• 2 settembre 21:00 Desio presso Parco Tittoni SOLD OUT
  • 6 settembre 21:00 Boves presso Equo Festival SOLD OUT
  • 13 settembre 20:30 Verona presso Om Festival SOLDOUT
  • 14 settembre 19:30 Milano presso Festival il tempo delle donne per partecipare qui 
  • 15 settembre 15:00 Marina di Ravenna presso Kalemana Festival per partecipare qui 
  • 18 settembre 20:00 Muralto Locarno, Svizzera per partecipare qui
  • 19 settembre 21:00 Vicopisano presso Le parole contano per partecipare qui
  • 20 settembre 18:00 Ferrara presso Associazione Nuova Terraviva per partecipare qui
  • 21 settembre 14:30/15:30 Cesena presso Macrolibrarsi Festival per partecipare qui
  • 22 settembre 21:00 Padova presso Festival Consapevolezza per partecipare qui

Il firmacopie si terrà solo prima dell'evento, a partire dalle ore 19:00 fino alle 20:30. Presso la location sarà possibile acquistare i miei libri.

  • 28 settembre 18:00 Mestre presso Festival delle Idee per partecipare qui
  • 1 ottobre 17:30 Brescia presso Festival Librixia per partecipare qui
  • 6 ottobre Marina di Bibbona presso SurfWeek Festival *presto i dettagli
  • 9 ottobre 14:00/15:00 Rimini presso TTG book&go per partecipare qui
  • 25 ottobre Bari presso Storytellers Festival per partecipare qui

Cambiare vita e trasferirsi a Bali a 40 anni con una figlia: la storia di Francesca e Michele

Quando mi chiedono come affrontare un grande cambiamento dopo i trenta, i quaranta o anche i cinquanta, rispondo sempre la stessa cosa: non concentrarti su ciò che ti manca, ma su ciò che hai.

È vero, non hai più l’incoscienza dei vent’anni, ma a vent’anni non avevi l’esperienza che oggi ti rende più maturo. Non avevi affrontato le sfide che ti hanno insegnato a essere resiliente, e almeno un po’ più saggio: una separazione, un fallimento lavorativo, una grande delusione. Ora che queste cose le hai vissute, hai una consapevolezza che puoi sfruttare a tuo vantaggio.

La verità è che non esiste un’età giusta per cambiare, né un momento perfetto. Le condizioni ideali sono un’illusione, e i piani infallibili esistono solo nella teoria. L’unica cosa che davvero possediamo è il momento presente. L’unico modo di agire è fare del nostro meglio con ciò che abbiamo a disposizione qui e ora.

Il cambiamento non richiede di essere perfetti, ma un pizzico di coraggio, questo sì. È proprio quello che hanno trovato Francesca e Michele quando, poco prima che scoppiasse la pandemia, hanno deciso di stravolgere completamente la loro vita.

Ho deciso di intervistarli perché ho avuto modo di ascoltare la loro storia di persona, qui a Bali, e sono rimasto colpito dalla serenità e dalla trasparenza con cui parlano dei momenti difficili che un simile cambiamento porta inevitabilmente con sé. Ma anche dell’intraprendenza e dell’amore che ha fatto da carburante al loro sogno realizzato: una nuova vita, una figlia, un’isola indonesiana da chiamare casa.

Trasferirsi a Bali e cambiare vita: la storia di Francesca e Michele

Ciao Francesca e Michele, raccontatemi di voi: chi eravate prima di arrivare qui a Bali?

Francesca: io sono nata a Roma e lì ho lavorato in Mediaset per 14 anni, prima di decidere di licenziarmi e dedicarmi agli investimenti immobiliari. Lasciare il posto fisso è stato l’inizio del mio grande cambiamento di vita, ma la svolta vera e propria c’è stata quando io e Michele ci siamo trasferiti a vivere all’estero, nel gennaio del 2020. Prima a Dubai, poi abbiamo deciso di cambiare completamente e andare in Kenya; infine, eccoci qui a Bali, il luogo dove viviamo dal marzo 2021 e che è diventato la nostra casa.

