofoten ci sono piaciute. Tanto.
È un luogo di contrasti che vede susseguirsi piccoli isolotti ad alcune delle più grandi isole della Norvegia. Un alternarsi di spiagge di sabbia bianca e fine, montagne alpine tagliate da fiordi spettacolari e lande selvagge.
I mari sono infestati da balene e la notte d’estate non arriva mai: il sole non tramonta e si avvicina all’orizzonte cautamente, come se i due fossero amanti e il loro un pudico bacio.
Parliamo di numeri: quanti chilometri avete percorso?
Per quanto riguarda i freddi numeri, in 23 giorni abbiamo:
- attraversato 5 nazioni;
- percorso 9.000km;
- consumato 680 litri di benzina (13,2 km/l)
- raggiunto la latitudine massima di 69°01’07″N a Stø e l’altezza massima di 1.756 metri a Besseggen;
- preso 16 traghetti e un treno.
Sempre insieme: due persone e Frenk.
Chi compie un viaggio come il vostro, solitamente utilizza un van o un camper. Voi siete riusciti a trasformare una Panda 4×4 nella vostra casa su ruote. Come avete fatto?
Frenk vuole essere un vero e proprio camper formato Panda.
Dentro abbiamo tenuto solo due sedili. Lo spazio che una volta era dedicato ad ospitare la panchetta posteriore ed il bagagliaio, ora serve ad accogliere una struttura rigida divisa in cassettoni, sopra alla quale c’è il materasso che compone metà del letto.
I cassettoni sono costruiti in modo da essere divisi in 3 aree differenti che, partendo dal retro della macchina, sono rispettivamente la cucina, la dispensa e un guardaroba per i vestiti.
Nella cucina ci sono il gas, un lavandino con tanica di raccolta e uno spazio per stoviglie, posate, piatti e bicchieri.
Sul tetto, invece, il portapacchi serve per stipare una ruota di scorta, un paio di sedie pieghevoli, un tavolino, una cassa in alluminio da 90 litri per una piccola officina e una tanica d’acqua, collegata all’interno dell’auto con un tubo terminante con un “doccino” nascosto in un cassettino sul soffitto.
Il piccolo impianto elettrico composto da luci interne a led e qualche presa di corrente è collegato da una batteria servizi aggiuntiva nascosta sotto al cofano che permette di avere quella per l’avviamento del motore sempre carica e fresca.
Il calore all’interno dell’abitacolo è mantenuto grazie ad una buona coibentazione del pianale e delle pareti e, a breve, ci piacerebbe aggiungere una piccola stufetta così da poter usare Frenk anche con climi più rigidi e renderlo ancora di più un mezzo “no limits”
La vera magia di Frenk sta nel letto.
Io sono alto 1 metro e 95 e Silvia 1 e 60, quindi misure ben differenti ma entrambe poco comode a dormire dentro un Panda nella sua versione originale.
I sedili sono quindi forniti di una piastra girevole che, solamente una volta che si è fermi, permette di farli ruotare su se stessi di 180 gradi. Con l’aggiunta di una struttura a doghe e un pezzo aggiuntivo di materasso, consente di creare un comodo letto per due.
Volevamo ottenere un letto da poter montare su qualsiasi terreno e che, con piumino e cuscino, ci permettesse di farci sentire come nel letto di casa.
Com’era una vostra giornata tipo in viaggio?
Abbiamo scelto di non avere nessun orologio a bordo di Frenk.
Ci piace l’idea che quando viaggiamo con lui non ci siano impegni o scadenze da rispettare. Vogliamo poter fare ciò che ci va e quando ci va, godendoci i posti o semplicemente la compagnia reciproca.
Per questo motivo, la giornata tipo non esisteva.
Possiamo però dire che ogni giorno aprivamo gli occhi e la prima cosa che vedevamo era la cartina del mondo appesa al soffitto, con cui ci addormentavamo la notte e ci svegliavamo al mattino.
Ogni giorno abbiamo fatto una buona colazione con il profumo della moka che ci avvolgeva, talvolta accompagnato da quello delle uova e del bacon.
Poi giravamo il quadro, mettevamo della buona musica e partivamo.
Alcuni giorni le giornate erano occupate da trekking e sentieri dai panorami infiniti; in altri invece collezionavamo km importanti su strade tortuose interrotte spesso da traghettini necessari per attraversare i numerosissimi fiordi, simbolo di questo posto.
Avete avuto problemi strada facendo?
I problemi più grandi trovati sono stati gli attraversamenti di alci improvvisi e il non poter rimanere ancora più tempo in quei posti dove la natura grida forte per farsi sentire, e ci riesce!
Oltre al fatto che la Norvegia, si sa, è un paese piuttosto caro e anche solo fare la spesa al supermercato è costoso, per il cibo bastava fermarsi di tanto in tanto per poter rifornire la dispensa così da cucinare pranzi, cene e colazioni dove più ci piaceva.
E per dormire, beh, per noi è sufficiente fermarci, creare il letto e il gioco è fatto!
Perché la Norvegia è la destinazione giusta per un viaggio on the road?
Ciò che abbiamo detto fin’ora davvero non basta? Noi torneremmo in quelle terre in questo istante!
Oltre agli indescrivibili scenari che ci hanno riempito gli occhi e il cuore, siamo rimasti colpiti dalla straordinaria e quasi surreale gentilezza e disponibilità del popolo norvegese.
Non parlo di comune quotidiana cortesia, ma di una speciale attenzione verso il prossimo nel fornire esaurienti informazioni.
Perfetti sconosciuti ci hanno raccontato la storia del loro affumicatoio di salmone senza volere nulla in cambio e ci hanno trainati per ben 20 km fino al primo distributore di benzina. Sempre con il sorriso!
Quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi di un’avventura come la vostra?
Potremmo dirvi che gli aspetti negativi del viaggiare per il mondo in Panda sono legati alla necessità di adattarsi a spazi decisamente ridotti e al rinunciare a qualche piccola comodità quotidiana ma non sarebbe vero! Almeno per noi.
Abbiamo avuto tutto ciò di cui avevamo bisogno.
Il nostro mezzo non aveva come principale caratteristica la velocità, ma in questo modo ci permetteva di apprezzare al meglio il paesaggio e le luci.
Il punto forte di Frenk è la capacità di arrampicarsi un po’ dappertutto per intrufolarsi ed esplorare ogni anfratto. Inoltre, con qualche accorgimento, lo spazio a disposizione ci bastava anche per cucinare all’interno mentre fuori diluvia.
Dopo la Norvegia, quali paesi vorreste visitare a bordo di Frenk?
Abbiamo messo una cartina del mondo sul soffitto di Frenk per una ragione: siamo due sognatori e un giorno ci piacerebbe chiudere gli occhi, indicare un punto qualsiasi sulla mappa aprire gli occhi e partire, senza scadenze.
Per ora, però, nei nostri pensieri c’è il deserto, Istanbul innevata, la sconfinata Russia e il profondo sud. Insomma, una pagina bianca che siamo ansiosi di poter riempire.
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