Cambiare vita a 35 anni? La storia di Clelia: dal matrimonio a un biglietto di sola andata per la felicità

Su questo blog ho spesso scritto di un tema che interessa a molti: cambiare vita. Ma di tutte le storie che ho letto in questi anni ce n’era una che volevo scoprire in profondità e quando ho chiesto a Clelia di raccontarmi il suo percorso, mi ha risposto che non sapeva nemmeno da dove iniziare.

Per me queste parole sono un segnale inequivocabile di una vita vissuta a pieno, di un percorso così intenso e ricco di avvenimenti, esperienze e cambi di programma da risultare anche meravigliosamente incasinato. Alla fine mi ha risposto così:

Credo che raccontare chi fossi prima di di questa vita nomade e prima del blog, sia un’impresa abbastanza ardua perché mi sembra siano passate almeno cinque vite da allora e mi viene difficile ricordare chi fossi. Ma ricordo bene la sensazione di sentirmi intrappolata in una vita che non era davvero la mia. Ero il classico criceto sulla ruota.

Anche prima di chiederglielo, sapevo che Clelia aveva una storia di quelle che mi piace raccontare, perché gli ingredienti sono gli stessi della mia: un’allergia alle aspettative e alle etichette della società, un po’ di ribellione, tanto viaggio, tanta voglia di riempire il proprio tempo di felicità.

Oggi Clelia vive viaggiando per il mondo grazie al suo blog, dopo essersi lasciata alle spalle una vita tradizionale, per molti versi sicura e sicuramente “giusta” secondo l’opinione più comune. La sua è una storia può ispirare tante persone a mettere in atto quel cambiamento necessario per trovare le coordinate della propria felicità.

Clelia Mattana: dalla Sardegna a Londra al mondo intero

“Sono sempre stata una persona dalla mente molto attiva, piena di sogni fin da ragazzina”, mi spiega. “Purtroppo arrivando da una famiglia non agiata non ho mai avuto l’opportunità di viaggiare o andare in vacanza, e così a 19 anni decido di trasferirmi da sola dalla Sardegna, dove sono nata e cresciuta, a Torino per studiare Scienze ambientali all’Università”.

“Un percorso che (riassumendo moltissimo) mi ha portata prima a lavorare per una agenzia pubblicitaria, poi al trasferimento a Roma e infine al “grande salto” a 30 anni: lasciare tutto per l’ennesima volta e fare la ragazza alla pari nelle campagne inglesi per imparare la lingua”.

Come succede a molti, quell’esperienza l’ha aiutata a crescere, anche solo da un punto di vista molto pratico:

Senza la conoscenza dell’inglese non avrei poi potuto né viaggiare come ho fatto, né creare l’attività che ho ora. I miei sogni di ragazzina sono sempre stati in qualche modo legati ai viaggi e alla comunicazione, quindi alla fine posso dire di averli realizzati appieno, anche se mi ci sono voluti 35 anni per tirare fuori quel coraggio di cui tutti parlano, e che io nemmeno sapevo di avere”.

Photo by @keepcalmandtravelofficial

Una vita apparentemente perfetta

Clelia aveva 35 anni, un lavoro prestigioso, un’esistenza “invidiabile” a Londra con vista sul matrimonio. Poi si è rotto qualcosa in questo meccanismo apparentemente perfetto.

“Il cambiamento non è avvenuto in tempi brevi. La verità è che per tutta la mia vita tutte le scelte che ho fatto, le rinunce e i sacrifici erano (anche se ancora non consciamente) volti ad arrivare a quel punto di rottura”.

Già, perché a volte crediamo che la nostra vita cambi in un attimo, ma non ci rendiamo conto di quanta infelicità abbiamo accumulato negli anni. Il punto di rottura è solo la fase finale.

“Non ci si sveglia la mattina con la vita perfetta e si decide di mandarla all’aria“, dice Clelia. “Già da quando mi ero trasferita a Roma avevo cominciato a sentire che mi mancava qualcosa, e il mio corpo era anche abbastanza esplicito nel ricordarmelo con frequenti attacchi di panico e una gastrite che non mi dava pace. Quei problemi me li sono trascinati anche nel mio trasferimento a Londra, dove non hanno fatto altro che peggiorare”.

