“3 settimane di ferie non ci bastavano. Un camion è diventato la nostra casa su ruote”

La Vanlife è uno stile di vita alternativo che sta prendendo sempre più piede tra coloro che amano vivere in libertà e scoprire il mondo. Sempre più viaggiatori si trasformano in vanlifers, ovvero decidono di acquistare un van o un camper,  renderlo abitabile e partire per l’avventura.

Dentro quel piccolo spazio cucinano, dormono e passano il loro tempo. È anche il mio stile di vita per una parte dell’anno e posso assicurare che un van convertito o un camper sono a tutti gli effetti una casetta su ruote con la possibilità unica di farti svegliare ogni giorno con un orizzonte diverso.

Poi c’è chi ha scelto di sposare la filosofia della Vanlife, ma con un mezzo decisamente più grande. E no, non parlo di un camper, ma di un vero e proprio camion.

È questa la storia di Simone e Lucia, una coppia di viaggiatori noti come “Stepsover” che ha messo in atto un cambiamento di vita tanto coraggioso quanto straordinario: hanno acquistato un veicolo militare, lo hanno trasformato in una vera e propria casa e sono partiti per un viaggio incredibile intorno al mondo, che oggi dura da oltre due anni.

Mollare tutto e partire

La loro storia inizia come tante altre che ho raccontato su Mangia Vivi Viaggia.

Le classiche tre settimane di ferie da impiegati andavano ormai strette“, mi raccontano direttamente dall’Argentina. “Desideravamo fortemente disporre di maggior tempo per conoscere e visitare tutti i luoghi ancora a noi sconosciuti di questo meraviglioso pianeta”.

Lo step successivo, anche se non facile, era necessario per inseguire la loro felicità: mollare tutto e pianificare “la fuga”.

“Abbiamo lasciato la vita milanese e due lavori dignitosi, oltre ai parenti, gli amici e tutte le comodità e possibilità che avevamo. Lo abbiamo fatto per lanciarci alla scoperta dell’ignoto“.

La Vanlife, ma a bordo di un camion

Il mio primo step per cambiare vita fu acquistare un biglietto di sola andata per l’Australia (lo racconto nei primi capitoli del mio libro). Per altri, invece, il cambiamento sta nel comprare un van e mettersi in marcia. Simone e Lucia hanno scelto la seconda opzione, ma con un mezzo alternativo.

“Desideravamo un mezzo che ci offrisse un po’ di comodità e sicurezza in più rispetto a un van, e non trovando nulla di pronto sul mercato, abbiamo deciso di costruirci una piccola casa su misura, tutta nostra“, mi spiegano.

“Siamo andati in Germania e abbiamo acquistato un MAN 16.232 ex militare, quindi lo abbiamo portato in Italia e dopo abbiamo iniziato a costruire da zero la cellula in cui avremmo abitato”.

La ristrutturazione del veicolo è stata lunga: ben due anni, caratterizzati da sacrifici e duro lavoro.

“Ci sono voluti due anni per sistemarlo completamente. Ci lavoravamo la sera, nei fine settimana, durante le vacanze e tutti i momenti liberi dal nostro lavoro in ufficio. Sono stati due anni faticosi fisicamente e mentalmente, di sacrifici, ma li abbiamo affrontati consci che molte delle spese erano fondamentali per risparmiare in futuro lungo il nostro cammino”.

Una vera casa su ruote

Oggi la coppia si ritrova con un mezzo solido, efficiente e affidabile. Più di un veicolo, una vera casa itinerante.

“Come spazi interni è paragonabile ad un camper di media/grande dimensione, circa 12 mq. Abbiamo scelto un mezzo più robusto e 4×4 perché le nostre strade preferite iniziano dove finisce l’asfalto, e volevamo essere totalmente autonomi senza dover per forza doverci fermare in campeggi o aree a pagamento”.

Se hanno scelto questo ex veicolo militare è anche perché volevano portarsi dietro tutto ciò che poteva servirgli. Compresa la loro amata motocicletta.

“Sapevamo che avremmo avuto bisogno di attrezzature ingombranti e pesanti, molte batterie, pannelli solari, serbatoi di acqua e gasolio, lavatrice… e perché no, almeno una delle nostre moto!

Stepsover: dalla passione per la moto a un sogno che diventa realtà

La moto rappresenta bene quel sogno di libertà che avevano cullato per anni, mentre conducevano una vita anonima a Milano.

“Quello di partire era un sogno che avevamo da anni, nato dalla passione per i viaggi in sella alle nostre moto. Più ci spingevamo lontano e più avremmo voluto vedere. Mentre il tempo passava abbiamo cominciato a cambiare modo di pensare, perché abbiamo compreso che non ci bastava solo vedere perché volevamo anche conoscere“.

Da questo desiderio è nato il loro viaggio e il loro nuovo stile di vita: “Ci siamo resi conto che non era possibile con le sole due o tre settimane di ferie che avevamo a disposizione, così abbiamo iniziato a pensare ad uno stile di vita che ci consentisse di vivere viaggiando“.

Il viaggio: dall’Africa al Sudamerica

Il loro viaggio ha dell’epico, soprattutto se si considerano le dimensioni del veicolo su cui viaggiano.