Michele: io ho fatto l’imprenditore da quando avevo 21 anni, ormai sono 30 anni. Ho iniziato nell’azienda di famiglia, in Toscana, ma quando quell’esperienza si è conclusa ho deciso di fare esperienze imprenditoriali in campi anche molto diversi tra di loro. In totale ho fondato 6 aziende e non mi sono fatto mancare nemmeno un’esperienza (molto breve, 15 mesi) da dipendente, durante la quale ho capito che quella non poteva essere la mia strada. Io e Francesca ci siamo incontrati e abbiamo deciso di diventare partner non solo nella vita, ma anche a livello professionale. Nel 2016, dopo diversi anni di studio e formazione, abbiamo iniziato a fare investimenti immobiliari in Italia (per gli esperti in materia, ci occupavamo di “flipping”).

Cosa vi ha spinto a lasciare l’Italia e perché, dopo Dubai e il Kenya, avete scelto proprio Bali?

La decisione di trasferirci all’estero è nata da due fattori principali: il voler dare a nostra figlia Viola (che all’epoca aveva solo un anno) uno stile di vita diverso, internazionale. E poi avevamo voglia di metterci in gioco come professionisti e ampliare i nostri orizzonti: dopo l’esperienza di Dubai, volevamo provare a esplorare i mercati immobiliari esteri meno conosciuti ma in espansione, come quello indonesiano.

Come avete messo in atto il cambiamento dal punto di vista lavorativo? Com’è nata la vostra attività?

Francesca: noi lavoravamo già come investitori immobiliari in Italia e dal 2019 abbiamo anche iniziato un’attività di formazione per chi volesse investire nel mercato immobiliare, con la nostra accademia online. Il trasferimento all’estero all’inizio ha comportato una serie di “adattamenti”, sfide anche molto impegnative perché abbiamo dovuto esplorare e ripartire da zero in parti del mondo completamente nuove. Ogni Paese ha le sue regole, la propria legislazione, ma anche un mercato immobiliare tutto suo, unico.

Ovviamente non sono mancati momenti molto difficili e preoccupazioni anche a livello finanziario, dal momento che abbiamo deciso di investire fortemente su questo cambio vita. Anche a causa della lontananza dall’Italia e dagli affetti e il confronto con culture nuove e molto diverse da quelle in cui sono nata e cresciuta. Non è stato per niente facile, ma lo sapevamo che sarebbe stata una grande sfida.

Trasferirsi a Bali, ma prima Dubai e il Kenya

Il vostro progetto di cambiare vita prevedeva, inizialmente, un trasferimento a Dubai. Cosa vi ha poi spinti a cambiare parte di mondo, prima in Kenya e poi a Bali?

Francesca: diciamo che non abbiamo iniziato la nostra vita all’estero nel modo migliore perché dopo soli due mesi dal nostro trasferimento a Dubai è scoppiata la pandemia che ha reso tutto estremamente più complicato e difficile, anche a livello emotivo.

A Dubai ci siamo dovuti confrontare con una cultura molto lontana dalla nostra e con delle regole rigide che non avevamo preso in considerazione. Noi non siamo sposati ma abbiamo una figlia in comune e all’epoca su questo aspetto erano molto severi, non è permesso alle coppie non sposate di avere figli e convivere, quindi anche a livello di visti è stato tutto molto laborioso.

Diciamo che da Dubai non mi sono mai sentita veramente accolta, ho trovato un’atmosfera un po’ ostile, sia a livello climatico che umano. Il Kenya è nel nostro cuore, è un Paese meraviglioso, ma non era il posto giusto per quello che avevamo in mente in quel momento.

Michele: a Dubai abbiamo dovuto affrontare anche delle sfide importanti a livello lavorativo, abbiamo seriamente rischiato di porre fine alla nostra azienda di formazione e ritrovarci senza un euro. È stato un periodo veramente stressante, ma non abbiamo mai mollato e abbiamo combattuto per difendere la nostra attività e la nostra famiglia.

Alla fine avete scelto Bali. Come avete vissuto l’integrazione nella cultura balinese, sia a livello personale che professionale?

Francesca: Bali è davvero un posto unico, con il suo mix di tradizione e innovazione. C’è una bellissima convivenza di persone che provengono da tutte le parti del mondo. Bali ci ha fatto sentire accolti, sicuramente. Però, visto che mi chiedi dell’integrazione qui, voglio essere onesta e ammettere che per me non è stato facile adattarmi alla cultura orientale e a un modo di vivere così di diverso da quello occidentale.

Pro e contro di trasferirsi a Bali

Ti manca l’Italia?

