Lavorare viaggiando è il sogno di tanti e fino a qualche anno fa era anche il mio.
Dopo il liceo avevo capito che probabilmente la mia strada si trovava in uno stile di vita alternativo e così si era acceso in me il desiderio di scoprire il mondo il più possibile.
Per questo motivo mi ero trasferito a vivere prima in Australia e poi in Canada, due nazioni che ho amato profondamente e che mi hanno permesso di viaggiare in luoghi meravigliosi. Quando sono tornato da Vancouver, però, mi sono reso conto che quel modo di “lavorare viaggiando” non era sostenibile sul lungo periodo.
Passare da una nazione all’altra è un’esperienza straordinaria ma non ti dà effettivamente la possibilità di lavorare o viaggiare liberamente. Ti impone di fermarti a lavorare in una sola località e solo dopo viaggiare, con i soldi che hai accumulato.
Per quanto avessi vissuto esperienze meravigliose sia in Australia sia in Canada, avevo anche capito che quel tipo di vita mi avrebbe reso schiavo dei visti (“me lo concederanno?”, “quanti mesi mi rimangono?”, “quando scadrà cosa farò?” erano domande che mi tormentavano in Australia) e di datori di lavoro che si sarebbero approfittati della mia situazione precaria.
Inoltre, sarei sempre stato vincolato a vivere per lunghi periodi in un solo posto, senza la possibilità di spostarmi perché in quel posto dovevo lavorare in maniera tradizionale.
Come spiego nel mio libro, iniziai a chiedermi se non ci fosse la possibilità di lavorare viaggiando per davvero: non lavorare prima e viaggiare poi, ma lavorare e viaggiare. Mi sembrava una prospettiva impossibile, finché un giorno non conobbi un ragazzo in un bar di Gran Canaria che mi aprì le porte di un mondo che sembrava troppo bello per essere vero: quello dei nomadi digitali.
Chi sono i nomadi digitali?
Nel mio libro spiego chi sono i nomadi digitali in questo modo:
Il concetto di nomadismo digitale è molto semplice: si tratta della possibilità di lavorare in remoto dal proprio computer mentre si gira il mondo. Ciò che più mi affascinava non era tanto la prospettiva di lavorare viaggiando. Certo, sognavo già ad occhi aperti quella vita spettacolare, ma ciò che volevo più di ogni altra cosa era la libertà.
Tratto da “Le coordinate della felicità“
In sostanza, gli elementi alla base del nomadismo digitale sono due: la possibilità di lavorare al computer e la possibilità di lavorare senza doversi presentare in ufficio ogni giorno.
Se il tuo lavoro soddisfa questi due requisiti, puoi facilmente diventare un nomade digitale. Se ti viene in mente un lavoro che soddisfi questi due requisiti, hai trovato un lavoro da nomade digitale.
So cosa stai pensando: è fantastico, ma dove diavolo lo trovo un lavoro così?
È la stessa cosa che pensai anche io quando mi misi in testa di provarci. Mi guardavo intorno e vedevo solo lavori che mi avrebbero costretto a presentarmi ogni giorno in un certo luogo e restarci per un certo numero di ore. Inoltre, la maggior parte dei lavori non erano neanche “digitalizzabili”, non si poteva svolgere al computer.
Come si risolve questo impedimento? La soluzione è solo una: cambiando mentalità.
Chiunque può diventare un nomade digitale, se lo vuole davvero
Devi imparare ad osservare il mondo con occhi diversi, perché la maggior parte dei lavori da nomade digitale non rientra nella categoria dei “lavori normali”. E ovviamente devi anche rivedere le tue convinzioni e le tue pretese: se cerchi un impiego a tempo indeterminato dove rubare lo stipendio senza far nulla per 8 ore al giorno, non troverai mai niente del genere che ti permetta anche di viaggiare.
Ti riporto il mio esempio, così come l’ho descritto nel libro. Io volevo scrivere ma non sapevo come trasformare questa passione in un lavoro per pagarmi anche solo l’affitto e le bollette, figuriamoci i viaggi. La laurea era fuori discussione, non volevo diventare un giornalista e sapevo che scrivere libri non poteva (ancora) essere il mio mestiere.
Come fare, dunque? Testardo come un mulo, ho iniziato a seguire le parole. Letteralmente: ho iniziato a investigare su chi avesse scritto cosa. In ogni contesto, dalle riviste nella sala d’attesa del dentista ai blog che leggevo.
Così ho realizzato che Internet è pieno di parole e qualcuno le deve pur scrivere. Almeno una percentuale di coloro che scrivono articoli sul web dev’essere composta da gente pagata per farlo. Con questa presa di coscienza è iniziata la mia carriera di web writer, con la quale oggi, a distanza di qualche anno, posso mantenermi mentre giro per il mondo.