“Siamo partiti con la nave dall’Italia per il Marocco, paese che conoscevamo già bene. Il nostro desiderio era quello di testare il camion un po’ in tutte le situazioni”, mi raccontano.

“L’idea iniziale era poi di tornare indietro e dirigerci in direzione dell’Asia ma una volta arrivati in Sahara Occidentale abbiamo pensato: perché non arrivare fino a Dakar, in Senegal?

Non solo sono riusciti a raggiungere il Senegal, ma si sono anche spinti ben più lontano, raggiungendo un altro continente.

“Dal Senegal sapevamo che c’era una nave cargo diretta in Sudamerica, con servizio di trasporto veicoli e qualche passeggero. A quanto pareva, nessuno si era mai imbarcato dal Senegal in quel modo. Noi abbiamo voluto sfidare la burocrazia doganale senegalese e l’abbiamo avuta vinta”.

Simone, Lucia e Valentino (il loro “bestione”) si sono quindi imbarcati su una nave cargo per raggiungere il continente americano.

“Dopo un mese di traversata oceanica siamo sbarcati in Uruguay e da lì ci siamo diretti verso Nord, in Argentina“, dicono in riferimento alla seconda parte del loro viaggio.

“Abbiamo attraversato la regione Missiones poi siamo entrati in Brasile dove abbiamo visitato il Mato Grosso e Mato Grosso do Sul, dedicando parecchio tempo alla famosa regione del Pantanal. Ci siamo spinti ancora più all’interno del continente entrando in Bolivia alla ricerca delle sue montagne per respirare un po’ di aria fresca, dopo una sosta a Santa Cruz de la Sierra nel centro di formazione e sostegno per bambini fondato dalla zia di un nostro caro amico”.

Il loro viaggio in Sudamerica è stato incredibile, esattamente quello che avevano sempre sognato.

“Dalle lagune sulle vette delle Ande abbiamo fatto una breve visita in Cile a San Pedro de Atacama per poi ritornare in montagna e sconfinare nuovamente in Argentina, sulla famosa “Ruta 40” diretti questa volta a Sud”.

“Siamo poi ripassati in Cile dal famoso passo del Libertadores ai piedi della montagna più alta del Sudamerica, l’Aconcagua. Dopo un’altra lunga sosta a Santiago dove, ospiti di un’azienda che fabbrica e allestisce cellule per pick-up e furgoni, abbiamo potuto fare un po’ di manutenzione su Valentino e ricambiato anche il favore dell’ottima ospitalità con qualche consiglio dovuto alla nostra esperienza”.

La tappa finale di questa parte di viaggio è stata l’estremo sud del continente.

“Abbiamo finalmente toccato l’acqua del Pacifico, la neve dei vulcani e ripreso la nostra lenta strada per la Terra del Fuoco, attraversato la Carretera Austral. Tornati nuovamente in Argentina abbiamo praticamente toccato con mano il ghiaccio del Perito Moreno, fotografato le famose vette del Fitzroy e poi di nuovo in Cile, al cospetto delle mitica Torres del Paine“.

“Qui abbiamo dovuto resistere alle potenti raffiche del vento della Patagonia desiderosi di arrivare all’ultima città del Sudamerica: Ushuaia“.

Stepsover, un anno on the road

Da più di un anno vivono un’esistenza costantemente on the road a bordo del loro Valentino. Le giornate sono dense di avventura ed emozioni, anche quando decidono di fermarsi.

“Ci sono due tipi di giornate: quelle in cui ci spostiamo da un luogo ad un altro e quelle in cui stiamo fermi, o perché il luogo è particolarmente bello e offre possibilità di passeggiare e immergersi nella natura oppure per necessità di rifornirci di cibo e acqua o per fare lavoretti di manutenzione”.

“In ogni caso dedichiamo sempre del tempo a cucinare, fare fotografie e video che poi montiamo e pubblichiamo sui nostri social per tenere aggiornati amici e parenti sulle cose che vediamo. Cerchiamo di passeggiare tutti i giorni e alla sera ci sdraiamo sui nostri divani, lavoriamo al computer, leggiamo o guardiamo uno dei film che ci siamo portati dall’Italia, finché non finiscono”.

Vivere viaggiando a tempo indeterminato

Simone e Lucia si mantengono con lavori online (tra cui la produzione di video sul loro interessantissimo e molto seguito canale YouTube) e non hanno alcuna intenzione di fermarsi a breve.

“I risparmi che abbiamo cerchiamo di non utilizzarli, li teniamo da parte nel caso dovesse esserci qualche emergenza. Guadagniamo qualcosa con i libri che abbiamo pubblicato e scrivendo articoli per delle riviste, ma c’è da dire che questa vita è meno dispendiosa di quanto si possa credere”.

“Per ora ci facciamo guidare dagli eventi e dalla voglia di scoprire, per vedere dove ci porta il viaggio. Non ci facciamo troppi programmi. Finora questo metodo ha funzionato!”

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Gianluca Gotto
Gianluca Gotto
Sognavo di lavorare viaggiando, oggi scrivo mentre giro il mondo. Ho aperto Mangia Vivi Viaggia per condividere la bellezza che abbiamo intorno e mostrare che spesso la felicità si trova nelle scelte di vita alternative

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