Chi ama viaggiare osserva con un mix di curiosità e invidia gli assistenti di volo. D’altronde, hostess e stewart svolgono una professione da sogno: sono costantemente in contatto con persone da tutto il mondo, hanno la possibilità di viaggiare sempre e soprattutto possono scoprire culture e luoghi nuovi.
Una hostess vive una vita costantemente con la valigia in mano: un giorno è a casa, il giorno dopo a Bangkok, la settimana successiva in Sud America.
Chi ha la “malattia” del Wanderlust non potrebbe desiderare una vita migliore di questa.
Ma cosa significa davvero essere un assistente di volo? Com’è la vita di chi passa ore e ore in mezzo alle nuvole, per poi atterrare in un paese lontano e affascinante?
Lo abbiamo chiesto a Fuling, una ragazza italiana che ha lavorato per Emirates come hostess.
Ciao Fuling, benvenuta su Mangia Vivi Viaggia. Raccontaci qualcosa su di te e dicci da dove nasce la passione per il viaggio che ti ha portata a diventare un’assistente di volo.
Mi chiamo Fuling, sono di origine cinese ma molto più italiana di quanto dimostrino i miei occhi a mandorla.
Ho sempre avuto una grande passione per i viaggi, per le lingue e per le culture diverse ma, soprattutto, mi hanno sempre affascinato gli aeroporti e gli aerei.
Ricordo un pomeriggio, dopo scuola. Mio papà doveva andare a prendere un amico a Malpensa e io gli chiesi di portarmi con lui: “Posso venire con te? Mi siedo sulle panchine e faccio i compiti lì, portami con te!”
Gli aeroporti sono un bellissimo luogo d’incontro, di abbracci, di commozione, oltre che di arrivi e partenze.
Mi piace il via vai dei turisti, il rumore dei trolley, il pensiero che le persone partano per scoprire qualcosa e tornino con un bagaglio di ricordi e storie da raccontare.
A 14 anni ho preso un volo intercontinentale da sola da Milano a Tokyo e davanti alle assistenti di volo in uniforme, con quella loro eleganza, quella loro gentilezza e quel modo di farti sentire benvenuta, ho capito di aver trovato la risposta alla fatidica domanda “cosa vuoi fare da grande?”
Come sei diventata una hostess?
Per anni ho continuato ad ammirare le assistenti di volo, ho iniziato a fare foto al cibo in aereo, a paragonare le varie compagnie e ad emozionarmi quando sentivo un aereo passare.
Si dice che prima o poi i sogni bussino alla porta ma, affinché si avverino, bisogna essere preparati.
Conoscevo un pilota dell’Air Italy che mi aveva dato un paio di consigli e da parte mia avevo letto un libro sul come presentarsi ad un colloquio per diventare assistente di volo. Mi sono candidata, ho seguito tutto l’iter di selezione e formazione. Alla fine sono stata assunta.
Quali sono i requisiti richiesti per diventare hostess?
I requisiti per poter diventare assistente di volo in Emirates sono i seguenti:
- Età minima 21.
- Riuscire a toccare con le mani i 212 cm di altezza (anche stando in punta di piedi).
- Conoscenza dell’inglese, orale e scritta.
- Nessun tatuaggio visibile nelle parti del corpo scoperte supponendo d’indossare l’uniforme EK.
- Fisicamente in forma.
Per quanto riguarda Emirates, tutti gli assistenti di volo vivono a Dubai.
Così come quelli di Etihad ad Abu Dhabi e quelli di Qatar Airways a Doha. Nessuna eccezione.
Com’è la vita di un’assistente di volo?
Mi piace ricordare la mia esperienza da assistente di volo con un’immagine: la valigia per terra, aperta e sempre mezza pronta.
Raccontaci la giornata tipo di un’assistente di volo, se ne esiste una.
Supponiamo che stanotte debba operare sul volo diretto alle Mauritius con partenza prevista per le 3.55 am. Questo vuol dire che devo presentarmi per il briefing pre-volo 2 ore prima, quindi alle 1.55 am.
