Quando vivevo in Australia, frequentavo un corso di inglese insieme a una ragazza giapponese. Era timida, parlava a bassa voce, sorrideva distogliendo lo sguardo. Quando si parlava di cibo, però, si accendeva come una luce nella notte.
“Addentare un mochi è come mangiare una poesia“, mi disse una volta, con quella grazia tutta giapponese che riesce a trasformare un semplice dolce in un haiku, una poesia tradizionale.
Ma i mochi sono davvero un semplice dolce? Un giorno, spinto dalla curiosità, ne assaggiai uno. Ricordo la sorpresa: la morbidezza cedevole sotto i denti, il ripieno fresco, la dolcezza senza esagerazioni.
Io lo descriverei così: è come dare un morso a una nuvola.
Da allora, i mochi sono diventati per me un piccolo rituale. Li ho assaggiati in varie parti del mondo, perfino in una pasticceria vegana a Berlino e in un ristorante a Mestre! D’altronde, sono ormai diventati un prodotto iconico della cucina giapponese.
Si trovano ovunque, in mille varianti: classici, ripieni di gelato, con fagioli azuki, o con burro di mandorle e tahina.
In questo articolo, scopriamo questi piccoli gioielli di dolcezza giapponese.
Una storia che profuma di tradizione
Il mochi affonda le sue radici nella storia millenaria del Giappone. Sin dall’antichità, veniva preparato per cerimonie religiose, rituali shintoisti e celebrazioni stagionali. Era un cibo sacro, offerto agli dei e condiviso con la comunità per augurare prosperità e lunga vita.
Durante il capodanno giapponese (Oshōgatsu), il mochi diventa assoluto protagonista: si prepara il kagami mochi, una composizione di due mochi sovrapposti, simbolo di continuità tra passato e futuro.
Ma perché il mochi è diventato così popolare in tutto il mondo? Il suo segreto è tutto nella consistenza: una morbidezza che avvolge il cuore e consola come un abbraccio.
Gli ingredienti della semplicità
Il mochi nasce da pochi ingredienti, ma scelti con cura. Alla base troviamo il riso glutinoso (mochiko), cotto al vapore e poi pestato con pazienza, fino a diventare un impasto morbido, elastico e malleabile. Un tempo, questa preparazione rappresentava un gesto antico, quasi meditativo, che si svolgeva nelle case con grandi mortai di legno e il ritmo cadenzato dei pestelli.
Nel cuore del mochi, invece, può nascondersi di tutto. Tradizionalmente, il ripieno è fatto con fagioli azuki dolci, trasformati in una pasta chiamata anko, densa e avvolgente. Ma col tempo i mochi si sono reinventati: c’è chi li farcisce con gelato al tè verde, chi con creme di frutta secca, chi li rende vegani, minimalisti, fusion.
Quello che non cambia è l’esperienza: mordere un mochi è sempre un incontro tra la consistenza della superficie lievemente appiccicosa e l’interno che racchiude l’intensità del sapore.
Mochi al matcha vegano
Ingredienti (per circa 8 mochi)
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100 g di farina di riso glutinoso
- 10g di matcha culinario
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150 ml di acqua
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2 cucchiai di sciroppo d’agave
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4 cucchiai di burro di mandorle o tahina (oppure fagioli azuki per un ripieno più tradizionale)
Facoltativi: amido di mais per lavorare l’impasto, semi di sesamo per decorare.
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Preparazione
1. Prepara il ripieno
In una ciotola, mescola il burro di mandorle con un cucchiaino di sciroppo d’agave.
Forma delle piccole palline – una per ogni mochi – e mettile in freezer per 10 minuti. Questo passaggio ti aiuterà a inserirle meglio nell’impasto.
2. Prepara l’impasto
In una ciotola adatta al microonde o alla cottura a vapore, mescola la farina di riso glutinoso e matcha con l’acqua e lo sciroppo d’agave fino a ottenere un composto omogeneo.
Cuoci in microonde per 2-3 minuti, mescolando ogni minuto, oppure a vapore per circa 10 minuti, finché l’impasto diventa denso e leggermente traslucido.
3. Forma i mochi
Spolvera una superficie con dell’amido di mais per evitare che l’impasto si attacchi.
Prendi un cucchiaio di impasto, stendilo delicatamente con le dita e inserisci al centro una pallina di ripieno. Richiudi e forma una piccola sfera.
4. Riposa e gusta
Lascia raffreddare i mochi per qualche minuto. Puoi decorarli con semi di sesamo, una spolverata di cacao o semplicemente lasciarli così come sono.
Conservali in frigorifero e consumali entro un paio di giorni.
Ma il consiglio più importante è questo: gustali come si gustano i momenti preziosi. Freschi, con attenzione e gratitudine.
Un rituale di dolcezza
I mochi possono entrare nella vostra vita in due modalità: come dolce da consumare per un attimo di leggerezza oppure come dolce da preparare in una modalità meditativa.
Preparare un mochi, infatti, non è particolarmente complicato, ed è quindi ideale come rituale di “micro meditazione“. È un invito a fermarti, a usare le mani, a scegliere con cura. È un gesto d’amore, prima di tutto verso te stessi.
Che tu li abbia preparati oppure acquistati, quando li assaggi prova a chiudere gli occhi. Lascia che la morbidezza ti ricordi che la vita non è fatta solo di forza, ma anche di dolcezza. Che la felicità, a volte, può anche avere la forma semplice di un dolce tondo e soffice tra le mani.
Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con KoRo