Dia de Los Muertos: il significato della spettacolare festa dei morti messicana

La paura di morire è alla base della stragrande maggioranza delle paure dell’uomo ed è proprio questo il motivo per cui, specialmente in Occidente, la morte è diventata un tabù. Certo, è sempre più presente nelle immagini che vediamo sul web e in televisione, ma quelle sono, per l’appunto, solo immagini.

L’idea di morire è terrorizzante perché ci trascina fuori dagli schemi di una società che indica nella ricchezza materiale l’unica forma di realizzazione personale dell’essere umano. In una società in cui non si crede in nient’altro, dove si è così razionali da diventare irrazionali (come scriveva anche Erich Fromm), le persone hanno più paura di morire che mai.

Fortunatamente non è così ovunque. In Messico e in molte altre zone del continente latinoamericano, la morte non va temuta, bisogna riderci su. È quello che accade ogni anno durante il Dia de Los Muertos, la giornata dei morti. Una festa spettacolare a base di travestimenti e cerimonie volta non solo a ricordare chi non c’è più, ma anche ad accettare la morte come parte integrante della vita.

 

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Dia de los Muertos: non solo il 2 novembre

La festa ha origini molto antiche, le sue radici affondano nella cultura pre-colombiana, quindi anche pre-cristiana, ma è diventata molto nota nel mondo per le celebrazioni pittoresche che si fanno in Messico il 2 di novembre.

In realtà la festa dei morti inizia ben prima. Tra il 28 e il 29 ottobre i messicani celebrano chi è morto di pallottola, incidente o annegamento, ovvero coloro che hanno perso la vita in modo improvviso e violento. La credenza diffusa, in Messico, è che le loro anime soffrano di più nell’aldilà perché non hanno avuto modo di confessarsi. Il 30 ottobre si celebrano i morti solitari, le anime abbandonate da tutti. Il 31 ottobre si celebrano i bambini mai nati o morti prima del battesimo. 

Ogni famiglia celebra i propri morti, per cui vengono preparati banchetti pieni di cibo tipicamente messicano: tamales, fagioli, tortillas.

Le festività durano ben più della singola giornata del 2 novembre: iniziano il 18 ottobre e si concludono il 30 novembre. Un mese e mezzo in cui la vita scorre tra pranzi abbondanti, musica, preghiere, risate, petardi e alcool a fiumi.

L’importanza del cibo nella festa dei morti messicana

Nel giorno di Ognissanti (primo novembre) in Messico si crede che i morti tornino tra i vivi per visitare i loro cari e accettare le loro offerte.

Per questo motivo, il primo di novembre non c’è casa in Messico che non abbia una tavolata imbandita di cibo e bevande, ovviamente rispettando i gusti e le preferenze del morto che si vuole celebrare: i suoi piatti e la sua birra preferiti devono essere in bella vista.

Le case vengono arredate con fiori colorati (i tradizionali Chempasùchil, gialli e arancioni), tovaglie pregiate e le posate delle grandi occasioni. Vengono allestiti gli altari con le candele, le foto dei defunti, altri fiori e gli immancabili calaveras (più avanti vedremo cosa sono).

Perché nel Dia de los Muertos è vietato essere tristi

Dal momento che i morti tornano nel mondo dei vivi solo una volta all’anno, è fondamentale mostrarsi gioiosi e felici. Il primo e il due di novembre, in Messico, è vietato essere tristi, un segnale che fa capire quanto la concezione sia differente rispetto alle nostre latitudini.

La morte, per noi, è sinonimo di tristezza, sofferenza e infelicità. In Messico, è l’occasione per festeggiare la vita mentre si ricorda chi non c’è più.

Photo by Jeremy Iwanga (Unsplash)

Il teschio, simbolo del Dia de los Muertos

L’apoteosi della festività dei morti si raggiunge il 2 novembre con le parate che invadono le città del Messico. Le più spettacolari si trovano a Città del Messico: la capitale (una metropoli da svariati milioni di abitanti) si riempie di colori, costumi, maschere, balli e carri.

Ovunque si posi il tuo sguardo, sono presenti i teschi, simbolo massimo del Dia de los Muertos.

Come detto, in Messico la morte non è vista come una tragedia che ti toglie la voglia di vivere ma proprio come il contrario: è il promemoria che la vita è breve e bisogna godersela con gioia. 

Ecco perché i teschi sono onnipresenti ma sono sempre coloratissimi. Niente di lugubre, anzi, i teschi diventano persino dei dolci – i calaveras – che vengono posizionati in bella vista negli altari che ogni famiglia allestisce tra le mura di casa per ricordare i propri cari. I calaveras sono fatti con lo zucchero per invogliare chi è ancora in vita a essere felice.

Il teschio è un simbolo di morte potente a livello visivo. È utilizzato nel Dia de los muertos nello stesso modo in cui è usato come decorazione all’interno di tante Chiese: serve a ricordarci la nostra mortalità. Nel caso della festa messicana, però, questo non avviene per spaventare o mettere in guardia i vivi, bensì per ricordargli che la vita è un dono di cui godere a pieno ogni giorno.

Ridere della morte: le spettacolari parate del 2 novembre

Nelle parate che invadono le strade delle città, migliaia di persone si travestono. Ciò che ne accomuna la stragrande maggioranza di loro è proprio il teschio dipinto sul volto.

I messicani prendono molto sul serio il Dia de los Muertos e quindi, camminando per le strade di Città del Messico il 2 di novembre, uomini e donne di ogni età vi guarderanno con occhi immobili e l’espressione morta. Stanno impersonificando i morti che tornano nel mondo dei vivi.

A parte il trucco bianco e nero sul volto, tutto il resto è un’esplosione di colori. I carri, i vestiti, le bandiere, le bare trasportate per la città, le maschere delle divinità pre-colombiane: è il giorno dei morti, ma il nero è sovrastato dalla luce.

Oltre ai colori, ci sono i suoni: musica dal vivo, canti, fischi, petardi, colpi di frusta sull’asfalto, cori. Per i messicani, il Dia de los Muertos è innanzitutto una festa, il cui principale obiettivo è ricordare e omaggiare i morti restando uniti e soprattutto divertendosi.

Nessuna veglia funebre, nessuna lacrima. Il Dia de los Muertos ha solo il nome in comune con la nostra festa dei morti. In Messico, il 2 novembre, si beve, si mangia, si balla e si celebra la bellezza della vita. Ma soprattutto si ride, anche della morte. Questo è il modo migliore per smettere di averne paura e vivere intensamente.

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Gianluca Gotto
Gianluca Gotto
Sognavo di lavorare viaggiando, oggi scrivo mentre giro il mondo. Ho aperto Mangia Vivi Viaggia per condividere la bellezza che abbiamo intorno e mostrare che spesso la felicità si trova nelle scelte di vita alternative

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