Il lottatore di MMA che ha mollato tutto per aiutare le tribù del Congo

Quando tutto sembra non avere più alcun significato, quando le aspettative su di te generano un’ansia insostenibile, quando l’alone della depressione ti avvolge, quando la vita sembra non avere più senso, ecco che ti si presenta davanti un seconda chance: il viaggio della salvezza. Non solo per te stesso, ma anche per gli altri.

È questa la storia di Justin Wren, una delle migliori promesse del panorama mondiale delle Arti Marziali Miste (MMA), vincitore di ben due titoli nazionali di Wrestling e piazzatosi tra i migliori otto del trofeo “The Ultimate Fighter”, considerato dagli addetti ai lavori come un segnale inequivocabile di sicuro avvenire.

Nonostante un presente ricco di successo, le aspettative erano diventate ormai insostenibili per lui, tanto da portarlo alla depressione, all’uso smodato di droghe e a svariati tentativi di suicidio.

Quando un viaggio ti salva la vita

Nel 2013, quando tutto sembrava finito, Justin ha avuto la forza di provare a risalire un’ultima volta. Grazie a un viaggio, come succede a migliaia di persone in tutto il mondo. Perché viaggiando esci dalla tua comfort zone e torni a scorgere la bellezza della vita.

Quando viaggi, tutti i problemi che ti tormentavano diventano improvvisamente piccoli e insignificanti.

Grazie a un viaggio in Africa, Justin è riuscito a riprendere in mano la sua vita. Ha lasciato quel mondo che lo stava facendo soffrire e ha trovato il modo di dare un senso alla sua esistenza fondando un’associazione umanitaria chiamata “Fight for the Forgotten”, “lotta per i dimenticati”.

Ma prima è necessario fare un passo indietro.

La “tribù dei dimenticati” in Congo

La trasformazione di Justin da lottatore senza scrupoli a difensore dei diritti umani inizia con un viaggio in Congo che lo porta a conoscere la tribù pigmea degli Mbuti, originaria della foresta pluviale di Ituri.

È proprio recandosi nel paese africano e toccando con mano la situazione disastrosa in cui vivono le tribù locali che scatta in lui una scintilla. Messo di fronte alla vera sofferenza di quelle persone dimenticate da tutti, affamate, assetate e malate di malaria, Justin si è reso conto di quanto fosse stato stupido e superficiale a pensare di suicidarsi.

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Di fronte alla disperazione delle tribù indigene del Congo, ha capito il valore della vita ed è tornato ad apprezzarla appieno.

Grazie al potere rivelatore del viaggio, ha preso una decisione che ha cambiato la sua esistenza: ha deciso di mollare tutto per dedicarsi anima e corpo alla lotta per salvaguardare le tribù indigene del Congo.

Un anno da pigmeo per capire il valore della vita

Justin ha vissuto per un intero anno con la tribù, dormendo sul terreno umido della foresta , abitando all’interno delle loro capanne fatte di fango e immergendosi completamente nella cultura pigmea.

Era arrivato tra la curiosità e lo stupore generale, soprattutto dei più piccoli della tribù che non riuscivano a capire chi fosse quella creatura enorme con la pelle bianca e la folta barba bionda. In breve tempo, Justin si è guadagnato il rispetto degli anziani ed è diventato l’amico inseparabile di tutti i bambini del villaggio.

Ci è riuscito con il linguaggio universale dell’amore e del rispetto reciproco.

Ha dimostrato sul campo che si trovava in Congo semplicemente per aiutare: durante la permanenza ha contribuito a costruire abitazioni, a portare strumenti e cure per combattere la malaria e soprattutto a portare cibo e acqua.

Da lottatore MMA a Eféosa, “colui che ama noi”

In breve tempo, Justin è passato da straniero indecifrabile a salvatore della tribù dei dimenticati. Per ringraziarlo, loro gli hanno persino assegnato un nome pigmeo: Eféosa, ovvero “colui che ama noi”, a testimonianza di quanto significativo sia stato il suo impegno.

D’altronde, i pigmei del Congo erano soprannominati i “dimenticati” perché espropriati delle proprie terre a causa della deforestazione massiva, privati quindi dell’accesso all’acqua e alle principali fonti di cibo.

Ma non solo, erano anche considerati come animali ed emarginati dalla società, addirittura rifiutati dagli ospedali e dai medici, in alcuni casi trattati come schiavi.

È proprio questa circostanza tremenda che ha spinto Justin a lottare per difenderli: l’amore immenso e incondizionato che ha ricevuto da quelle persone ha riempito i buchi della sua anima, quelli che lo avevano portato all’autodistruzione.

I pigmei, con la loro semplicità e spontaneità, gli hanno salvato la vita. Così lui ha voluto dedicare tutto se stesso a salvare loro.

3.000 acri di terra e 25 pozzi per far tornare a vivere gli Mbuti

Certamente non è stato facile per Justin catapultarsi in una nuova realtà, così distante da quella che aveva sempre vissuto, priva di qualsiasi comfort. Ma ha saputo rimboccarsi le maniche, versando ogni goccia di sudore in questo progetto che l’ha coinvolto e reso una persona diversa.

Grazie alla collaborazione tra FFTF e water4.org, ha acquistato più di 3 mila acri di terra e ha fatto scavare più di 25 pozzi al fine di negoziare la liberazione di centinaia di pigmei e concedere loro un posto dove vivere in pace e serenità.

Da questa esperienza, Justin ha imparato a dare un maggior valore ai rapporti e soprattutto alla vita. Questa esperienza gli ha fatto apprezzare la fatica e gli ha insegnato ad affrontare e superare ogni ostacolo, come ad esempio la malaria, contratta dopo appena tre settimane dall’arrivo.

Il ritorno sul ring per continuare a lottare

Dopo circa cinque anni di assenza dagli incontri di MMA, nel 2015 Justin ha deciso di tornare sul ring. Lo ha fatto proprio per continuare a lottare per i pigmei dimenticati del Congo.

“Amo ancora la MMA e il mio lavoro in Congo non ha cambiato il mio sentimento, ma ha cambiato me“, ha dichiarato. “Non sto combattendo per me stesso, ora sto combattendo per dare voce alla mai famiglia pigmea”.

La maggior parte dei ricavati dei suoi incontri viene infatti devoluto alla FFTF, così come il ricavato dalla vendita del suo libro intitolato “Fight for the Forgotten”.

Justin Wren, il lottatore MMA che combatte per i dimenticati

Un’esperienza che ha segnato la vita di Justin, gli ha dato la forza per uscire dal tunnel in cui era entrato, dimostrandogli quanto potesse essere ancora utile, non solo a se stesso, ma ad un’intera comunità di persone.

Per la prima volta nella loro esistenza, i pigmei del Congo hanno smesso di sentirsi completamente dimenticati dal resto del mondo.

Un semplice viaggio può insegnarti tanto; Justin ha imparato che la parola combattere ha un significato molto più profondo di una lotta su un ring: ha imparato che il vero combattimento è la lotta per la vita.

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