Tutti sogniamo di avere una vita straordinaria, fin da giovani. Quando siamo adolescenti ci immaginiamo ricchi, con il partner giusto, nella città dei nostri sogni, e sicuramente speriamo di essere felici. Ecco perché ci muoviamo fin da subito in questa direzione: a scuola e nella vita prendiamo decisioni volte ad arrivare, un giorno, a realizzarci.
Per molti la realizzazione personale si basa sull’idea di successo tipica della società occidentale: tanti soldi, un lavoro prestigioso e tanti oggetti da ostentare. C’è chi insegue questo modello, ma quando finalmente raggiunge l’obiettivo si rende conto che non è ciò che lo rende felice.
Ne era convinto, perché aveva colto ovunque segnali che fosse quella la strada giusta, eppure non ha funzionato. A quel punto, è facile che lo sconforto prenda il sopravvento e inizino a venir fuori dubbi esistenziali sempre più difficili da affrontare. Così, c’è chi fa finta di niente e soffoca sul nascere le domande scomode e chi invece prende in mano la propria vita e si ribella. David Sandel appartiene alla seconda categoria.
“Arrivare” ma essere infelici
“Mi sono laureato in Ingegneria Elettronica”, racconta David. “Dopo la laurea non mi sembrava di avere molte possibilità: mi ero indebitato per studiare perché tutti mi avevano detto che avrei trovato lavori ben pagati. Quindi non potevo che proseguire su quella strada e cercare un lavoro adatto al mio percorso”.
L’impatto con il mondo reale fu però ben diverso dalle aspettative.
“In azienda ero l’ultimo arrivato e non contavo nulla. I miei superiori guadagnavano sulle mie spalle e io dovevo lavorare dalla mattina alla sera. In più il mio lavoro era tutt’altro che entusiasmante. Spesso mi chiedevo perché mi pagassero per premere un pulsante. Poteva farlo persino un bambino”.
A cosa servono i soldi? A comprarsi una via di fuga
Qualcuno dice che il contrario di “infelicità” sia “noia”. È certamente questo il caso di David, che fin da ragazzino amava stare all’aria aperta e avventurarsi nei boschi. Adorava dormire in tenda e restare a stretto contatto con la natura. Com’era finito a vivere per lavorare e passare gran parte delle sue giornate chiuso dentro quattro mura?
“A volte piangevo per la frustrazione“, racconta senza filtri. “A 31 anni guadagnavo molto bene, ma non c’era qualità nella mia vita. Mi resi conto che i soldi non sono tutto, ma hanno un grande vantaggio: spesso possono permetterti di trovare una via di fuga“.
Mollare tutto e vivere in un van
David si è reso conto di quanto sia assurda la concezione tipicamente occidentale per cui il denaro sia un fine e non un mezzo. Con questa consapevolezza ha compreso che i soldi accumulati fino a quel momento dovevano trasformarsi in un ponte verso la sua felicità. Aveva sprecato anni della sua vita per avere tutti quei risparmi, e ora doveva semplicemente utilizzarli nel modo giusto.
“Nel mio ultimo anno di lavoro non feci altro che risparmiare e accumulare più denaro possibile. Poi acquistai la mia via di uscita: mi licenziai e comprai un van. Spesi qualche migliaio di dollari per rimetterlo in sesto e trasformarlo in una casa su ruote. Poi mi assicurai di avere almeno un anno di spese da parte e alla fine partii”.
Vivere delle proprie passioni
Per un anno intero, David non ha fatto altro che viaggiare e vivere in van negli Stati Uniti. Voleva riconnettersi con la natura, così aveva ripreso a fare ciò che amava da ragazzino: il rock-climbing. In quell’anno trascorso on the road, David ha conosciuto tante altre anime libere e ribelli, uomini e donne che vivevano in un van con pochi oggetti ma tante possibilità di essere felici. E fu proprio parlando con una di loro che comprese il valore della condivisione. Così, si aprì un blog sulla vita all’aria aperta.
In breve tempo il blog divenne molto popolare, ma David non ci fece caso. Era troppo impegnato a godersi la vita e soprattutto a viaggiare, perché, dopo aver esplorato il suo paese di origine, voleva uscire dai confini nazionali e scoprire il mondo intero.
“Nel giugno del 2015 prenotai un volo di sola andata per la Thailandia, un luogo che avevo sempre sognato di visitare. Ci restai per quattordici settimane, una possibilità che il mio lavoro precedente non mi avrebbe mai dato. Poi ho visitato Singapore, il Messico, il Canada e due volte la Spagna“.
Lavorare viaggiando
Mentre viaggiava per il mondo, David ha ricevuto un’offerta di lavoro particolare: visto il grande seguito sul suo blog dedicato all’arrampicata, una famosa rivista del settore voleva che scrivesse per loro. Ha accettato e da quel momento è diventato un nomade digitale, ovvero una persona che può lavorare da qualsiasi luogo del pianeta con il suo computer.
Sono passati quattro anni da quando David si è licenziato. Quattro anni passati a viaggiare prima con i soldi risparmiati e ora con quelli che guadagna scrivendo articoli sulle riviste specializzate in “outdoor”.
Non ha più il denaro che aveva quando lavorava dalla mattina alla sera, ma ha la libertà ed è felice. Quando hai questa ricchezza, hai davvero bisogno di ulteriore ricchezza materiale?
“Ho molti meno soldi di un tempo ma non sono mai stato più felice. Ho la possibilità di spostarmi liberamente ovunque io voglia e di partire per un trekking di dieci giorni quando voglio. Ho viaggiato per il mondo mentre lavoravo e sono andato a trovare la mia famiglia ogni volta che volevo, senza dover chiedere il permesso al mio capo. Questa libertà è ciò che mi spinge ad andare avanti su questa strada alternativa”.