C’è un antico proverbio cinese che dice: “La persona che torna da un viaggio non è mai la stessa che era partita“. Si tratta di una grandissima verità, perché niente più del viaggio è sinonimo di cambiamento.
Viaggiando ti evolvi, diventi una versione migliore di te stesso, e porti con te i benefici e le lezioni che hai imparato sempre, anche quando torni a casa. E come scrivo nel mio libro sulla Costa Rica, viaggiare non è un’esperienza fine a se stessa ma ti aiuta a essere una versione migliore di te anche nella quotidianità.
In particolare, ci sono tre grandi lezioni che possono farti cambiare prospettiva sulla vita di tutti i giorni e aiutarti ad affrontarla più positivamente.
1. Hai bisogno di molto meno rispetto a ciò che credi
Quando viaggi impari a cambiare prospettiva. Ti ritrovi in così tante situazioni nuove e sconosciute che ti viene naturale chiederti quali siano davvero le tue priorità.
E quando osservi un tramonto mozzafiato oppure ti immergi nella natura, nuotando nell’oceano o camminando in una foresta, ti rendi conto di una cosa: per essere felici e realizzati, serve molto meno di ciò che crediamo.
È questa una delle lezioni più grandi che ho imparato nel corso dei miei viaggi. Un tempo ero convinto che mi servissero tante cose per avere una vita piena, e invece ho scoperto che ciò che fa davvero la differenza non è una quantità di cose, ma di esperienze.
Abbiamo bisogno di avventure, di sentirci vivi, e non sarà uno smartphone o un nuovo oggetto a darci questa sensazione. Sentirsi vivi è una questione che non ha nulla a che vedere con il materialismo, ma con le persone, il mondo e una profonda connessione con noi stessi.
Non ci credi? Fai un viaggio, anche breve, e lo scoprirai tu stesso.
2. Non è necessario pianificare sempre tutto
Una delle caratteristiche tipiche della vita in città è la frenesia controllata. Andiamo velocissimi, ma dobbiamo sempre avere un calendario e un programma ben precisi.
Dobbiamo svegliarci ogni mattina sapendo cosa faremo, cosa succederà, chi incontreremo, dove andremo. Tutto è pianificato nei minimi dettagli.
Il vero viaggiare è l’esatto opposto. Non dico che non esista programmazione, ma che questa non è in grado di soffocare la meravigliosa imprevedibilità della vita.
Pensaci: ti svegli ogni giorno in una città diversa, incontri sconosciuti, non sai quanto ti fermerai, né dove. Quando sei on the road ogni giorno è un’avventura, ed è bellissimo.
Ma chi viaggia tanto sa che l’avventura può esserci anche nella vita di tutti i giorni.
Basta scegliere un percorso diverso per andare in ufficio, scambiare due chiacchiere con una persona sconosciuta che si incontra sul tram, prendersi mezz’ora per stare in un parco a non fare altro che osservare il mondo.
Fare qualcosa che non hai mai fatto prima, e quindi vivere esperienze diverse.
Viaggiare non vuol dire per forza andare dall’altra parte del mondo: si può viaggiare anche nella quotidianità.
3. Gli sconosciuti non sono una minaccia
Cresciamo in grandi metropoli regolate da leggi non scritte che tutti devono seguire.
Una di queste è che gli sconosciuti siano automaticamente delle minacce. Non bisogna parlare con gli sconosciuti, non bisogna fidarsi degli altri, non puoi contare su nessuno a parte te stesso.
Un viaggiatore sa quanto siano falsi questi preconcetti.
Lo sa perché quando viaggia è costretto a interagire con gli estranei, e quando lo fa si rende subito conto che le persone sono un valore aggiunto delle nostre vite, non una minaccia.
Di nuovo: non sono gli oggetti a generare felicità. Sono le esperienze, e spesso le esperienze nascono quando si sceglie di interagire con gli altri.
Prova ad aprirti con chi non conosci, a dargli fiducia come faresti con un simpatico backpacker su night-bus in Thailandia. In cambio riceverai molto più di quanto tu possa immaginare.