Come detto, lavorando per Emirates mi trovo necessariamente a Dubai.
Preparo la valigia, uniforme addosso, finisco di truccarmi e scendo al pian terreno per aspettare il pulmino che passa regolarmente ogni 20 minuti per portarmi all’Headquarter di Emirates. Una volta arrivata nella stanza per il briefing trovo tre postazioni.
La prima per controllare che il mio passaporto e la licenza per operare sul B777 o A380 non siano scaduti.
La seconda, chiamata “grooming check”, è dove il/la cabin supervisor controlla trucco e parrucco assicurandosi che l’uniforme sia stirata, i capelli siano ordinati, le unghie curate (ci sono dei colori di smalto approvati dalla compagnia), misura orecchini e tipo di orologio secondo gli standard richiesti.
Terzo check: ad ognuno/a viene fatto/a una domanda per verificare la preparazione a livello di sicurezza a bordo o caso medico a bordo.
Una volta che questo giro di controlli è completo, ci si siede attorno al tavolo, ci si presenta (nome e provenienza) e si parla dei dettagli del volo e dei passeggeri.
Il/la Purser controlla nel sistema per informarci di passeggeri con bisogno di assistenza, passeggeri che hanno creato disturbo su un volo precedente.
Poco dopo, entrano il pilota e il co-pilota per darci informazioni sul tempo atmosferico, altitudine a cui viaggeremo e se sono previste turbolenze lungo la tratta.
A questo punto (mentre in aeroporto i passeggeri stanno aspettando per l’imbarco), assieme al resto dell’equipaggio salgo sul pulmino per andare verso l’aereo.
Una volta a bordo si fanno i controlli di sicurezza, vengono chiamati “safety and security check” e una volta terminati diamo il via libera ai colleghi in aeroporto per far imbarcare i nostri graditi ospiti.
Boarding completed. Si distribuiscono gli asciugamani rinfrescanti, si passa con il menu e i giochi per bambini.
Quando tutto è pronto torniamo alla nostra postazione. Il pilota annuncia: “Cabin Crew prepare for take off”.
Dopo il decollo si comincia con il servizio bar/pasti.
Una volta arrivati alle Mauritius c’è un pulmann che ci aspetta per portarci al resort.
Durata della sosta: 24 ore circa.
Ognuno ha la propria stanza, tempo libero per tutti, c’è chi fa le attività in acqua, chi preferisce farsi una passeggiata e aspettare l’ora di cena per gustarsi i vari sapori del buffet internazionale.
Il mattino dopo ci si prepara per il volo del rientro.
È opinione comune che diventare hostess o steward sia un ottimo modo per fare della propria passione per il viaggio un lavoro. È davvero così?
Quando lavoravo per Emirates ho viaggiato in una ventina di paesi e nonostante ci siano permanenze brevi di 24-48 ore alla volta, ho avuto modo di abbracciare un Koala nei pressi di Brisbane, ho visitato la bellissima cattedrale di San Basile nella Piazza Rossa a Mosca, ho assistito alla fioritura dei ciliegi a Tokyo, sono andata a cantare al Karaoke a Shanghai, ho accarezzato un cucciolo di leone a Johannesburg, ho mangiato piatti tipici a San Paolo in Brasile… e la lista continua!
Ma c’è anche l’altro lato di questo stile di vita che pochi raccontano. Per fare questa vita è necessario scendere a compromessi con le proprie priorità.
Quali sono i principali aspetti positivi di un lavoro di questo tipo? Quali sono, invece, quelli negativi?
Fare l’assistente di volo ti permette di avere molto tempo libero per coltivare altre passioni, per dedicarti ai tuoi interessi: la cucina, la fotografia, lo sport o come piace a me, la lettura.