Francesca: mi mancano ancora oggi molte cose dell’Italia, dalla possibilità di camminare in strade abbastanza larghe senza il rischio di cadere in un fosso all’andare a fare un giro nei musei, ma anche prendere la macchina e raggiungere facilmente luoghi molto diversi tra di loro in poco tempo – città, mare, campagna, montagna –  senza dover stare per 3 ore nel traffico in una delle stradine di Bali, circondati da milioni di motorini che viaggiano senza regole. Soprattutto mi manca la mia famiglia. Ho la consapevolezza di perdermi gli ultimi anni in cui l’Italia, per me, sarà quella che ho vissuto da quando sono nata, ovvero con i miei genitori in vita.

Tu, Michele, mi sembri molto più integrato nella vita balinese…

Michele: per me l’adattamento è stato veloce, mi sono sentito per la prima volta accettato per quello che sono, senza sovrastrutture. Bali mi ha donato la libertà da quella che io definisco la social pressure che si vive in tutti i paesi occidentali, e l’Italia ne è una fervente sostenitrice. Ovvero il dover apparire per quello che non si è per farsi accettare dagli altri e quindi ritrovarsi persino a vivere al di sopra delle proprie possibilità per impressionare chi hai intorno. Dico senza problemi che a me è capitato di restare dentro questa trappola mentale fino ai 40 anni.

Bali ha accelerato un percorso che già avevo iniziato in Italia, un cambiamento interiore, perché come dico sempre a Bali puoi essere un backpacker o un miliardario, ma qui vai in giro in pantaloncini e ciabatte e a nessuno importa alcunché. Non ultimo, devo ammettere che un tuo libro (Profondo come il mare leggero come il cielo) mi ha aperto ad una nuova visione delle vita e ha contribuito a questo mio adattamento alla cultura balinese e all’Oriente in generale.

Investire nel mercato immobiliare indonesiano

Perché investire nel mercato immobiliare di Bali rispetto a quello italiano o di altri paesi?

Francesca: il mercato immobiliare di Bali è un’opportunità interessante perché è stabile tutto l’anno e continua a crescere grazie al clima tropicale, all’ospitalità della popolazione locale, alle bellezze naturali e culturali, oltre alla stabilità socio-politica. Secondo uno studio di PwC, l’Indonesia entro il 2050 sarà il quarto Paese più prospero al mondo, superando Germania e Regno Unito.

Prima di investire, però, è importante conoscere le normative locali. Gli stranieri, infatti, non possono possedere terreni o immobili in Indonesia, ma possono acquistare diritti d’uso (leasehold) per periodi definiti.

Questi immobili, però, per legge non possono essere messi a reddito, ma solo usati per scopi personali. Quindi per chi vuole investire è essenziale rivolgersi a società locali o a realtà incorporate in Indonesia. Noi abbiamo lanciato Bali Holiday Properties proprio per seguire chi volesse investire nel mercato immobiliare di questo Paese senza risiedervi. L’unica alternativa, infatti, è di aprire una posizione fiscale in Indonesia.

Michele: il fatto di poter fare un lease hold permette di investire in questo mercato in modo flessibile e plasmabile in base alle proprie esigenze. Quindi è una grande opportunità di testare una mercato nuovo con un capitale ridotto rispetto ad altre parti del mondo, per un lasso di tempo limitato e flessibile, per poi decidere se proseguire.

⁠Quali sono le principali difficoltà burocratiche o legali che avete incontrato nel trasferirvi a vivere e lavorare a Bali?

Francesca: a livello burocratico devo dire che è stato tutto piuttosto snello, grazie anche ai professionisti ai quali ci siamo rivolti e che si sono occupati di seguire la costituzione della nostra società e i nostri visti. La burocrazia qui è molto più snella rispetto all’Italia e a tanti altri Paesi del mondo, diciamo che facilitano il business e chi ha voglia di fare, invece di metterti i bastoni tra le ruote e rendere tutto estremamente complicato, come ad esempio accade in Italia. L’economia di Bali è molto vivace. Chi ha voglia di fare e di impegnarsi, viene premiato.