Il punto di rottura: una proposta di matrimonio

Poi, qualcosa di inaspettato: il suo ragazzo dell’epoca le chiede di sposarlo. Clelia era di fronte a un bivio: mettere radici e scegliere definitivamente quella vita per molti invidiabile, eppure caratterizzata da ansia e attacchi di panico, oppure stravolgere tutto e ripartire da capo.

Alla fine ha preso la stessa decisione di Luca, il protagonista del mio romanzo “Come una notte a Bali“: si è resa conto che ciò che è giusto per gli altri non dev’essere per forza giusto per tutti e ha scelto di mollare tutto e tutti e partire con un biglietto di sola andata (e come il protagonista del mio libro, anche Clelia troverà una persona speciale a Bali, come vedremo più avanti).

“Quando il ragazzo con cui convivevo da 4 anni mi ha chiesto di sposarlo, ho capito che quella vita non era mai stata davvero mia. Una felicità effimera, data dalla “sicurezza” di avere tutto quello che la società richiedeva: un ottimo lavoro, una bella casa, un futuro marito sulla carta perfetto e ovviamente dei figli. Anziché saltare di gioia e dire sì, quando me lo ha chiesto ho avuto un fortissimo attacco di panico e seppur con rammarico, perché so di aver fatto soffrire una persona che non lo meritava, ho deciso di fare finalmente quello che sentivo dentro da sempre“.

Licenziarsi e ripartire

Il primo passo nel grande cambiamento di Clelia è stato licenziarsi. All’epoca lavorava a Londra per Burberry.

“Il giorno più memorabile della mia vita è stato quello in cui ho fatto scivolare la lettera di dimissioni sulla scrivania della mia capa, accompagnata da un sorriso immenso e una sensazione di leggerezza mai provata prima. “Mi licenzio per poter viaggiare e scoprire il mondo”. Ricordo ancora il viso stupefatto della capa, che non se lo aspettava minimamente. L’incubo, per me, si era definitivamente concluso. Ero finalmente riuscita ad uscire dalla maledetta prigione che avevo creato con le mie stesse mani… ero libera!”

Photo by @keepcalmandtravelofficial

Trasformare un blog in un lavoro

Era il 2012 e Clelia decise di aprire un blog per raccontare la sua nuova vita. Il nome? Considerando il suo percorso,un quanto mai esplicativo “Keep Calm and Travel“.

“Il mio sito è nato nel modo più bello possibile: per puro caso, ma soprattutto per passione. Non sapevo nulla di questo mondo, non sapevo che si potesse monetizzare o che ci fossero persone che lo avevano trasformato in un lavoro a tempo pieno. Il 22 di Agosto 2012 è una data che non scorderò molto facilmente, perché ingloba due episodi che hanno segnato e cambiato la mia vita per sempre: ho comprato un biglietto di sola andata per Bangkok e ho deciso di aprire un blog per raccontare, in lingua inglese, le mie emozioni pre-viaggio. Una sorta di diario, nulla di più, ma che volevo “lanciare nell’etere” per condividere gioie e dolori del mio viaggio imminente”.

Quel blog, nato a Londra con l’aiuto di un amico, è diventato oggi il lavoro di Clelia. Potremmo chiamarla Travel Blogger, ma è una definizione che le starebbe stretta. È vero, il suo lavoro è promuovere destinazioni ma lavora anche con le affiliazioni per conto suo, al di là delle collaborazioni che stringe con enti e aziende del turismo. Ciò più conta è che viaggiare è diventato a tutti gli effetti il suo lavoro. D’altronde, per realizzare certi sogni, ciò che più conta è proprio il coraggio di ribellarsi e stravolgere tutto.

Vivere viaggiando

Grazie a un blog di viaggi, oggi Clelia vive viaggiando per il mondo proprio.

“Ho iniziato a monetizzare il sito con molta calma, dopo circa due anni. Ero troppo presa dal mio viaggio per occuparmene, per cui all’inizio l’ho miseramente abbandonato a se stesso per godermi ogni singolo momento della mia incredibile rinascita in giro per il mondo, visto che ero anche partita da sola. Non volevo sentire la necessità di dover documentare tutto online (e ancora non l’ho fatto!).  A Bali ho poi conosciuto una persona speciale e dopo un mese ci siamo trasferiti in un villaggio di soli locali a sud della Thailandia dove ho cominciato a insegnare balletto alle bimbe, mentre finalmente ho ripreso in mano il mio sito. Da lì sono ripartita col mio progetto, ed eccomi qui dopo otto anni!”

