Quando si parla di grandi cambiamenti di vita si tende spesso a considerare solo alcune opzioni. Nell’immaginario comune, ad esempio, “mollo tutto e ricomincio da capo” significa lasciare il proprio paese, trasferirsi in una nazione lontana e magari aprire un bar sulla spiaggia o il classico ristorante italiano.
Negli ultimi, anche grazie a blog come il mio che raccontano percorsi di vita alternativi, sempre più persone sognano di cambiare, ma con un obiettivo ben preciso: smettere di essere schiavi di un lavoro che ti impone orari e regole che limitano fortemente la tua libertà di scelta e riprendere in mano il proprio tempo.
Uno dei modi migliori per raggiungere questo obiettivo è diventare un nomade digitale, ovvero svolgere un lavoro completamente in remoto che ti permetta quindi di vivere costantemente in viaggio. È ciò che faccio da anni, come racconto nel mio libro “Le coordinate della felicità“.
Ma l’unico modo per tornare padroni del proprio tempo è diventando nomadi digitali? Assolutamente no. In realtà, molte persone nel mondo occidentale stanno ritrovando la felicità scegliendo uno stile di vita che di digitale ha ben poco e va totalmente contro il consumismo dei nostri tempi: trasferirsi in mezzo alla natura e dedicarsi all’autoproduzione.
Cos’è l’autoproduzione
È un ritorno alle origini, significa dire addio alla frenesia, al rumore e allo stress della vita in città per ritrovare il contatto con la Terra. Per alcuni è la campagna, per altri la montagna, per altri ancora è il mare; poco importa quale sia la concretizzazione specifica di questa grande rivoluzione personale.
L’unica cosa che conta davvero è riuscire a fare di questo stile di vita alternativo anche una forma di libertà dalla schiavitù di un lavoro tradizionale, dove hai quotidianamente capi a cui rispondere e scadenze da rispettare tassativamente.
La soluzione si chiama autoproduzione, ovvero produrre da sé e per sé la maggior parte dei prodotti alimentari che si consumano. In questo modo si evita di affidarsi totalmente a un supermercato e ai suoi prezzi gonfiati per cibarsi, ma non solo: quella dell’autoproduzione è anche una scelta etica, perché riduce drasticamente il proprio impatto sul pianeta.
In Italia c’è il Movimento per la Decrescita Felice, ma è soprattutto negli Stati Uniti, patria del consumismo sfrenato, che stanno nascendo molti movimenti legati all’autoproduzione e alla filosofia del “Less is More“, ovvero vivere con meno per vivere meglio.
Un tema di cui forse nessuno è più esperto di Rob Greenfield.
Rob Greenfield, un maestro dell’autoproduzione
Avevo già scritto di lui in un altro articolo, precisamente della sfida che concluse con successo qualche anno fa: 365 giorni senza comprare niente di nuovo. Rob, infatti, è un attivista che promuove un messaggio di ecosostenibilità attraverso una forte riduzione degli sprechi, la valorizzazione del riciclo, l’utilizzo di strumenti non inquinanti, l’adozione di abitudini a zero emissioni e il rispetto della natura.
Il suo attivismo non si ferma alle parole: da qualche tempo, infatti, vive in una tiny house, ovvero una piccola casa prefabbricata ed ecosostenibile che ha costruito con l’aiuto di alcuni amici.
Così si è allontanato dall’inferno di cemento della città e ha potuto ritrovare la lentezza dei ritmi della natura: svegliarsi con il sorgere del sole e addormentarsi con le tenebre, godere a pieno dell’estate e trovare rifugio nella sua “tana” d’inverno.
L’anno scorso, Rob ha deciso di fare un ulteriore passo in avanti: si è posto la sfida di riuscire a vivere per 365 giorni solo ed esclusivamente di ciò che produce.
Trasformare prati in orti e frutteti
Tutto è iniziato nel novembre dello scorso anno, quando ha fatto una proposta decisamente curiosa ai suoi vicini di casa…
“Avevo appena finito di costruire insieme ai miei amici una tiny house da 30 metri quadri. Minimalista e semplice. Questa sarebbe diventata la mia casa”, racconta Rob in un video sul suo canale YouTube. “Questo giardino rigoglioso dove mi trovo ora era un semplice prato di un vialetto, quando ho iniziato. Non possiedo terreni, quindi ho proposto la mia idea ai miei vicini di casa e agli abitanti del quartiere: avrei trasformato i loro prati in orti e frutteti, per poi condividere con loro i prodotti che avremmo ricavato“.
Una proposta che alcune famiglie hanno accolto con entusiasmo. Così Rob ha iniziato la sfida l’11 novembre 2018. L’11 novembre 2019 l’ha conclusa con successo.