Michele: un elemento fondamentale per noi, perché ci ha permesso di operare con molti meno intoppi è stata (ed è) la presenza di Komang. Lo abbiamo conosciuti appena sbarcati sull’isola, era il nostro driver. Ci siamo piaciuti subito e gli abbiamo proposto di lavorare con noi. Oggi Komang è il manager di tutti i nostri progetti immobiliari. Possiamo dire che è cresciuto con noi e ci ha permesso di inserirci nella società balinese ed entrare in rapporto diretto con i proprietari terrieri e le autorità locali, cosa altrimenti impossibile per gli expat, o i bulè, come veniamo chiamati gli stranieri dai balinesi.

La presenza di Komang ci ha permesso di capire non solo quali sono le dinamiche per chi vuole investire a Bali, ma ci ha anche insegnato ad adeguarci alla cultura balinese, una cosa preziosa anche a livello umano.

Dove vivete a Bali e com’è la vostra vita lì?

Francesca: viviamo in una zona di Canggu che si chiama Batu Mejan, a due passi dalla famosa spiaggia di Echo Beach. Tanto per darvi un riferimento, siamo nella parte sud-ovest dell’isola. È una zona molto carina, piena di negozi, ristoranti e caffetterie curati, con cucine di ogni tipo, una grande offerta di servizi di ogni genere, dalle palestre, ai centri sportivi, alle spa.

La mia giornata tipo può essere questa: sveglia alle 7, io e Michele ci alterniamo nel portare Viola a scuola in scooter, poi alterno pilates, palestra o padel, comunque cerco di fare ogni giorno almeno un paio d’ore di attività fisica e successivamente bagno turco, icebath o altre forme di recupero fisico.

Mi piace molto prendermi cura di me stessa, sia a livello fisico che mentale, e Bali in questo mi offre una qualità di vita eccellente. Torno a casa, lavoro un po’, oppure studio o leggo e nel pomeriggio (in Italia è mattina) di solito mi occupo di fare le call con i collaboratori e gli investitori in Italia. Un paio di volte a settimana mi concedo anche un massaggio in una delle mie spa preferite.

Qui passo tanto tempo con la mia famiglia, ogni tanto facciamo un aperitivo o una cena con amici.

Trasferirsi a Bali con una figlia

Avete una figlia piccola, com’è vivere a Bali con una bimba? (scuola etc)

Francesca: quando ci siamo trasferiti all’estero Viola aveva un anno. Lei in pratica ha sempre vissuto fuori dall’Italia. Bali è un luogo da sogno per un bimbo perché molto è bimbo-centrico. Le persone del luogo sono estremamente attente ai bambini, li amano e proteggono, li prendono in seria considerazione, hanno sempre delle attenzioni per loro. Ci sono moltissimi locali e ristoranti family-friendly, con spazi dedicati ai bambini per giocare, e anche dove non ci sono servizi di questo tipo non è raro trovare una cameriera o un dipendente che si metta a fare una sorta di babysitting senza che glielo chiedi, semplicemente amano i bimbi.

Nostra figlia sta crescendo libera, circondata da altri bambini provenienti da qualsiasi parte del mondo, e questo le permette di avere una mente molto aperta, il suo mondo non ha confini. Frequenta una scuola internazionale (ce ne sono diverse) ma sta imparando anche molto della tradizione e della cultura locale (ad esempio parla e capisce già l’indonesiano oltre all’inglese e l’italiano).

Quali suggerimenti dareste a chi sta pensando di trasferirsi a Bali?

Francesca: il mio consiglio è quello di venire a fare una prova di qualche settimana o qualche mese se possibile, prima di decidere per un trasferimento definitivo. Venire in vacanza a Bali per 10 giorni non è sufficiente per farsi un’idea realistica di quello che significa viverci 12 mesi l’anno.

Io ad esempio ci ero venuta in vacanza nel 2016 e non mi era piaciuta per niente, non l’avevo “capita”.  Altre persone in una settimana se ne innamorano, ma senza sapere esattamente cosa significhi viverci. 

Bali è un luogo meraviglioso, ma ha anche tanti aspetti che la rendono non facile (soprattutto per una persona nata e cresciuta in occidente). Bisogna venire qua, viverla e valutare come ci si sente alla prospettiva di renderla “casa”.

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Gianluca Gotto
Gianluca Gotto
Sognavo di lavorare viaggiando, oggi scrivo mentre giro il mondo. Ho aperto Mangia Vivi Viaggia per condividere la bellezza che abbiamo intorno e mostrare che spesso la felicità si trova nelle scelte di vita alternative

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