Quando il corpo ti invia segnali, ascoltali

La sua nuova vita è inusuale e vagabonda e richiede un costante impegno dal punto di vista lavorativo. Ma le permette di vivere secondo le sue regole. Ora che ha un’esistenza in cui si riconosce, anche i problemi fisici che la tormentavano sono spariti.

La gastrite che mi perseguitava da almeno 15 anni è magicamente scomparsa, subito, senza fare più ritorno. Non solo la mia mente, ma anche il mio corpo stava chiaramente ringraziando per quella scelta! In otto anni non ho più avuto un singolo episodio. E detto da una persona che ha dovuto subire il trauma della gastroscopia non sedata per cercare di risolvere una situazione pesante, direi che i fatti parlano da soli”.

“Il cervello e il corpo sono così meravigliosamente interconnessi e una decisione drastica può cambiare anche il corso di una patologia parecchio pesante. Un bonus non aspettato ma accolto ben volentieri!”

Photo by keepcalmandtravelofficial

Cambiare vita e scappare dalla ruota del criceto

Vivere viaggiando per il mondo ti offre la possibilità di aprire i tuoi orizzonti mentali e cambiare punto di vista sulle priorità della vita. Succede a molti viaggiatori e viaggiatrici e Clelia non è un’eccezione.

“Per anni sono rimasta, infelice, nella “ruota del criceto”, senza accorgermene ovviamente. Dopo aver visto con i miei occhi in giro per il mondo come si possa vivere con poco e nonostante ciò avere generosità d’animo, compassione e sorrisi, mi sono resa conto che in Occidente siamo schiavi di noi stessi. In molti liquidano il concetto come “banale e clichè”, ma i clichè hanno sempre un fondo di verità. Personalmente non mi ergo a detentrice della verità assoluta, mi sentirei arrogante, ma preferisco circondarmi di persone positive che sanno ridere anche in momenti di sconforto e che capiscono che sono gli oggetti a possederci, non il contrario. Un concetto tanto semplice quanto difficile da eradicare dalla mente”.

A proposito di oggetti, una parte della rivoluzione di Clelia è stata anche di tipo materiale. Una svolta minimalista che le ha permesso di conoscere una splendida leggerezza interiore.

“Ricordo quando a Londra, dopo aver deciso di partire, ho venduto tutto, dai vestiti ai dvd, dalla Tv agli attrezzi per fare ginnastica e oggetti inutili mai utilizzati. Finita la svendita, ho fatto una bella pila di ciò che era rimasto e l’ho piazzato per strada sotto casa. Mentre guardavo, sorridente dalla mia finestra, quelli oggetti che mi appartenevano finire in mani sconosciute, mi sono sentita leggera. Notavo come tutti si affrettassero a prendere gli oggetti di “valore”. Più la pila si faceva rada e più mi sentivo leggera. Una sensazione stupenda“.

L’odio gratuito verso chi riesce a cambiare vita

C’era una domanda che volevo porre a Clelia, sapendo che in passato ha spesso dovuto subire insulti assurdi da parte di chi vive sommerso nei pregiudizi e forse ha troppa paura di cambiare per poter apprezzare chi ci è riuscito: perché c’è così tanto odio in giro nei confronti di chi riesce a cambiare vita e inizia percorsi alternativi?

“Credo che ci si confronti troppo con “chi ha di più” o si crede abbia di più, soprattutto a livello materiale e di denaro. Così si fa coincidere la felicità con l'”avere tanto” e quando si legge la storia di una ragazza che cambia vita e fa del viaggio il suo lavoro, molti pensano subito che ci sia riuscita perché ha avuto più di loro. Basti vedere gli insulti che mi vengono rivolti ogni volta che una mia intervista viene pubblicata online. Insulti al vetriolo dove un messaggio che vuole essere positivo riceve commenti in cui mi si augura la morte per mano di terroristi, o una vita sotto un ponte e tanto altro“.