Produrre il 100% del proprio cibo per un anno intero
“Nell’ultimo anno ho coltivato e foraggiato il 100% del cibo che consumato“, dice Rob con un grande sorriso sul volto. “Nessun negozio di alimentari, nessun ristorante, nemmeno un drink al bar. La natura è stata il mio giardino, la mia dispensa e la mia farmacia“.
Come ci è riuscito? Con una grande passione per l’autoproduzione, ma anche per la condivisione. Come già detto, infatti, Rob ha coinvolto tutto il suo quartiere nella sua sfida, utilizzando i giardini altrui per poter coltivare frutta e verdura da distribuire poi alla comunità.
“Nei vari giardini ho coltivato più di 100 tipi diversi di cibo. Decine di verdure, piene di nutrienti. Ho coltivato patate dolci, patate e yucca per i miei fabbisogni calorici; frutta deliziosa come papaya e banane; e ancora: zucche, carote, fagioli e barbabietole; erbe e peperoncini per dare sapore a tutti i miei pasti. Infine ho anche allevato api per avere il mio personale negozio di dolci a base di miele“.
Quando il cibo non è solo nutrimento, ma anche una cura
Quella di Rob Greenfield è stata una autoproduzione totale. Tutto ciò che non è riuscito a coltivare o produrre nei suoi giardini è andato a prenderlo direttamente in natura.
“Oltre alla enorme produzione dei miei orti e frutteti, ho raccolto oltre 200 specie di frutta e verdura direttamente in natura. Ho raccolto l’acqua dell’oceano, che ho poi bollito per ottenere il sale per i miei pasti; ho ottenuto la caffeina dall’albero dello Yaupon“.
Attraverso questa sfida ecosostenibile, Rob ha scoperto che il cibo non è solo alimentazione.
“Non solo ho creato da zero il mio personale negozio di alimentari ottenendo tutto direttamente dalla natura; ho anche creato la mia farmacia: ho coltivato curcuma e zenzero freschi direttamente nel mio giardino; bacche per produrre uno sciroppo utile a prevenire raffreddore e influenza; funghi e diverse varietà di tè; infine ho coltivato la Moringa, conosciuta come la pianta delle vitamine. Ho fermentato le verdure per fare i crauti e ho creato deliziose bevande come il vino al miele e la birra allo zenzero!”
“Ho mangiato il miglior cibo della mia vita”
Per un anno intero, Rob Greenfield è riuscito a vivere di sola autoproduzione. L’aspetto più interessante di questa sua sfida è che non ha mai “sofferto” per questa decisione. Anzi.
“Ho cucinato decine di pasti completamente differenti ma sempre salutari e naturali al 100%. In questo anno ho mangiato il miglior cibo della mia vita“.
Così, una volta finita la sfida, non si è fiondato in un supermercato a comprare cibo industriale e preconfezionato. Ha invece deciso di continuare con la sua missione, che va ben oltre il mantenersi solo con l’autoproduzione.
“Il mio obiettivo non era semplicemente quello di mangiare cibo autoprodotto ma anche di spingere gli altri a seguire il mio esempio e iniziare a coltivare gli alimenti della natura invece di acquistarli al supermercato. Così togli il potere alle grandi multinazionali e ti riprendi la salute. Inoltre, fai crescere la comunità, proprio come ho fatto io: in questi 365 giorni ho creato 15 orti e frutteti, piantato più di 200 alberi da frutta per la comunità e inviato gratuitamente oltre 5000 pacchetti di semi per incoraggiare le persone a coltivare il proprio cibo. Ho tenuto decine di lezioni gratuite sulla coltivazione di frutta e verdura”.
Il cibo è tutta una questione di consapevolezza
Alla fine è tutta una questione di consapevolezza. Che sia sul cibo, sul lavoro, sul denaro o sui rapporti con gli altri poco importa. Ciò a cui tutti noi dovremmo ambire è una vita consapevole, nella quale sappiamo ciò che succede intorno a noi e quali sono le conseguenze delle nostre azioni. Una vita nella quale siamo in grado di scegliere e non subiamo passivamente i piccoli e grandi eventi della quotidianità.
Dal mio libro “Le coordinate della felicità“
Se sei arrivato/a a leggere fino a questo punto, non ti fermare. Perché la riflessione finale di Rob racchiude il vero significato della sua sfida.
“Vorrei che tutti voi metteste in dubbio il vostro cibo: da dove viene? Come è stato prodotto? Come è stato coltivato? Come è arrivato sulla vostra tavola? Quale impatto ha avuto sulla Terra, sulle altre specie viventi e sugli umani che lo hanno coltivato per voi? Se non vi piacciono le risposte a queste domande, vorrei che il mio esempio vi desse la forza di provare a essere il cambiamento“.
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