Sono Nicky, sono cresciuta a Cavalese, sulle montagne del Trentino, scalando alberi, facendo gare di velocità tra lumache e costruendo piccole ville nei boschetti vicino casa con lastre di marmo e legnetti. Oggi ho trent’anni e sono ufficialmente una viaggiatrice, una cantastorie, una travel blogger.
A diciott’anni ho fatto il primo viaggio vero in Belgio come ragazza alla pari e da lì una folgorazione, una passione e un amore che non si è fermato più: mettermi alla prova, scoprire ogni volta qualcosa in più su me stessa, aprire gli occhi a cose che nemmeno potevo immaginare esistessero. Viaggiare.
In questo momento sto facendo il giro del mondo, sola ma non proprio.
Vi spiego. Avete presente i gradi di separazione e la teoria per cui con solo 6 livelli potremmo abbracciare chiunque, perfino Beyoncé?
Ecco, ora con i social media questi gradi sembrano essere scesi a tre e mezzo e proprio grazie a queste tre persone (e mezzo) che mi dividono dal resto del mondo, ho pensato che sarebbe stato possibile partire dall’Italia, girare tutto il pianeta e tornare in Italia. Come? Grazie agli amici, gli amici degli amici, gli amici degli amici degli amici e gli amici degli amici degli amici degli amici!
Sono quasi al quarto mese di viaggio e posso dirvi che è tutto vero.
Ho trovato persone meravigliose che mi hanno aperto le loro case e le le loro vite semplicemente perché avevamo un’amicizia in comune. Ci sono giorni che mi guardo intorno e mi sembra tutto così normale e pazzesco insieme. Lo sto facendo davvero? Wow.
Quando mi dicono che i social network sono il “male”, che tutti sanno tutto di tutti, un po’ mi viene da ridere: tutti sanno quello che vogliamo che sappiano. Diciamocelo, siamo tutti un po’ vanitosi, non ha senso puntare il dito contro il mezzo, anche perché in quel momento le altre quattro dita sono girate verso di noi e ci sarà pur un motivo.
I social sono il mezzo che mi permette di viaggiare sentendomi sicura che qualsiasi cosa succeda non sarò mai davvero da sola. Sono il modo per tener contatti a km di distanza e sentire un po’ meno la mancanza della mia famiglia e dei miei amici, sono uno strumento di lavoro, di narrazione, di scoperta.
Sono ciò che mi permette di aver migliaia di compagni di viaggio.
Viaggiare è bello di per sé ma farlo con uno scopo lo rende ancora più speciale e significativo: ogni messaggio che ricevo da chi sta viaggiando con me a distanza è un brivido sulla pelle, una lacrima, la certezza che sto facendo tutto questo non solo per me.
Nei momenti bui mi danno forza, in quelli felici la amplificano e tutto questo senza i social non sarebbe possibile.
Ci ho messo due anni per esser oggi qui: da un viaggio in blablacar in cui ho scoperto del biglietto per far il giro del mondo alla spiaggia di La Union nelle Filippine.
Ci sono stati anche tre lavori contemporaneamente per poter mettere da parte i soldi necessari, tanti sacrifici, andar a bussare a decine di porte cercando qualcuno che credesse in me e nel mio viaggio tanto da sposarlo e sponsorizzarlo, trovare il giusto compromesso per l’itinerario che raccogliesse il maggior numero di cose nella mia “to see before die list“, lavorare tanto.
Ho fatto un corso di primo soccorso, un check-up generale e avevo perfino iniziato a correre (anche se ammetto è durata poco… ma ricomincerò, promesso!). Un viaggio così ti prova tantissimo sia fisicamente che mentalmente, non è una passeggiata, ed è anche per questo mi arrabbio così tanto quando mi dicono “come sei fortunata” e “ma tu sei sempre in vacanza?“.
Oggi ho ricevuto un messaggio da un ragazzo che mi diceva che, per quanto forse non me ne possa accorgere, da fuori si sta leggendo il cambiamento giorno dopo giorno in me, nel mio modo di vedere le cose e il mondo. È vero, se chiedete a me, sono la stessa di decine di tramonti fa, di abbracci fa, di passi fa, ma credo abbia ragione: mi accorgerò della bellezza di tutto questo solo una volta a casa, quando potrò guardare a questo viaggio da una prospettiva diversa.
Cosa cerco? Non lo so, proprio la bellezza credo.
E guardate che è ovunque! Nelle fossette della ragazza che vi serve il caffè, nel lato fresco del cuscino in una notte d’estate, nel calore di un abbraccio sincero, nei colori del mare… basta staccare gli occhi da questo telefonino (ecco, non proprio adesso o lasciamo il nostro discorso a metà!) e cominciare a chiederci “perchè no?” anziché trovar per forza una ragione a tutto.
Un giorno in università un professore mi chiese il perché del disegno della sedia che avevo progettato e la mia risposta fu “perché è bello“. Ecco, ragazzi, la vita per me è un regalo meraviglioso e sta a noi riempirla di momenti, di errori, di speranze, di obbiettivi conquistandoci il nostro posto nel mondo facendo quello che più ci piace.
Perché? Perché è bello!