Come vedi, diventare nomade digitale richiede grande fantasia, una quantità infinita di pazienza e tantissima determinazione, ma chiunque può riuscirci se ci mette il massimo impegno. Ho conosciuto persone che ce l’hanno fatta partendo da una conoscenza del mondo digitale pari a zero.
A chi me lo chiede consiglio sempre di provare a costruirsi un lavoro da zero piuttosto di seguire un percorso già definito da altri, ma se ti stai chiedendo quali siano i lavori più comuni tra i nomadi digitali, di seguito trovi la mia personalissima lista, basata sui “colleghi” che ho incontrato negli ultimi anni.
7 lavori per diventare nomade digitale e lavorare viaggiando
1. Web Writer
Parto da ciò che conosco meglio: la figura professionale del web writer. È il mio lavoro da alcuni anni ed è molto semplice da spiegare: produco contenuti testuali per siti web. Concretamente significa che i miei clienti sono persone o aziende che possiedono siti web e hanno bisogno di qualcuno che scriva articoli da pubblicare. Quello del web writing è un mercato molto ampio, ma nel quale c’è tanta competizione. Non è richiesta alcuna formazione particolare (in questi anni non mi è mai stato chiesto nemmeno se avessi la laurea) e chiunque può iniziare da zero, proprio come ho fatto io (racconto per filo e per segno questo percorso nel mio libro).
Il mio consiglio: cerca una nicchia profittevole. La mia è stata per molti anni il poker. Tutti vorrebbero scrivere di ciò che amano ma all’inizio ti capiterà di scrivere di cose super noiose. Io ho anche fatto finta di essere una casalinga per scrivere su un blog che si occupava di elettrodomestici. Impara come funziona la SEO, è fondamentale per scrivere online.
2. Programmatore
Nella categoria programmatore ci metto dentro un gran numero di figure professionali, ovvero tutti coloro che costruiscono software o siti web o applicazioni programmando, cioè scrivendo linee di codice nei vari linguaggi esistenti. Non sono a conoscenza di quali siano i linguaggi di programmazione o le aree professionali più in voga al momento ma so per certo che con un’oretta di ricerche tra Google, YouTube e Facebook (Dio benedica i gruppi su Facebook) potrai ottenere tutte le informazioni che ti servono. L’aspetto che ho sempre trovato affascinante della figura del programmatore è che teoricamente puoi imparare a programmare da solo, sfruttando le infinite risorse presenti sul web.
Il mio consiglio: scegli con cura il linguaggio di programmazione in cui specializzarti, in base a ciò che ti appassiona e a dove potresti avere il guadagno orario più alto. Poi dedicati anima e corpo: è uno dei pochi settori meritocratici, dove chi più sa più va avanti.
3. Graphic Designer
La figura del graphic designer si occupa di fare ciò che faccio io ma con contenuti visuali. Se io scrivo, il/la graphic designer produce grafiche, loghi, copertine, temi dei siti web, banner e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente ci sono molte specializzazioni sotto questa macro area e anche in questo caso si può essere autodidatti oppure seguire un percorso di studi dedicato. So per certo che c’è molta richiesta per lavori più semplici come la creazione di banner, perché il web è in continua espansione. Detto ciò, nell’ambito del graphic design c’è una forte concorrenza da parte di freelance che vivono in paesi dove la vita costa poco e hanno richieste economiche decisamente sotto la media, “distruggendo” il mercato.
Il mio consiglio: specializzati nella produzione di banner accattivanti e nell’editing fotografico per Instagram. Intorno ai banner girano molti soldi, quindi è relativamente facile trovare lavoro. Per quanto riguarda Instagram, molte più persone di quanto credi sono disposte a delegare l’editing delle loro foto a un freelance.
4. Traduttore
Saper tradurre da una lingua all’altra in maniera professionale significa avere moltissime possibilità per diventare un nomade digitale. Il primo nomade digitale che incontrai era un traduttore e giustamente, come racconto nel mio libro, mi pose una domanda: “D’altronde, pensaci, se devo tradurre un manuale ho bisogno di andare ogni giorno in ufficio?” Se hai tempo per iniziare un percorso di studi da zero, ti consiglio di imparare alla perfezione una lingua. Non l’inglese, dove c’è troppa concorrenza, ma una lingua molto utilizzata su canali commerciali importanti. Saper tradurre dal cinese all’italiano o dall’italiano all’arabo, è praticamente un sinonimo di lavoro assicurato come nomade digitale.
Il mio consiglio: chiediti quali sono le lingue per cui la gente è disposta a spendere più soldi in traduzioni e buttati in quella direzione. Saper tradurre alla perfezione in inglese, oggi, è dato per scontato. Prova anche a specializzarti in un certo settore di nicchia. Un mio caro amico nomade digitale ha iniziato traducendo i videogames.
