La magia di Borobudur, il tempio indonesiano rimasto nascosto per secoli

IG @adambrazier

In Indonesia esiste un antichissimo tempio buddhista dove si respira un’atmosfera magica e antica. Si tratta di un luogo speciale, non molto conosciuto eppure incredibilmente emozionante, soprattutto per la sua storia.

Parliamo di Borobudur, sull’isola di Giava.

Solitamente quando si tratta dell’Indonesia si pensa subito a Bali, un’isola fantastica dove le attrazioni per turisti si alternano a culture e tradizioni millenarie. In realtà in questo paese del Sud-Est Asiatico ci sono molte località che meritano di essere visitate, e l’Isola di Giava è una di queste.

Qui si trova un tempio che meriterebbe a tutti gli effetti di entrare a far parte delle meraviglie del mondo, antico e moderno. Si chiama Borobudur ed è un complesso di 2.500 m² che non ha nulla da invidiare a Chichén Itzá o alle piramidi egizie.

In particolar modo è la sua storia incredibile ad emozionare tutti i viaggiatori che lo visitano. Una storia che inizia più di 1.200 anni fa.

La storia di Borobudur

La costruzione di questo immenso tempio iniziò nell’800 d.C. dalla dinastia Sailendra. I sovrani volevano dar vita a un luogo in cui confluissero culture differenti, provenienti da tutto Oriente. In particolar modo, quella induista e quella buddhista.

Per questo motivo, la costruzione fu affidata a un architetto supportato da monaci buddhisti provenienti da tutto il mondo. In questo modo, Borobudur avrebbe avuto influenze indiane, persiane e persino babilonesi.

Ci vollero 75 anni e 10.000 persone per portare a termine la costruzione. Eppure, incredibilmente, questo luogo di incredibile bellezza che si ergeva imponente sull’orizzonte sparì nel nulla nei secoli successivi.

@indtravel

La scomparsa di Borobudur

Nei secoli successivi l’aerea di Borobudur fu colpito dalla forza della natura: prima ci furono gli uragani e poi una eruzione vulcanica che lo ricoprì di detriti. La popolazione locale, spaventata dai cataclismi, fu costretta a scappare.

Borobudur fu quindi abbandonato al suo destino.

Con l’avvento delle dinastie islamiche a Giava, i sovrani persero ogni interesse a mantenere quel luogo di culto induista e buddhista. Così, in maniera tanto semplice quanto incredibile, Borobudur sparì nel nulla.

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La fitta vegetazione indonesiana sommerse il tempio, nascondendolo agli occhi di chi passava nelle vicinanze.

Con il passare del tempo, anche le persone si dimenticarono di Borobudur: il ricordo di quel luogo dalla bellezza sconvolgente si sbiadì di generazione in generazione.

Si arrivò al punto in cui tutta la popolazione locale era convinta che Borobudur non esistesse e che quel tempio fosse semplicemente il frutto di una leggenda.

@ocean.dwellers

La riscoperta

Nel corso del XIX secolo, gli inglesi conquistarono Giava e il governatore Thomas Stamford Raffles, da sempre affascinato dalla storia locale, decise che avrebbe fatto di tutto per verificare se quella di Borobudur fosse una leggenda oppure la verità.

Ingaggiò l’esperto ricercatore olandese H.C. Cornellius per entrare nella fitta vegetazione dell’isola e dare la caccia al tempio.

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Nonostante potesse contare su oltre 200 uomini, Cornellius ci mise diversi mesi prima di ritrovare Borobudur.

Il tempio era sommerso dalla vegetazione e dai detriti dell’eruzione vulcanica di secoli prima. Ciononostante, una volta riportato alla luce, risplendeva ancora della sua meraviglia originaria. Fu così che la leggenda di Borobudur si trasformò in realtà.

Borobudur, un luogo da visitare

Da allora il tempio è stato mantenuto con cura e restaurato, ed è ancora oggi la meta del pellegrinaggio di migliaia di buddhisti e induisti.

Ma non solo: anche i viaggiatori di tutto il mondo si recano a Giava per ammirare questo luogo. Un monumento che per quasi cinquecento anni è rimasto completamente celato e che oggi mette a disposizione di chiunque la sua immensa bellezza.

Un luogo che qualsiasi vero viaggiatore dovrebbe ammirare personalmente almeno una volta nella vita.

@dougcharnley
Gianluca Gotto
Gianluca Gotto
Sognavo di lavorare viaggiando, oggi scrivo mentre giro il mondo. Ho aperto Mangia Vivi Viaggia per condividere la bellezza che abbiamo intorno e mostrare che spesso la felicità si trova nelle scelte di vita alternative

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