Chi lo ha detto che debba esistere un modo “giusto” di vivere? Pensa che bel mondo sarebbe se ognuno di noi si sentisse libero di poter vivere come preferisce, senza condizionamenti e pregiudizi. Senza doversi sentire diverso, strano o sbagliato.
Sarebbe indubbiamente un bel mondo, ma la realtà è diversa. Nonostante siamo nel 2019 e abbiamo la possibilità di scegliere, moltissime persone scelgono di non scegliere. Hanno sogni, ambizioni e progetti di vita che li renderebbero felici ma a cui rinunciano perché non sono conformi a quei parametri di “normalità” che la società ci impone.
È così che milioni di persone vivono senza realizzarsi, perché troppo spaventate dalla prospettiva di andare contro tutto e tutti e ritrovarsi quindi da soli. Si accontentano, ripongono i propri sogni nei cassetti e spesso si incattiviscono verso coloro che invece hanno deciso di provarci.
Perché ci sono anche loro, quelli che ci provano ancora. Quelli che non hanno paura di andare controcorrente pur di non dover andare contro la propria natura. Sono anime speciali, sono sognatori, spesso sono ribelli e un po’ romantici.
Marina Piro è una di queste persone. Una ragazza italiana che in una vita normale non si sentiva a suo agio e così ha deciso di costruirsene una particolare, diversa, anomala. Ma soprattutto, una vita felice.
Una ragazza italiana espatriata in UK
Fino a qualche anno fa Marina aveva una vita simile a quella di molti altri giovani italiani: si era trasferita a vivere in Inghilterra, aveva un lavoro tradizionale e una casa in affitto.
“Avevo un buon impiego in un ufficio, avevo una bella casa spaziosa in affitto ed un piccolo giardino”, mi racconta dal Regno Unito, dove vive tutt’oggi. “Mi ero trasferita in Inghilterra a 20 anni e mi ero ambientata bene nel mio nuovo paese. Quando ero arrivata avevo solo una borsa da sport ma dopo anni di mercatini e ‘charity shop’ mi ero letteralmente riempita la casa di vestiti e libri. Le mie amiche ancora mi prendono in giro quando mi ricordano che avevo due armadi stracolmi di oggetti!“.
“Ho sempre amato il contatto diretto con la natura”
Per qualche anno, Marina ha vissuto così, normalmente. Finché non ha capito che quella normalità non faceva per lei.
“Ho sempre voluto viaggiare e la vita cittadina non mi ha mai attirato particolarmente. Non sono mai stata ambiziosa riguardo agli studi o alla carriera, la cosa che da sempre mi appassionava era il contatto diretto con la natura ed i suoi elementi“.
Vivere un’esistenza in mezzo al cemento, allo smog e al rumore è sinonimo di infelicità per chi ama stare a stretto a contatto con la natura. Però in quel contesto urbano aveva trovato un lavoro ben pagato e stabile. Cosa si può fare in questi casi? Non si può fare niente, risponderebbe la maggior parte delle persone. La vita è così, direbbero in tanti.
“Ora o mai più”
Marina ha ragionato in maniera differente. Invece di concentrarsi sul lavoro che avrebbe perso, si è concentrata sul tempo che stava sprecando. Così ha trovato la forza di compiere una decisione molto forte.
“Un po’ per coincidenza, un po’ per circostanze, mi sono ritrovata in un lavoro che si pagava bene ma in cui non mi identificavo“, spiega Marina. “Un giorno ho semplicemente deciso che il momento perfetto per partire non sarebbe mai arrivato e mi sono detta ‘ora o mai più’. Credo che la vita sia un dono prezioso da apprezzare tutti i giorni, non sappiamo quanto tempo ci è concesso su questa terra, quindi perché sprecarlo?”
Licenziarsi e cambiare vita
Marina ha deciso di rinunciare a quel lavoro e ha iniziato a progettare la sua nuova esistenza, basata sulle sue passioni: l’artigianato e il viaggio. Ben presto si è resa conto che per riuscirci non era sufficiente avere il tempo libero dal lavoro per farlo ma era necessario intraprendere un vero e proprio percorso di vita alternativo, ben distante da quello che aveva avuto fino a quel momento.
“Credo che inizialmente la mia idea fosse quella di viaggiare in bici ma mi sono resa conto velocemente conto che con Odie, il mio cane, non sarebbe stato affatto pratico. Cercando online sono incappata nel blog di un ragazzo che aveva convertito un furgone in casa e mi si è accesa la lampadina”.
Trasformare un furgoncino in una casa mobile
Ognuno di noi trova le coordinate della propria felicità in un modo diverso. Marina le ha trovate in un… furgoncino.
“Ho visto un Kangoo 1.3 del 2001 in vendita. Quando il proprietario mi ha detto che voleva solo 600 sterline, l’ho comprato senza nemmeno pensarci. L’ho preso anche perché un furgone piccolo mi permetteva di spendere meno in assicurazione, camperizzazione ed è più facile da parcheggiare”.
Dopo aver acquistato il mezzo, Marina si è dedicata a lavorare duramente sul suo sogno di trasformarlo in una casa su ruote.
“Quando l’ho comprato era un vero porcile. L’ho pulito, ho tolto i sedili e ho iniziato la camperizzazione. Ho installato una piccola cucina con 2 fornelli e un lavandino con 20 litri di acqua pulita, una panca che si allunga diventando un letto, una batteria ausiliare dalla quale posso caricare il mio laptop e telefono, una ventola sul tetto per areare il furgone. C’è abbastanza spazio per tenere i miei vestiti e l’attrezzatura da outdoor“.