5. Digital Marketer
Il digital marketer è colui o colei che si guadagna da vivere promuovendo la vendita di oggetti o servizi sul web. Li avrai sicuramente visti quei personaggi che compaiono improvvisamente nel tuo feed di Facebook e ti invitano a scaricare una guida gratuita su un determinato argomento. Ecco, loro sono digital marketer. A volte lavorano sui propri prodotti (ad esempio vendono i loro corsi), a volte sui prodotti altrui (e guadagnano sulle commissioni sulle vendite). Il loro mestiere è riuscire a vendere attraverso lo strumento potentissimo che è Internet. È un settore talmente ampio che ci vorrebbe un articolo a sé per spiegare in che modo iniziare questo percorso quindi ti invito a dedicare un paio di ore e scoprire questo mondo, trovare un settore al suo interno che ti interessi e poi dedicarti anima e corpo.
Il mio consiglio: leggi tutti gli articoli che trovi sul web (soprattutto in lingua inglese che sono più aggiornati ;), guarda tutti i video che trovi su YouTube e partecipa attivamente a tutti i gruppi Facebook che trattano di Digital Marketing. È un mondo che si muove alla velocità della luce, se riesci a stargli dietro hai già fatto il primo passo per costruirti una carriera.
6. Social Media Manager
La figura del Social Media Manager è più recente, per ovvi motivi. Come dice il nome, un SMM si occupa di gestire i profili social per conto di un’azienda, un brand o un personaggio pubblico. Un SMM può essere assunto per diversi scopi: magari per aumentare il coinvolgimento di un personaggio famoso con il suo pubblico oppure per aumentare l’esposizione di un prodotto (e quindi le sue vendite) oppure semplicemente per far conoscere a più persone possibili un’azienda. La mia ragazza (Claudia, se hai letto il mio libro la conosci bene) ha lavorato a lungo come Social Media Manager, specializzandosi nella gestione di account in ambito “health&fitness” e yoga. Ma nel suo portfolio, ovviamente, c’è anche Mangia Vivi Viaggia… posso dire di aver trovato la miglior SMM in circolazione 😉 Osservando la sua attività ho capito che anche in questo campo conta ben poco il percorso di studi o formativo, ciò che interessa davvero al cliente è che tu sappia far bene il tuo lavoro e raggiungere gli obiettivi prefissati.
Il mio consiglio: inizia ad aprire e gestire account di successo senza alcun secondo fine. Creati un portfolio che dimostri quanto sei in gamba sui social. È il miglior biglietto da visita che esista quando proporrai a qualcuno di gestire i suoi profili.
7. Travel Blogger
La figura del travel blogger è un po’ meno definita ed è certamente la più discussa di queste. Alcuni sono convinti che un travel blogger non possa guadagnarsi da vivere, altri invece sono certi che di soldi ne guadagnino a non finire. Dal mio punto di vista, questa è la situazione: la maggior parte dei travel blogger non vive di questa attività ma i pochi che ci riescono si mantengono molto bene. Cosa fa precisamente un travel blogger? Verrebbe spontaneo dire che racconta i suoi viaggi ma in realtà non è così. Un travel blogger racconta luoghi e aziende legate a certi luoghi. Collabora con enti del turismo, brand nazionali e compagnie aeree. Offre la visibilità che si è costruito sui social network e la sua capacità di creare contenuti interessanti in cambio di un compenso. Al giorno d’oggi ci sono migliaia di travel blogger e il settore è estremamente competitivo. Non credere che il lavoro del travel blogger professionista sia una passeggiata, perché non lo è. Oltretutto è vero che si viaggia ma spesso non è il travel blogger a scegliere le destinazioni, bensì gli enti del turismo che lo contattano. Potrebbe succedere che un travel blogger innamorato della vita di mare venga contattato dall’ente del turismo della Norvegia, ad esempio. Per questo non mi ha mai attratto l’idea di diventare un travel blogger: preferisco avere un lavoro che mi permetta di mantenermi in viaggio ma che non influisca sulla scelta delle destinazioni che visito.
Il mio consiglio: segui questa strada solo se hai un modo di raccontare il mondo unico e molto personale. Chiediti: “Perché le persone dovrebbero seguirmi?” Se non riesci a trovare una risposta entro 5 secondi, riparti da zero. Cerca una nicchia anche qui: non ragionare a livello globale, ma a livello locale. Se ti poni come un esperto del centro-america, ti assicuro che gli enti del turismo di quella zona del mondo saranno ben felici di lavorare con te, anche se hai meno seguito rispetto a chi invece racconta paesi da ogni parte del mondo.