“Ciò che mi sono imposta di fare è stato rispondere ad ogni singolo commento per spiegare pacatamente la mia verità: famiglia povera, nessun aiuto, nessun favore sessuale, eppure con tenacia è stato possibile realizzare il sogno di vivere la vita (non sempre facile) ma secondo i miei termini, non quelli imposti dalla società. Alcuni mi hanno chiesto scusa in privato e anche in pubblico, altri sono rimasti con il loro odio e infelicità. Mi dispiace per loro perché questo non è vivere davvero. È rodersi il fegato focalizzandosi sulla vita degli altri senza provare minimamente a cambiare canale tv, guardare fuori dalla propria finestra, chiacchierare col vicino tanto “burbero” o non sia mai, vedere cosa c’è oltre la propria cultura e le proprie condizioni”.

“Potrei andare avanti all’infinito a raccontare di tutti gli atti di gentilezza che ho ricevuto da parte di persone con mezzi limitati quando ero in difficoltà durante il mio viaggio. In quel mondo che viene definito pericoloso a tutti i costi, dove la paura del diverso dilaga senza motivi reali soprattutto per persone che non sono nemmeno mai uscite dall’Italia. Cosa ne penso quindi? Mi fa tanta tanta pena e tristezza vedere come certa gente sia infelice per scelta, senza accorgersene nemmeno“.

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Cambiare vita dopo i 30 anni?

C’è chi ha letto il mio libro e mi ha detto che cambiare vita quando si ha vent’anni è “facile”. Tralasciando il fatto che cambiare non è mai facile, altrimenti lo farebbero tutti, Clelia ne aveva 35 quando ha stravolto la sua vita. Ecco cosa si sente di dire a chi vuole seguire le sue orme, a più di trent’anni:

“Ci si deve guardare dentro e capire perché si è infelici. Poi chiedersi molto semplicemente: “Se immagino la mia vita tra 10 anni, è quella che voglio vivere e che mi rende sereno/a e felice”? Io quella domanda, seppur spaventata a morte dalla risposta, me la sono fatta. E ho quasi avuto un mancamento perché ho realizzato che se non cambiavo qualcosa e subito, significava che ero già morta dentro“.

“In molti mi hanno detto che la faccio facile io a parlare visto che non ho un marito né figli da mantenere. Quindi la mia decisione è stata agevolata da questo. In parte è vero. Avere un figlio è una responsabilità che ti cambia la vita, ma ho visto famiglie intere cambiare vita, con figli al seguito. Ovvio che non è una scelta facile, se lo fosse, tutti a quest’ora avrebbero provato a cambiare. Ma una cosa che non viene mai contemplata da chi mi fa notare questo, è la parola “sacrificio”. Ci sono sacrifici da fare in tutte le decisioni, a qualsiasi età, in ogni situazione. Io ho sacrificato rapporti personali a cui tenevo e ho fronteggiato sensi di colpa e commenti di sdegno da parte di quelli che avrebbero dovuto starmi più vicino. Non è facile, ma quando scatta qualcosa dentro, non si torna indietro“.

Superare la paura accettandola

Infine, ho posto a Clelia una domanda che molti si fanno. Spesso è proprio l’incapacità di trovare una risposta a bloccarli e a fermare sul nascere i loro sogni e progetti. Come si supera la paura di cambiare vita?

Semplice, non si supera! Almeno non per me. La si accetta piuttosto, come parte del processo. Ma personalmente in questi anni non ho MAI e dico MAI pensato di aver commesso un errore. La scelta che ho fatto è come sapere se sei davvero innamorato o meno: semplicemente il tuo istinto ti dice che lo sei. Punto. Puoi avere paure? Certamente, tantissime se sei come me. Dubbi sul fatto di farcela o meno? Si, siamo umani e il fallimento fa parte del provare a cambiare. Ma paura di aver sbagliato tutto o fatto una scelta di cui mi sarei pentita? No. Quando una cosa è giusta, quando imbocchi la tua strada, LO SAI. E con tutte le paure del mondo, è comunque sempre una sensazione stupenda perché sei finalmente rientrato in contatto con l’essenza di chi sei veramente”.

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Gianluca Gotto
Gianluca Gotto
Sognavo di lavorare viaggiando, oggi scrivo mentre giro il mondo. Ho aperto Mangia Vivi Viaggia per condividere la bellezza che abbiamo intorno e mostrare che spesso la felicità si trova nelle scelte di vita alternative

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