Dopo aver reso il van abitabile, Marina ha lasciato la casa in affitto, ha preso il suo cane Odie e ha iniziato la sua nuova vita in van: “Al momento sono una fulltimer, ovvero vivo a tempo pieno nel furgone. Ma sta diventando un po’ piccolo per me, vorrei prenderne uno più spazioso entro la fine di quest’anno”.
“Il mio cane è il compagno di viaggio ideale”
Magari cambierà il suo van (che si chiama Pam) con un altro ma Marina non ha intenzione di smettere con la Vanlife. Uno stile di vita alternativo che piace sia a lei sia a Odie, il suo cane.
“Ho iniziato a condividere la mia vita con Odie un anno prima di imbarcarmi nella Vanlife. L’ho conosciuto in un canile locale. Andavo al canile come volontaria dopo aver perso il mio cane. Appena l’ho visto mi sono innamorata e l’ho voluto portare a casa. In tutta sincerità Odie è il cane perfetto e vive la vita in furgone benissimo. Appena salgo, sale anche lui e guai a guidare anche per 2 metri senza Odie a bordo! Non soffre il mal d’auto e per la maggior parte del tempo dorme (ha appena compiuto 11 anni). È il compagno di viaggio ideale“.
La “routine” di una vita in van
In una vita come quella di Marina l’avventura è all’ordine del giorno, sia per quanto riguarda le sue escursioni nella natura sia per quanto riguarda gli imprevisti che sono sempre dietro l’angolo quando vivi on the road. Ciononostante, anche lei ha una sorta di routine:
“È vero che le giornate sono diverse a seconda di dove siamo parcheggiati ma in linea di massima la mia giornata tipo si divide in due parti: esplorazione la mattina e lavoro il pomeriggio. Dopo colazione ci piace partire per una camminata più o meno lunga per esplorare il luogo in cui siamo (tempo permettendo). Una volta tornati pranziamo e poi il pomeriggio lo dedico a lavorare“.
Già, perché Marina si era licenziata da un posto di lavoro sicuro e ben pagato ma questo non significa che abbia smesso di lavorare. Ha scelto invece di fare di una sua passione un lavoro: “Ho iniziato a creare bigiotteria che vendo attraverso il mio shop online. Oggi mi occupo di questo: creo i miei prodotti, poi impacchetto e spedisco“.
Al mattino l’esplorazione, al pomeriggio il lavoro e alla sera il relax: “La sera mi piace leggere, suonare la chitarra e ricercare il nostro prossimo spot da raggiungere“.
Le insidie e la bellezza della Vanlife
Molte persone vorrebbero provare la Vanlife. Magari non per sempre, ma per un periodo della loro vita. Se non lo fanno è perché si tratta di uno stile di vita sconosciuto e poco comune, che genera quindi molti dubbi e timori. Marina vive in un van da anni ormai e queste sono le insidie più grandi dal suo punto di vista:
“Credo che l’aspetto più ‘duro’ per me sia il trovare il parcheggio per dormire. Alle volte è facile e si è fortunati (in Scozia ad esempio è una passeggiata) in altri si gira e rigira per ore senza trovare niente. Un altro aspetto è la sensazione di non essere mai a casa propria (al di fuori del van ovviamente) e di non conoscere il territorio. Ogni tanto è rincuorante sapere dov’è il posto migliore per bere un caffè, quali sono le passeggiate in zona o dove si trova il mercato. Ci si sente perennemente in modalità ‘esplorazione’’ il che è entusiasmante ma allo stesso tempo stancante! Per fortuna la maggior parte delle volte ci sono Google o i consigli delle persone del luogo”.
La conseguenza più bella di questa scelta di vita alternativa è ovviamente la libertà che si guadagna:
“Credo che per me, come per molti, l’aspetto più gratificante sia avere la libertà di scegliere dove svegliarsi ogni mattina. Non c’e nulla di meglio di arrivare in uno spot la sera e svegliarsi accanto alla spiaggia o in una foresta di pini con il suono degli uccelli come sveglia. Un altro vantaggio è quello di avere sempre tutto quello di cui si ha bisogno in furgone. Un kayak? Ce l’ho. Costume da bagno? Ce l’ho. Un set da ping pong? Ce l’ho. Non devo mai fare le valigie, il che mi rende molto felice”.
“La paura è una brutta bestia, in realtà chiunque può farlo”
Sono sicuro che se Marina avesse chiesto consigli in giro prima di iniziare la Vanlife avrebbe ricevuto quasi esclusivamente pareri negativi. Le avrebbero detto che è pericoloso e che una donna da sola non dovrebbe fare una sciocchezza del genere. Le avrebbero dato della folle e dell’incosciente.
A Marina non chiedo se qualcuno ha provato a scoraggiarla. Le chiedo invece cosa consiglia a una ragazza che leggendo la sua storia prova il desiderio di seguire i suoi passi.
“Certo, ogni tanto ho paura e mi sento sola“, mi risponde. “Ma posso assicurarti che ogni tanto avrei paura e mi sentirei sola anche vivendo una vita ‘tipica’. Non credo che viaggiare in furgone sia intrinsecamente più pericoloso che vivere in un appartamento in una grande città. I pericoli esistono e non bisogna agire ingenuamente ma la paura è una brutta bestia che spesso ci porta ad ingigantire le cose”.
“Ad una ragazza direi che se vuole, può. Le direi di non farsi influenzare dalle idee altrui. Certo, chi ci sta vicino ci vuole bene e ci vuole proteggere ma non sempre sa quello che è giusto per noi. Io ed Odie non siamo speciali. Io sono una ragazza normale, se lo sto facendo io lo può fare chiunque“.