Ho ricordi di interi pomeriggi passati sul divano con un bel libro in mano o a bordo piscina (ogni accomodation Emirates ha una piscina e una palestra a disposizione dell’equipaggio).
Se si hanno diversi giorni liberi consecutivi si possono organizzare mini vacanze last minute approfittando degli sconti sui voli.
Allo stesso tempo però, chi decide di fare questo lavoro deve capire che bisogna mettere da parte l’agenda personale: si fanno spesso turni di notte e si deve tenere presente che probabilmente non sarà possibile esserci alla cena di Natale o ai festeggiamenti di compleanni e altri eventi importanti.
Per coloro che sono molto legati alla famiglia e agli amici questi sono dettagli non sono indifferenti.
Ti è mai capitato di avere a che fare con persone terrorizzate dai voli aerei? Come si gestisce questa situazione?
Devo ammettere che mi è capito raramente di avere qualcuno terrorizzato all’idea di prendere un aereo. In quel caso sta a me e alle mie colleghe passare spesso per controllare che vada tutto bene, portando di volta in volta un bicchiere d’acqua. ù
Un sorriso da parte dell’equipaggio, alle volte, può già essere di grande conforto.
Consigli per chi ha paura di volare?
Trattandosi di una fobia, credo che ogni consiglio risulterebbe banale. Molto semplicemente, quando sentite l’annuncio di una possibile turbolenza, sedetevi e allacciate le cinture di sicurezza. Fatelo ogni volta che siete seduti.
Voi assistenti di voli non avete mai paura?
Le assistenti di volo, indipendentemente dalla compagnia aerea, devono sottoporsi a degli esami pratici di situazioni d’emergenza (fumo, fuoco a bordo) e primo soccorso (compreso attacchi cardiaci e nascite) per cui, fin dalle prime settimane, se una persona non è in grado di dimostrarsi attenta e veloce nel gestire gli eventi, viene mandata a casa.
In caso di turbolenza, i membri dell’equipaggio sono i primi che devono rimanere calmi. La calma è reale, non apparente.
Che tipo di personalità e caratteristiche personali si devono avere, a parte il giusto curriculum?
Per quanto riguarda la personalità, ritengo che la pazienza e la tolleranza siano i requisiti più importanti per poter diventare assistente di volo, specialmente in una compagnia aerea internazionale come Emirates dove i colleghi hanno diverse nazionalità e ogni volo, a seconda dei passeggeri, è diverso l’uno dall’altro.
Pazienza, quando il passeggero si lamenta perché è finito il menu di pollo o perché suo figlio non ha ricevuto il giocattolo come il vicino di posto o perché i colleghi in aeroporto hanno diviso una famiglia di tre persone e ora sono seduti uno lontano dall’altro e nessuno vuole fare cambio.
Tolleranza perché, se è vero che il mondo è bello perché è vario, la varietà crea pregiudizi ed è difficile togliere questo filtro dagli occhi delle persone.
Col tempo s’impara che i passeggeri diretti verso la Mecca devono sottoporsi ad un rito di lavaggio e vestizione particolare prima di scendere dall’aereo.
S’impara che durante i voli, alcuni musulmani praticanti verranno a chiederti “c’è un posto dove posso pregare?”.
Si impara a descrivere quello che si trova sul vassoio ad un passeggero cieco, si impara a gestire situazioni di svenimento e attacchi allergici, s’impara a calmare un marito che, dopo aver bevuto, ha deciso di dare spettacolo. E anche qui la lista continua.
Col tempo si impara a superare barriere linguistiche e culturali, le stesse di quando siamo in giro per il mondo. Oltre a superarle, si impara anche ad apprezzarle.
Consiglieresti a una giovane ragazza di diventare hostess?
Personalmente ho inseguito un sogno e ci sono poche cose nella vita che danno più soddisfazione della realizzazione di un sogno che s’insegue da bambini. Quindi sì, lo consiglierei a quelli che, come me, si emozionano ogni volta che vedono un aereo in cielo o entrano in un aeroporto.